Grande partecipazione oggi alla cerimonia nell’aula 3 di via Tomadini a Udine
A Gianfranco D'Aronco, uno dei “padri” dell'Ateneo friulano, la laurea ad honorem in Italianistica
Il neolaureato: «Mi rallegro per aver visto nascere e crescere la nostra Università». Il rettore Alberto De Toni: «Un gesto doveroso di riconoscenza e affetto»
«Lasciate ora che mi rallegri per aver visto nascere e crescere in tutti questi anni la nostra Università, e ricordi chi, interpretando voti precedenti, ha dedicato anima e corpo a una tenace e disinteressata azione volta a rivendicare i diritti di una terra. Era una voce fattasi presto voce di popolo, riconosciuta con legge di iniziativa popolare: dico di Tarcisio Petracco “cui nullum par elogium”, e ho detto tutto». Così oggi nella sua attesa lectio “Leggere e scrivere” l’illustre neolaureato dell’ateneo friulano Gianfranco D’Aronco, che ha ricevuto la laurea ad honorem in italianistica in una solenne e partecipata cerimonia nell’aula 3 di via Tomadini a Udine. Un tributo «per il rilevante contributo da lui arrecato alla vita culturale, politica e istituzionale del Friuli, per oltre un settantennio – si legge nella motivazione - di seguito al secondo conflitto mondiale e per gli spiccati meriti accademici e scientifici espressi nell’instancabile opera di docenza e ricerca universitaria, nonché di comunicazione culturale; inoltre, per il ruolo primario nella proposta e realizzazione di un ateneo friulano, con sede a Udine, della cui fondazione nel 2018 ricorrerà il quarantesimo anniversario».
Riconosciuto come uno tra i “padri nobili” dell’università, Gianfranco D’Aronco, classe 1920, ha ringraziato il rettore, la commissione di laurea e il consiglio del dipartimento di studi umanistici, con la consueta sobrietà, senza rinunciare all’ironia. «Io ho il merito – ha detto - di aver resistito alle intemperie dell’età, quando finalmente si smette di scrivere, ma non di leggere. C’è sempre da imparare qualcosa».
Nella lectio D’Aronco ha ricordato con gratitudine i suoi maestri: Luigi Sorrento, Alberto Chiari, Aristide Calderini, Lorenzo Bianchi a Milano, Diego Valeri, Carlo Tagliavini, Vittore Branca, Gianfranco Folena a Padova, Aurelio Roncaglia a Trieste. Orgoglioso dell’ateneo friulano, ha sottolineato che «il particolare interesse che la nostra Università mostra verso la cultura dell’Est pare quasi sia nato dalla volontà di fare propria l’antica missione per la quale era sorto il glorioso Studium. con sede a Cividale, che il patriarca Bertrando aveva voluto e che Carlo IV di Lussemburgo riconobbe con un documento che reca la data 1353 e che si può leggere ancora».
Fervido sostenitore della cultura, della lingua e dell’identità friulana, il neolaureato ha preso le distanze da ogni forma di “campanilismo”. «Voler bene al Friuli non significa (figurarsi) disdegnare il resto del mondo. Il Friuli (confesso) è stato il mio primo amore – ha aggiunto – e le prime parole che sentii da neonato erano nel friulano di Gemona dei miei genitori: e il primo amore (altro detto) non si scorda mai. Sul Friuli – ha concluso - ho scritto e soprattutto letto. Meglio così. Meglio rimanere scolari».
Prima della lectio, a dare inizio all’evento – di grande significato per l’Università di Udine e la sua comunità accademica – sono stati gli indirizzi di saluto del rettore Alberto De Toni e di Andrea Zannini, direttore del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale.
