Inaugurata la super-università con tre ex Normalisti friulani illustri

Scuola Superiore: giovani da tutta Italia a Udine per la prova dell'eccellenza

Il 47% proviene da regioni diverse dal Friuli Venezia Giulia
Offerta didattica più ricca con 22 corsi disciplinari e 4 lingue straniere

        Sono 38 (21 ragazzi e 17 ragazze) gli studenti che, da tutta Italia, hanno superato il concorso di ammissione e, in due anni, sono entrati a far parte della ristretta comunità di allievi della Scuola Superiore dell’ateneo friulano. Poco più della metà provengono dal Friuli Venezia Giulia, mentre il 47% arrivano da regioni diverse dalla nostra e il 21% addirittura da regioni fuori dal Nordest, come Emilia Romagna, Toscana, Sicilia e Campania. Segno che il giovane istituto ha già cominciato ad essere conosciuto in tutta Italia. Quest’anno, inoltre, i ragazzi hanno la possibilità di frequentare ben 22 corsi disciplinari (il doppio rispetto all’anno scorso), 6 lezioni interdisciplinati (nel 2004-2005 erano due) e 4 corsi di lingue (russo e francese come lo scorso anno a cui si aggiungono inglese per la comunicazione scientifica e tedesco) Dopo il primo anno di sperimentazione, dunque, la Scuola Superiore dell’università di Udine ha inaugurato ufficialmente la sua attività già con i numeri “giusti”.
 
        “La Scuola- ha spiegato il rettore Furio Honsell - si pone l’obiettivo di promuovere l’eccellenza e di realizzare una comunità di studenti molto motivati che diano vita ad un polo di attrazione di studenti meritevoli all’università di Udine, creando uno stimolo per l’intera comunità universitaria”. Hanno portato i loro saluti anche l’assessore regionale Enzo Marsilio, l’assessore della Provincia di Udine Claudio Bardini e il vicesindaco di Udine, Vicenzo Martnes. Il direttore della Scuola, Livio Clemente Piccinini, ha evidenziato come “proprio in seguito alla riforma universitaria è divenuta pressante la necessità delle scuole per l’eccellenza. L’università, per raggiungere le finalità di efficacia e di efficienza richieste da una società moderna, ha adottato tecniche di insegnamento che, pur essendo molto buone, non sempre permettono quella maturazione delle idee e dei concetti che sono necessari per raggiungere i livelli più alti di creatività e originalità nella scienza, nella cultura e anche nell’organizzazione moderna della società e del lavoro”. La parola è stata quindi presa dal giornalista Rai, Piero Villotta, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, che ha brillantemente moderato il dibattito fra tre ex Normalisti friulani illustri, il fisico Sergio Cecotti, il matematica Umberto Zannier e lo scrittore Carlo Sgorlon e due giovani allievi della Scuola, Emanuele D’Osualdo e Silvia De Coppi.
 
            In Italia, oltre a quello di Udine, esistono sette istituti di questo tipo. La Scuola Superiore dell’università friulana prende ispirazione da quello che rappresenta un modello di indiscussa autorevolezza – la Normale di Pisa – ma se ne differenzia per il carattere multidisciplinare, in quanto accoglie al suo interno la totalità dei corsi di laurea presenti all’ateneo friulano e prevede corsi interdisciplinari per mettere in comune le metodologie dei vari ambiti settoriali (metodologia filologica e giuridica per gli scienziati e metodi quantitativi per i giuristi e gli umanisti). Un progetto ambizioso che viene sostenuto dalla Regione, dalla Fondazione Crup, dalla Provincia di Udine e dal Consorzio universitario del Friuli, oltre che dall’università di Udine, che ha deciso di avviare il progetto “in anticipo”, utilizzando il collegio Renati in attesa di disporre della sede definitiva del Toppo Wassermann, il cui restauro sarà finanziato dal ministero dell’Università. Attualmente ogni studente “costa” circa 12.500 euro all’anno, ma a regime, quando la Scuola ospiterà 100 allievi, il costo per ognuno di essi scenderà sotto i 10 mila euro all’anno. L’auspicio è che anche molte borse di studio di privati possano in futuro essere destinate al funzionamento della Scuola.
 
