Erdisu, mozione del Consiglio degli studenti fatta propria dal Senato accademico

La proposta: «Mantenere le strutture territoriali,
valorizzando coordinamento e sinergie»

Il Senato accademico dell’Università di Udine ha fatto propria all’unanimità, nel corso della seduta odierna, la mozione presentata dal Consiglio degli studenti dell’Ateneo in merito ai progetti di riforma del diritto allo studio a livello regionale e alla recente approvazione da parte della Giunta regionale del Ddl che prevede la soppressione dei due Enti regionali per il diritto allo studio universitario (Erdisu), dando mandato al rettore Cristiana Compagno di spendersi per mantenere le articolazioni territoriali dell’Erdisu.

La mozione boccia la proposta di una fondazione di partecipazione di diritto privato in quanto «questa forma giuridica – si dice – non semplifica né velocizza in alcun modo le procedure burocratiche, tanto che in nessuna altra realtà regionale a livello nazionale è mai stato adottato tale modello per la gestione dei servizi del diritto allo studio». E laddove si definisce «del tutto ingiustificata l’aspettativa di una partecipazione dei privati alla fondazione in termini di apporti finanziari degni di nota», si aggiunge che «la forma giuridica dell’Ente pubblico strumentale assicura, invece, la salvaguardia integrale della funzione e garantisce alla Regione il ruolo di “regista”. Diversamente, la forma della Fondazione ne riduce il ruolo e determina un’impropria “esternalizzazione” di funzioni». Inoltre l’ipotesi Fondazione – si legge nella mozione –, sembrariproporre, se non addirittura enfatizzare, quegli organi voluminosi e costosi che duplicano le competenze e le “poltrone” a più livelli».

Il Consiglio degli studenti ricorda il percorso adottato a oggi in materia. «A fronte delle dichiarazioni del presidente Renzo Tondo dello scorso 27 settembre – si legge nella mozione – non è seguito un naturale tavolo né di consultazione dei soggetti interessati, né di studio, bensì è stata subito proposta la forma di una fondazione di partecipazione di diritto privato. Dall’approfondimento avviato dal Consiglio degli Studenti con l’incontro-dibattito organizzato il 2 marzo scorso è emerso invece che l’attuale modello di organizzazione risulta essere perfettamente funzionale alle diversificate esigenze territoriali, garantendo la puntuale erogazione di tutti i servizi e benefici che non solo qualificano il sistema universitario della nostra Regione, ma che anche gli conferiscono notevole competitività, il tutto a costi ragionevoli».

La mozione sottolinea come «non sia possibile sopprimere gli organismi oggi deputati all’attuazione del diritto costituzionale allo studio» ritenendo, invece, «un obiettivo primario dell’Amministrazione regionale mettere in atto processi sinergici tra gli Erdisu e promuovere un coordinamento unitario, senza, però, condurre ad un mero accentramento, con conseguente perdita del contatto con le peculiarità delle diverse realtà».

Da qui, la proposta di pochi obiettivi chiari che renderebbero, dicono gli studenti, «la riforma efficace: garantire il ruolo fondamentale degli studenti e dei loro rappresentanti nel processo programmatico, gestionale e decisionale dell’ente; promuovere il coordinamento a livello regionale, mantenendo le strutture operative territoriali e razionalizzandone la gestione amministrativa, anche al fine di “contenere i costi e snellire i percorsi”; individuare un unico livello di indirizzo, che consenta alla Regione di mantenere il proprio ruolo centrale nella programmazione, gestione ed erogazione di tutti servizi; valorizzare le competenze della Conferenza regionale finora sottovalutata; sostituire i due attuali Consigli di amministrazione con strutture di raccordo con il territorio, a costo zero, che garantiscano una condivisione delle scelte strategiche fra il vertice amministrativo, gli studenti e l’Università».

«Una riforma che vada in questa direzione – dice Alice Buosi, presidente del Consiglio degli studenti di Udine – non solo realizzerebbe i risparmi chiesti con forza dalla politica, ma condurrebbe anche ad un modello efficace di gestione, salvaguardando le virtuosità e specificità attualmente in essere».

Da parte sua, il rettore Cristiana Compagno aggiunge che «l’Università di Udine ha preso atto dell’intento riformatore ribadito in numerose occasioni dalle forze politiche regionali: in tale contesto è risultato evidente che il diritto allo studio, la sua effettiva e concreta attuazione e tutela diventano elementi qualificanti primari di una università efficiente e attrattiva. Si tratta, ora, di attuare sinergie, evitare duplicazioni e salvaguardare, allo stesso tempo, le specificità e virtuosità delle singole realtà territoriali». E in tale prospettiva il rettore Compagno ricorda la proposta, già più volte avanzata dall’Università di Udine, «di massima efficienza in termini di minimizzazione di costi e ottimizzazione della qualità dei servizi, che consiste in una completa internalizzazione nell’Università delle funzioni proprie del diritto allo studio (quali ad esempio le borse di studio), con esclusione della gestione immobiliare, e con corresponsione adeguata di risorse da parte della Regione».

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