Oggi la cerimonia di proclamazione presso il polo di via Margreth

Aldo Colonnello laureato honoris causa in Scienze della formazione primaria

Maestro elementare instancabile promotore di cultura e interculturalità, appassionato rinnovatore della didattica nella scuola

 «Per le sue chiare virtù di cuore, di carattere e di intelletto, per l’appassionato contributo al rinnovamento didattico della scuola primaria, per la grande capacità di mediare tra istanze diverse, promuovendo la cultura della pace e della convivenza tra i popoli, e per le numerose pubblicazioni di cui è stato curatore, per la specifica competenza nei settori scientifico-disciplinari di un dipartimento dell’Ateneo». Con questa motivazione l’Università di Udine ha laureato honoris causa in Scienze della formazione primaria Aldo Colonnello, instancabile animatore culturale, maestro elementare, che, sin da ragazzo, ha saputo esprimere grande impegno civile attraverso la cultura. La cerimonia, affollatissima di pubblico e amici, si è svolta stamani nel polo universitario di via Margreth a Udine.

 
A conferire il massimo riconoscimento accademico il prorettore dell’ateneo friulano, Roberto Pinton, che ha ricordato come «il conferimento di una laurea honoris causa rappresenta il più alto riconoscimento da parte dell’accademia nei confronti di coloro che, nel mondo della cultura, delle scienze e delle arti, abbiano dimostrato di costituire un punto di riferimento per la comunità. Con la laurea honoris causa si premiano non soltanto i risultati del lavoro, ma anche l’entusiasmo che al proprio lavoro le persone hanno dedicato. Questo è un valore che va comunicato e serve da esempio e guida per i giovani. La laurea non premia solo il passato ma quanto questo rappresenta per il futuro».
 
La laurea in Scienze della formazione è «il riconoscimento – ha sottolineato Antonella Riem, direttrice del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società – della straordinaria attività di uomo di cultura, di scuola e di dialogo interculturale del maestro Aldo Colonnello, per onorare il suo grande lavoro nei molti anni di sperimentazione nella didattica pluriculturale e plurilingue delle scuole elementari, dove ha saputo dare valore alla cultura e alla lingua friulana, come radice forte dalla quale far nascere l’albero grande dell’incontro con l’altro e con l’altra, la condivisione della conoscenza e della vita per la pace e il benessere di tutti i popoli».
 
Un «abile seminatore del sapere» ha continuato Riem, che «ha saputo costruire un ambiente culturale e far fiorire un campo pieno di varietà multicolori e variegate e ha aperto sentieri e varchi fra discipline e generazioni, attraverso la sua indefessa opera per l’insegnamento, portando avanti progetti di grande rilievo. Sempre in sordina, senza clamori, ma costantemente, «annodando fili di una tela sempre in divenire, lavorando dentro piccole, ma solide cose delle nostre vite quotidiane e aprendoci lo sguardo verso altri orizzonti. Con cura e pazienza ha portato avanti il suo disegno, con approccio aperto e pluriforme, creando interconnessioni e incroci di mondi e modi, pur mantenendo un dialogo costante con le radici culturali locali che permettono ai nostri rami di crescere in tutte le direzioni».
 
«La parola di Aldo – ha concluso Riem – nasce da una dote rarissima, la sua straordinaria capacità di silenzio e ascolto. Una parola dialogica, creativa, autentica, lenta, paziente, dedita, che incarna il sentimento profondo della vita come esperienza di conoscenza: è viaggio, compartecipazione, scoperta, esperienza e visione dell’umano. Sapendo che continuerà la sua opera di gioia e amore per l’essere umano, lo ringraziamo con molto affetto, con l’augurio pieno e cordiale di buona vita».
 
