Prima macchina in regione per la radioterapia intraoperatoria

Policlinico, acquistato il macchinario Liac per il trattamento dei tumori

Consente la riduzione della tossicità e la massima
precisione nella somministrazione della dose di radiazioni

        La clinica di Chirurgia generale del Policlinico universitario di Udine è da oggi dotata del primo apparecchio LIAC (Light Intraoperative Accelerator) presente in regione, strumento che permette di eseguire, in alcuni tipi di tumore, la radioterapia già durante l’intervento chirurgico, ossia di eseguire la cosiddetta radioterapia intraopertaoria (Iort). Essa consente la visione diretta della zona da irradiare e la somministrazione di una dose minore e mirata di radiazioni, diminuendo così gli effetti collaterali del trattamento. In particolare, le principali applicazioni della Iort riguardano i tumori della mammella, del pancreas, dello stomaco e del colon. In queste patologie è possibile ridurre in modo significativo le recidive locali ed eliminare, nella maggior parte dei casi, la necessità della radioterapia post-operatoria. 

        La macchina Liac, del valore di un milione e 100 mila euro, acquistata dal Policlinico universitario, è gestita in collaborazione con l’Istituto di fisica medica e con il Servizio di radioterapia dell’Azienda ospedaliera S. Maria della Misericordia di Udine, diretti rispettivamente da Renato Padovani e da Alberto Buffoli. «La Iort – sottolinea il presidente del Policlinico universitario e direttore della clinica di Chirurgia generale, Fabrizio Bresadola – consente l’applicazione di nuovi protocolli. Si tratta di un settore che permetterà la crescita assistenziale, con benefici per la sanità regionale tutta». I benefici ricadranno anche sulle liste di attesa di radioterapia, che saranno ridotte. «Questo nuovo strumento – precisa Bresadola – è usato esclusivamente nel trattamento intraoperatorio e non interferisce, rispetto ad altri centri, con l’attività del servizio normale di radioterapia. Contribuisce invece all’abbattimento delle liste d’attesa, eliminando, almeno in una parte dei pazienti, la necessità di una terapia post-operatoria».

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