Laureando ad honorem «l’inventore della storia e della critica fotografica in Italia, l’Università di Udine celebra un “maestro” della sua terra che ha saputo lasciare un segno profondo in Friuli e in Italia». Con queste parole il rettore dell’ateneo friulano, Furio Honsell, ha conferito la laurea honoris causa in Conservazione dei beni culturali allo spilimberghese Italo Zannier per il fondamentale apporto dato alla storia e alla diffusione della cultura della fotografia, e per l’impegno profuso nella conservazione e valorizzazione del patrimonio fotografico. «Un inventore in un ambito innovativo – lo ha definito Honsell – dotato della rara capacità di saper leggere negli oggetti fotografati la manifestazione dell’arte, che in ultima analisi è la manifestazione dello spirito umano».
Fino a pochi anni fa unico docente universitario di Storia e tecnica della fotografia in Italia, apprezzatissimo fotografo egli stesso, Italo Zannier è stato, fra l’altro uno dei promotori e animatori del Centro di ricerca e archiviazione della fotografia (Craf) di Lestans, facendo di Spilimbergo e dello spilimberghese uno dei principali centri di diffusione della cultura fotografica a livello internazionale. «Dal 1839, anno della nascita ufficiale della fotografia, viviamo nell’era dell’iconismo, nella civiltà dell’immagine. E senza più immagini, foto, filmati, televisione, internet soffriremmo di una sorta di astinenza». Nella sua lectio magistralis il “maestro” scolpisce con le parole la “foto” dei tempi che stiamo vivendo attualizzando la «fotografia come possibilità di fissare le cose, immobilizzarle nel tempo e nello spazio».La foto in se, comunque, è perversa, consente di ingannare con il suo realismo. «Perché una fotografia è sempre una interpretazione della realtà. È soprattutto “ideologia”, non pura tecnica. È l’interpretazione della realtà in un certo modo».
Lo specchio di Narciso è solo uno degli elementi primordiali che fa pensare alla fotografia modernamente intesa. Ufficialmente la nascita della fotografia risale, infatti, al 1839 con la dagherrotipia, chiamata non a caso “specchio della memoria”. Ma la fotografia, oltre ad essere legata ad un concetto è anche scienza, è soprattutto il risultato di ricerche scientifiche, prove e verifiche. «E’ una «tecnologia – chiarisce Zannier – non una tecnica. Nasce dalla fisica e dalla chimica». È stata una sorte di rivoluzione che, progressivamente, ha portato al cinema, alla radio, alla televisione fino ad arrivare ad internet. «Oggi – secondo Zannier –, con la foto digitale, non si può più dire che quell’immagine “fotografa la situazione”. La digitalizzazione, infatti, consente le manipolazioni e le alterazioni più varie e arbitrarie».
Ma Italo Zannier è stato anche promotore e anima del Centro di ricerca e archiviazione della fotografia (Craf) di Lestans. «Grazie a questa istituzione, ai suoi workshop, alle innumerevoli mostre e al suo archivio ricco di circa 11.000 immagini, – ha ricordato nella laudatio, Caterina Furlan, preside della facoltà di Lettere e filosofia – Spilimbergo e lo spilimberghese sono diventati uno dei principali centri di diffusione della cultura fotografica in Italia e all’estero. Si deve infatti a due premi, il Friuli Venezia Giulia Fotografia e l’International Award of Photography, se nell’arco di una decina d’anni sono passati per il Craf e spesso vi hanno lasciato qualche tangibile “ricordo” personaggi quali Charles-Henri Favrod, Erich Hartmann, Henri Cartier-Bresson, Peter Galassi, Paolo Gasparini, Josef Koudelka, Joan Fontcuberta, Anne Cartier-Bresson e da ultimi Naomi e Walter Rosemblum». Un ruolo altrettanto importante va riconosciuto alle mostre curate da Zannier che hanno attratto in Friuli decine di migliaia di visitatori.