«È questo il secondo appuntamento che ci avvicina al 40° anniversario della fondazione dell’Università degli studi di Udine – ha esordito il rettore De Toni -; il primo si è celebrato lo scorso 13 novembre, quando abbiamo inaugurato l’anno accademico corrente alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha voluto testimoniare anche a parole il significato civile oltreché culturale e scientifico della nascita e della presenza dell’Università degli studi di Udine, Quale evento migliore potevamo immaginare – ha proseguito -, per vivificare con nuovi simboli l’orgoglio e il senso di appartenenza a questa terra, se non il conferimento della laurea ad honorem ad uno dei padri della cultura e dell’autonomismo friulano com’è e come rimarrà per sempre Gianfranco D’Aronco”. Oggi, ha concluso il rettore, «è il suo giorno. E si potrebbe dire che, giunti a 97 anni, era anche arrivata l’ora di laurearsi, ma il prof. D’Aronco sa bene, e ce lo insegna, che non si smette mai di imparare e di insegnare per tutta la vita. Credo sia la ricetta per mantenersi giovani».
«Come ha detto il Magnifico Rettore – ha detto Andrea Zannini, fautore della proposta di laurea a D’Aronco - si tratta di un piccolo gesto di riconoscenza e affetto, che però, crediamo dia bene il senso dell’attualità dello studio della cultura e della lingua friulana, dell’ineguagliabile originalità della storia friulana: insomma, guardando soprattutto al futuro, la laurea di oggi è il segno della vitalità culturale del Friuli e del suo popolo». A seguire, la laudatio affidata ad Andrea Tilatti, professore associato di Storia medievale, sul tema «Gianfranco D’Aronco e la cultura del Friuli”. Dal neolaureato anche una grande lezione di vita, ha sottolineato Tilatti. «La conoscenza – ha detto - ha restituito a Gianfranco D’Aronco quies, per dirla alla latina, e autorevolezza, ossia le basi del suo contributo alla cultura del Friuli, che oggi riconosciamo e celebriamo». E chiudendo il suo intervento in friulano ha detto: «Jo no sai ben se le ai intivade a pensâ che il professôr D’Aronco al sedi un quiet man, un om cuiet, ma cussì mi è parût e ai vût voie di contâlu a ducj chei che vuê a son achì a sintî e a viodi. Come lui, ancje jo o ai fat lis robis come che o ai podût savêlis e come che mi pareve ben e just. Mi soven cumò che ancje un ciert Tucidide al à fat istès. No i è po lade tant mâl nancje a lui».
Prima dell’applauditissima lectio, il momento ufficiale del conferimento della laurea magistrale a D’Aronco alla presenza di tutta la commissione di laurea, presieduta dal rettore (presidente) e composta dai seguenti membri: Raffaella Bombi, direttrice vicaria del Dipartimento di Studi umanistici e del patrimonio culturale e delegato del rettore per Efficacia e semplificazione della comunicazione istituzionale; Maria Cristina Nicoli, delegato del rettore per la Ricerca; Enrico Peterlunger, direttore del "Cirf- Centro interdipartimentale per lo sviluppo della lingua e della cultura del Friuli" dell’Università degli studi di Udine “Josef Marchet” e delegato del rettore per la promozione della lingua e cultura friulana; Roberto Pinton, prorettore vicario dell’Università; Raimondo Strassoldo Graffembergo, già docente di Sociologia presso l’Università degli Studi di Udine; Andrea Tilatti, docente di Storia medievale al Dipartimento di Studi umanistici; Matteo Venier, ricercatore di Letteratura Italiana nello stesso dipartimento; Federico Vicario, presidente della Società Filologica Friulana e docente al Dipartimento di Lingue e Letteratura, comunicazione, formazione e società; Andrea Zannini, direttore del Dipartimento di studi umanistici; Stefano Magnani, ricercatore di Storia romana, e Rodolfo Zucco, ricercatore di Linguistica Italiana presso lo stesso dipartimento. Gran finale della cerimonia con il canto “Gaudeamus Igitur” eseguito dal Coro dell’Università di Udine.
Nato a Udine nel 1920 da genitori gemonesi, il neolaureato Gianfranco D’Aronco, considerato uno dei maggiori critici e conoscitori della letteratura friulana e che, come rappresentante unico per l'Italia, ha fatto parte del gruppo di studi etnografici istituiti dal Comitato per la cooperazione culturale del Consiglio d'Europa. Socio fondatore della Societé internationale d'ethnologie di Parigi e membro dell'International society for folk-narrative research di Göttingen, D’Aronco ha ricevuto, tra gli altri riconoscimenti, nel 1964 e nel 1973 il premio della Presidenza del Consiglio.