        I “cervelloni” che superano il concorso hanno a disposizione tutte le condizioni favorevoli per un sereno percorso di studio: tasse zero, vitto e alloggio gratuiti, pc portatile per ogni studente, tutto personale lungo tutto il corso degli studi. Anche l’impegno richiesto, comunque, non è da poco: dopo aver superato il concorso, bisogna essere così bravi anche da rimanere nella scuola. E per farlo è necessario avere la media del 27 e nessun esame con un voto inferiore al 24. inoltre, tutti gli esami devono essere completati entro periodi di tempo precisi. In altre parole: non esistono fuori corso. Le premesse comunque sono buone, visto che i primi 20 allievi hanno tutti brillantemente superato le prove entro la fine dello scorso settembre, accedendo così al secondo anno di corso.
 
        Quest’anno sono stati scelti 18 allievi (due in meno rispetto alla previsioni) dei 121 partecipanti al concorso (l’anno scorso erano stati 56): la classe umanistica, infatti, è formata soltanto da 4 studentesse, visto che gli altri candidati non hanno superato la prova. Fra i nuovi arrivati della classe economico-scientifica, invece, c’è Gabriele Negro, giovane udinese che si è distinto qualche mese fa alle Olimpiadi della matematica. Complessivamente, finora, la distribuzione fra le facoltà è abbastanza equilibrata: Scienze, con i corsi di Informatica e Matematica, la fa da padrone con 9 studenti reclutati. Seguono Ingegneria con 8 allievi, Lettere con 5, mentre Lingue, Giurisprudenza e Medicina ne hanno 4 a testa. Tutti gli allievi, visto che la Scuola affianca ma non sostituisce l’università, devono seguire le normali lezioni del corso di laurea prescelto a cui si aggiungono i corsi disciplinari (8 crediti ogni anno) e interdisciplinari (4 crediti) della Scuola, lo studio di due lingue straniere e la patente europea per il computer di I livello.
 
            Plauso all’iniziativa da parte di Sgorlon che , per l’occasione, ha scritto un testo inedito dal titolo “Scuola di élite e scuola di massa” che nella prima parte cerca di dare una risposta a domande come “Le Scuole di eccellenza, nate nell’800 francese e italiano, sono ancora valide oggi? Vale la pena di crearne delle altre”?, mentre nella seconda racconta, con toni brillanti e ironici, la sua esperienza alla Scuola Normale di Pisa. “Sia le scuole superiori che l’università non possono adattarsi ad essere soltanto strumenti di insegnamento per tutti – scrive – con la conseguenza di vedere abbassato il livello scientifico e il rendimento degli studenti. In una società ben organizzata servono persone di più livelli culturali; servono individui prepararti e creativi e altri di cultura media, che accettino di fare un lavoro qualunque, ma sempre indispensabili alla collettività. L’America e l’Europa del Nord hanno risolto il problema, mi pare, creando licei e università di livello diverso. E in Italia come si può risolvere la questione? – si è chiesto Sgorlon – Ritengo che la risposta vada trovata nell’esempio dell’università di Udine, ossia creando un’università selettiva, alla quale si accede per concorso, dentro l’Università. Le nostre Hochschulen sono quasi tutte troppo antiche e cariche di storia, troppo legate a tradizioni secolari per poter creare in esse qualcosa di simile alla Normale di Pisa. Molte di esse nacquero addirittura nel Medioevo. Ma in università recenti, come quella di Udine, sono ancora possibili iniziative di questo genere. Perciò l’idea di una Scuola Superiore a Udine mi pare eccellente”. L’intervento sarà pubblicato integralmente sul numero 14 di Res, la rivista dell’università di Udine, a disposizione degli interessati, fino ad esaurimento copie, a partire da metà novembre all’Ufficio stampa dell’ateneo.

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