L’ateneo friulano ha laureato ad honorem lo scrittore polacco

La sfida del nostro tempo? «L'incontro con un nuovo Altro»

Kapuściński ha raccontato la difficoltà di accettare la diversità

        «La vera sfida del nostro tempo è l’incontro con un nuovo Altro». Non ha dubbi Ryszard Kapuściński, laureato ad honorem in Traduzione e mediazione culturale. Lingue dell’Europa centrale e orientale” dall’università di Udine, per, come recita la motivazione, «la sua instancabile attività di mediatore tra linguaggi e culture, per la sua capacità di comprensione della pluralità e diversità del nostro tempo, per la sua profonda analisi della geografia politica dell’Europa orientale e delle sue trasformazioni, per la sua attenzione alle realtà dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina, per la sua riflessione sui grandi temi della tolleranza e della convivenza tra i popoli». Le lauree ad honorem, come ha ricordato il rettore, Furio Honsell, indicano sempre «un esempio, un modello per gli studenti. Questa è molto di più perché Kapuściński con la sua opera letteraria ha saputo insegnarci a comprendere che le visioni semplicistiche sono destinate a fallire e vanno sempre rifiutate». 

        Nella sua lectio, lo scrittore polacco, 74 anni, 47 dei quali trascorsi in oltre 100 paesi del mondo, 20 libri tradotti in più di 30 lingue, ha raccontato di viaggi e frontiere, di guerre e di mura, ma soprattutto di incontri e di dialoghi. Quando l’uomo incontra un suo simile, infatti, si trova di fronte a tre possibilità: può scegliere la guerra, circondarsi con un muro o può decidere di instaurare un dialogo. La condanna nei confronti della guerra è totale: essa è la «sconfitta dell’essere umano, ne mette a nudo l’incapacità di intendersi con l’Altro, di sentirsi nell’altro, l’incapacità della bontà e della ragione». Anche la costruzione di un muro presuppone l’isolamento, l’apartheid, ma porte e torri a volte servono anche per invitare e ospitare l’altro. 

        Ma chi è questo nuovo Altro? Kapuściński ha spiegato che nasce dalle «due opposte correnti che danno forma alla cultura del mondo contemporaneo». La prima è quella che vuole globalizzare la realtà, la seconda quella che vuole conservare le diversità e le differenze. Il nuovo Altro è il loro «embrione ed erede». Per dialogare con questo Altro c’è soltanto un modo, secondo lo scrittore polacco: la benevolenza, l’unica ad essere in grado di «far vibrare dentro di lui la corda dell’umanità». Il problema, invece, è che il concetto di Altro viene spesso definito dal punto di vista dei bianchi, degli europei. «È vero che diversi sono gli Altri – ha ricordato Kapuściński – ma per quegli Altri sono proprio io l’Altro. In questo senso ci troviamo tutti nella stessa barca. Noi tutti abitanti del nostro pianeta siamo Altri agli occhi degli Altri: io ai loro occhi, loro ai miei». La sfida, dunque, è comprendere che il mondo si sta riempiendo di un numero sempre maggiore di nazioni e società «in cui aumenta il senso della specificità del proprio valore e della propria rilevanza». Stiamo entrando in quello che Kapuściński definisce «il Pianeta delle Grandi Opportunità», che «potenzialmente offre molto, ma molto esige». Un mondo in cui «il tentativo di prendere la via più breve potrebbe condurre al nulla». 

        Kapuściński «ha soprattutto narrato – ha sottolineato nella laudatio, Luigi Reitani, straordinario di Lingua e letteratura tedesca all’ateneo friulano – gli incontri con altri uomini, protagonisti o semplici ignari spettatori di un mondo in epocale trasformazione». Il senso della sua attività sta tutto nel «fanciullesco stupore di fronte agli eventi – ha spiegato Reitani –, la sua inesausta passione nel dedicarsi alla vita di altri uomini, la sua capacità di ascolto e comprensione della diversità». Dai suoi celebri reportage sono nati una ventina di libri tradotti in oltre trenta lingue. Indimenticabili, Il Negus, Imperium, Lapidarium, Ebano, Shah-in-sha, La prima guerra del football e altre guerre di poveri, e In viaggio con Erodoto. La sua attenzione è andata in primo luogo ai movimenti di indipendenza del terzo mondo; ha analizzato a fondo il potere nelle sue diverse manifestazioni; ha conosciuto le guerre, anche e soprattutto tra poveri, e tra i primi ha intuito il cedimento della monarchia iraniana e dell’ex Urss. 

        «Kapuściński è un grande osservatore dei processi di cambiamento del nostro tempo – ha detto il preside della facoltà di Lingue, Vincenzo Orioles – e un modello positivo per i nostri giovani e per gli studenti perché, sostenuto da una inesauribile curiosità, indica un percorso di riflessione creativa che va al di là delle ovvietà e delle convenzioni del giornalismo dei grandi network. Attraverso questa iniziativa, l’università di Udine e la facoltà di Lingue raccolgono i frutti del pluriennale impegno dei docenti, coordinati dal compianto Andrzej Litwornia, al servizio delle relazioni culturali tra Italia e Polonia, già eccellenti e destinate sicuramente a incrementarsi nel tempo». 

        Riconosciuto nel mondo intero per la sua autorità morale, Kapuściński è un amico di Udine e della sua Università: ha ceduto alla casa editrice universitaria Forum i diritti alla traduzione delle sue poesie inedite, raccolte nel volume “Taccuino d’appunti” (2004), consentendo in tal modo la prima edizione mondiale della sua opera lirica completa, e ha partecipato al premio letterario internazionale Tiziano Terzani e agli incontri organizzati dall’associazione "vicino/lontano".

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