«Un uomo che proviene dai “margini” del Friuli e che ha compreso fin da giovane che dalla marginalizzazione ci si poteva liberare ponendo al centro della propria attività la cultura». Così nella laudatio, Angelo Vianello ha ritratto Aldo Colonnello, ricordandone poi la formazione - avvenuta attraverso professori come Novella Cantarutti e Giuseppe Marchetti – e la successiva attività di maestro, docente dai metodi moderni e lungimiranti in classe, intensamente impegnato nell’aggiornamento e preparazione dei colleghi, per un rinnovamento della didattica della scuola primaria. E poi la fondazione e la promozione della Biblioteca civica di Montereale Valcellina, la passione per l’archeologia del territorio, le tante conferenze e pubblicazioni, e la data cruciale del 1989, anno di fondazione del Circolo Culturale Menocchio, divenuto negli anni fulcro di manifestazioni culturali e pubblicazioni apprezzate non soltanto in regione.
 
Vianello ha definito Colonnello «una persona mite, rispettosa degli altri, molto attiva nel campo della scuola e della cultura, animata da sempre da un profondo senso civico, al servizio della società con umiltà. Un esempio per la società di oggi, dominata da opportunisti, e travolta da un’ossessiva prospettiva del “vivere ora” che fa dimenticare il passato». Un carattere mite che, davanti a un mondo della competizione, dominato da esibizioni muscolari, non si ritrae rinchiudendosi in se stesso e isolandosi dal mondo, ma che, ha ricordato Vianello, «come scrive il suo amico Carlo Ginzburg: “silenziosamente mostra l’opposto, che si può fare qualcosa, che vuol dire già molto”». Come il colibrì della leggenda cara ad Aldo, che, davanti all’incendio della foresta e al conseguente panico generale, comincia a volare avanti e indietro, portando nel becco una goccia d’acqua. «Grazie Aldo – ha concluso Vianello – per le gocce d’acqua che hai portato».
 
Dopo la laudatio, il prorettore, lette le motivazioni, ha proclamato dottore honoris causa Aldo Colonnello, che, indossata toga e tocco, ha tenuto la lectio magistralis. Colonnello ha ripercorso le motivazioni, i momenti fondamentali, le persone e i luoghi della sua vita e del suo mestiere di maestro elementare, che «è un artigiano – ha sottolineato – che non deve isolarsi nella gabbia delle proprie competenze, ma farsi occhio esterno di se stesso. Deve aiutare i bambini a pensare con la propria testa, studiando, ponendosi delle domande, inventando ipotesi, abbandonandole, ripensandole da un altro punto di vista, per diventare consapevolmente libero e responsabile. E anche il maestro deve studiare, e molto, fino all’ultimo giorno di insegnamento e anche dopo». Negli anni del suo insegnamento, quando «a volte, a parole innovative faceva riscontro – ha ricordato Colonnello – un far scuola di tipo tradizionale e, in qualche caso, un nuovo indottrinamento, il cambiare modalità didattiche richiedeva un forte impegno di studio» in diverse discipline e «trascrivere in didattica i risultati raggiunti dalla ricerca non era facile, ma doveroso».
 
Oggi, i contesti culturali e sociali sono mutati. «Negli ultimi anni – ha detto Colonnello - le scuole di paese sono state irresponsabilmente chiuse. Le canoniche vuote. Le “botteghe” strangolate dai supermercati di pianura. Le osterie spente e trasformate in bar. I servizi culturali sotto tono o assenti. La sanità e l’assistenza sociale, sempre più da altre parti. La solidarietà e la sobrietà, vittime predestinate della furbastra e socialmente delinquenziale dittatura del potere televisivo, privato e pubblico. Il timore, sottilmente inquietante e scoraggiante, di essere fuori dalle luci del presente che conta e di non vedere il futuro».
 

E dunque oggi, «che cosa – ha domandato Colonnello - può e deve fare la scuola? Assistere rassegnata e impotente, lavarsene le mani, subire e alimentare, inerte, la pervasiva insensatezza della burocrazia centralizzata ministeriale?». Ebbene, «la scuola può almeno tentare di essere un colibrì, tanti piccoli colibrì insieme, ognuno con un piccola goccia d’acqua nel becco». Proprio come ha fatto il Circolo culturale Menocchio per la realizzazione dei suoi progetti pluriennali, che «ha fatto convergere su Montereale molti colibrì, cercando di mettere insieme le loro gocce, una diversa dalle altre. A tutti e a ciascuno il mio grazie riconoscente e affettuoso».

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