Nel decennale della facoltà di Scienze della formazione
Laurea honoris causa a Claudio Naranjo e Carlo Sgorlon
In Scienze della formazione primaria
A Claudio Naranjo il riconoscimento sarà assegnato, spiega la motivazione, «per la significativa attività svolta nel settore della formazione e dell’educazione, per i meriti acquisiti e per le alte capacità dimostrate». La cerimonia di conferimento della laurea si terrà lunedì 10 settembre, alle 11, nell’aula magna dell’Università, in piazzale Kolbe 4, a Udine. Dopo i saluti del rettore Furio Honsell e del preside della facoltà di Scienze della formazione Franco Fabbro, che pronuncerà anche la laudatio, Naranjo terrà la lectio magistralis intitolata “Promuovere lo sviluppo umano degli insegnanti”. Lo studioso cileno, infatti, ha posto al centro dei suoi interessi scientifici il rinnovamento dei metodi educativi partendo dalla formazione degli insegnanti.
Claudio Naranjo è nato Valparaiso (Cile) nel 1932. Dopo la laurea in Medicina all’Università del Cile si è specializzato in Psichiatria diplomandosi anche in pianoforte. È stato ricercatore all’Università di Harvard, visiting professor di Psicologia all’Università di California a Santa Cruz e all’Istituto di studi asiatici in California e ha insegnato Metodi psicoterapeutici innovativi presso l’Università Cattolica del Cile. Ha tenuto corsi di psicologia della personalità e psicologia transpersonale in molte università americane ed europee. Si è interessato della psicologia umanistica e transpersonale elaborando l’“Enneagramma dei tipi psicologici”, un ponte tra Oriente e Occidente nell’ambito della psicologia della coscienza umana. Ha messo a punto il “Programma Sat”, un programma di sviluppo degli esseri umani in relazione con gli altri molto importante per la psicologia clinica. Ha scritto più di 50 articoli scientifici e ha pubblicato una ventina di libri tradotti in molte lingue fra cui: Carattere e nevrosi, Astrolabio (1998); La via del silenzio, la via delle parole, Astrolabio (2000). Nel 2006 Forum, l’editrice universitaria udinese, ha pubblicato Cambiare l’educazione per cambiare il mondo, libro-manifesto di Naranjo per un’“educazione salvifica”.
Narratore epico e controcorrente, autore di una vera e propria epopea del Friuli e di popoli sfortunati e senza patria come l’istriano, il cosacco, lo zingaro e l’ebreo, Carlo Sgorlon riceverà la laurea honoris causa in Scienze della formazione primaria venerdì 14 settembre, alle 10, nella sala Astra del cinema Visionario, in via Asquini 33 a Udine. Il programma della cerimonia prevede gli interventi del rettore Furio Honsell, del preside Franco Fabbro e la laudatio, che sarà pronunciata da Fabiana di Brazzà, docente di Letteratura italiana. Proclamato dottore e indossata toga e tocco, Sgorlon leggerà la sua lectio dal titolo “Tra epos e metafisica”. La laurea gli è stata assegnata, spiega la motivazione, «per la consistente produzione letteraria che gli è valsa riconoscimenti nazionali e internazionali; per aver ricoperto nel corso della sua vita l’incarico di docente nelle scuole superiori, distinguendosi per l’impegno didattico e affiancando così la sua attività, volta all’educazione dei giovani, a quella dello scrittore; per aver esportato le tradizioni culturali al di fuori della nostra regione, veicolando l’immagine di una terra depositaria di sentimenti e di valori culturali, civili e umani».
Carlo Sgorlon è nato nel 1930 a Cassacco (Udine). Laureatosi alla Scuola Normale di Pisa è stato docente nelle scuole superiori. Ha al suo attivo una trentina tra romanzi, volumi di racconti e saggi. La vasta produzione letteraria gli ha valso riconoscimenti nazionali e internazionali. Ha vinto due premi Campiello e uno Strega (con L'armata dei fiumi perduti), il Supercampiello due volte (con Il Trono di legno e La conchiglia di Anataj), unico tra gli scrittori italiani viventi; ricordiamo inoltre il Nonino, l’Hamingway, il Flaiano internazionale, il Pen, il Taranto e altri. La sua attenzione verso i giovani è testimoniata da numerose opere, fra le quali i romanzi Caldèras (Premio Napoli), il Il pària dell'universo e I sette veli (di cui esiste la versione in friulano, Il dolfin). Il Friuli è lo scenario privilegiato sul quale si svolgono le sue storie. Nella sua produzione emerge anche una forte attenzione verso la lingua friulana. Per la produzione in friulano si segnalano Prime di sere, traduzione del Vento nel vigneto, sua prima opera, e Il Dolfin.
L’ultima produzione è centrata sugli aspetti che più hanno segnato le vicende della storia italiana; da ricordare La carrozza di rame, La malga di Sir e la Foiba grande, rivolti anche verso i grandi drammi della storia locale, come il terremoto del '76, l’eccidio di Porzus, la guerra mondiale. L’attenzione alla storia locale è ben visibile nel Il filo di seta, in cui protagonista è Odorico da Pordenone, ma anche in altre opere dove racconta della costruzione della diga sul Vajont e della distruzione dei paesi di Erto, Casso e Longarone, per arrivare alla Foiba grande, che narra le vicende dell’Istria e della sua gente dal 1939 al 1947. Nella sua produzione si ritrovano tutti i grandi motivi della storia friulana, dalle invasioni, alle guerre, alle emigrazioni, rapportati alla realtà dei popoli circostanti; gli austriaci, gli sloveni e le minoranze slave e tedesche che vivono in Friuli. Da segnalare anche la produzione teatrale (Le parole sulla sabbia) e le traduzioni di autori tedeschi. Sgorlon ha affiancato i suoi interessi letterari con quelli scientifici delineando la figura di un intellettuale a “tutto tondo”. Romanzi e racconti di Sgorlon sono stati tradotti in decine di lingue. Autore di oltre mille articoli per giornali e riviste sugli argomenti più vari ha scritto più di cento articoli su narratori, poeti ed artisti friulani. Sull’opera di Sgorlon sono state scritte molte tesi di laurea, in Italia e all’estero, in particolare in Polonia, Egitto e Cina.