Ateneo impegnato con il gruppo di patologia veterinaria sostenuto con 300mila euro
Parassiti dei pesci d’allevamento: Udine nel progetto europeo di prevenzione delle malattie d’acquacoltura
Obiettivo: scongiurare epidemie e perdite economiche, sviluppare prodotti sicuri e di qualità
Prevenire, controllare e limitare l’azione dei principali parassiti che colpiscono i più importanti pesci allevati in Europa (salmone, trota, carpa, branzino, orata, rombo), provocando gravi epidemie e perdite economiche al settore dell'acquacoltura. È l’obiettivo del progetto europeo ParaFishControl al quale partecipa l’Università di Udine assieme a una trentina di partner, scientifici e non. Il progetto dura 5 anni ed è finanziato con 7 milioni 800 mila euro, di cui 300mila destinati all’Ateneo friulano, nell’ambito del programma europeo Horizon 2020.
ParaFishControl (Advanced Tools and Research Strategies for Parasite Control in European farmed fish) mira ad aumentare la sostenibilità e la competitività dell'acquacoltura europea attraverso soluzioni e strumenti innovativi volti a debellare i parassiti dei pesci di allevamento. Si tratta dell’unico progetto sulle malattie dei pesci finanziato dall’Unione europea, tra un gruppo di 12 presentati, nell’ambito del programma quadro per la ricerca e l'innovazione Horizon 2020.
Il settore dell’itticoltura europeo occupa direttamente 80mila persone e fattura 3 miliardi di euro l’anno. L’Italia ha circa 750 siti produttivi, con un totale di 64mila tonnellate/anno e una produzione lorda vendibile di 338 milioni di euro, con 14mila addetti al “sistema acquacoltura”, compreso l’indotto. Il Friuli Venezia Giulia ha una produzione totale di 12mila tonnellate/anno, in circa 80 impianti produttivi tra acqua dolce e acqua salata.
Quella di Udine l’unica università italiana, assieme a Bologna, coinvolta nel progetto. L’Ateneo è impegnato con l’unità di ricerca di patologia veterinaria composta da Marco Galeotti (coordinatore), Paola Beraldo, Donatella Volpatti e Chiara Bulfon. L’equipe coordinerà le ricerche su alcuni parassiti per individuare modalità di prevenzione e controllo della malattia attraverso nuove sostante terapeutiche, anche di tipo naturale (fitoretapici), e la produzione di uno specifico vaccino. «Le malattie parassitarie – spiega il professor Galeotti – sono in forte aumento, specialmente nel settore marino, e non esistono mezzi efficaci e legalmente riconosciuti per il trattamento di queste patologie. Il progetto riunisce un consorzio multidisciplinare che possiede competenza leader nel mondo e si prefigge di ridurre le forti perdite economiche che i parassiti provocano e di migliorare la qualità del prodotto».
ParaFishControl, coordinato dalla Spagna con il Consiglio superiore per la ricerca scientifica, interessa 13 Paesi e 30 partner, di cui 20 istituti di ricerca e 10 imprese e allevamenti ittici. I Paesi coinvolti sono Croazia, Danimarca, Grecia, Francia, Germania, Irlanda, Italia (con le università di Udine e Bologna), Norvegia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Regno Unito, Spagna, Ungheria. Nello specifico, il progetto intende generare nuove conoscenze sui principali parassiti che colpiscono i pesci allevati in Europa; determinare cause e modalità di trasferimento dei parassiti dai pesci selvatici a quelli allevati; sviluppare nuove misure di profilassi, compresi vaccini e nutraceutici; sviluppare trattamenti terapeutici innovativi e strumenti diagnostici per le malattie parassitarie; valutare i fattori di rischio coinvolti nella trasmissione delle malattie parassitarie all’uomo; fornire buone pratiche di allevamento per ottenere prodotti salubri e di alta qualità.
L’Università di Udine ha rilevanti competenze nel settore delle patologie ittiche, soprattutto per quanto riguarda lo studio delle cause di malattia, del processo di insorgenza e di sviluppo delle patologie, la valutazione della risposta immunitaria dei pesci e la messa a punto di vaccini. Le principali specie oggetto di studio sono la trota iridea, il branzino e l’orata. L’ateneo collabora con numerosi allevamenti ittici (di acqua dolce e marini) in Italia e in Europa e gestisce un servizio diagnostico per allevamenti e aziende mangimistiche. Possiede inoltre attrezzature scientifiche e strutture, come acquari e stabulari ittici, in grado di supportare ricerche applicate.