Martedì 15 dicembre alla Scuola Superiore dell’Ateneo

La caduta del muro di Berlino attraverso gli occhi del cronista

Vincenzo Delle Donne, inviato del Süddeutsche Zeitung, tra racconti e filmati ripercorre gli storici momenti del novembre 1989

La Scuola Superiore dell’università di Udine organizza, con ingresso libero per tutti gli interessanti, la “Conferenza sul ventennale della caduta del muro di Berlino”, martedì 15 dicembre dalle 18 nella sala Tomadini di via Tomadini 3/A a Udine. Attraverso filmati girati nel 1989 che ripercorrono le tappe della riunificazione della Germania, Vincenzo Delle Donne, lettore di madre lingua tedesca presso l’ateneo friulano e collaboratore di prestigiose testate giornalistiche tedesche – tra cui Tagesspiegel di Berlino, Süddeutsche Zeitung di Monaco di Baviera, Frankfurter Allgemeine Zeitung di Francoforte - ripercorrerà le fasi salienti della caduta del Muro di Berlino (9 novembre 1989).
 
Delle Donne, in particolare, porterà la propria diretta testimonianza del novembre 1989 quando, nei giorni del crollo del Muro, si trovava a Berlino Ovest inviato della Süddeutsche Zeitung, quotidiano tra le più importanti testate tedesche. «L’obiettivo della conferenza – anticipa Delle Donne – è ripercorrere i momenti storici che provocarono la caduta del Muro contestualizzandoli e rendendoli “comprensibili”».
 

Dalla sua costruzione, iniziata il 13 agosto 1961, al suo abbattimento, il 9 novembre 1989, il Muro di Berlino «divise – ricorda Delle Donne - il mondo occidentale da quello comunista. Costantemente perfezionato e rinforzato, trasformato da un normale muro in un sistema insormontabile di ostacoli, trappole, segnali elaborati, bunker, torri di guardia, tetraedri anticarro e armi a sparo automatico che uccidevano i fuggitivi senza bisogno di intervento da parte delle guardie di confine, in 28 anni il muro costò la vita a 136 persone che cercarono superarlo. Il suo crollo, provocato da una “rivoluzione pacifica” del popolo tedesco, ha segnato definitivamente la fine della Guerra Fredda».

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