Il colosso automobilistico americano supporta l’attività del gruppo di Chimica industriale
La Ford finanzia la ricerca sui catalizzatori per vetture a metano
120mila dollari in tre anni a sostegno degli studi per rendere le marmitte più efficienti ed ecologiche
La Ford, uno dei leader mondiali del settore automobilistico, finanzierà con 120mila dollari in tre anni le ricerche svolte dall’Università di Udine per rendere più efficienti ed ecologici i catalizzatori delle vetture alimentate a gas naturale. L’obiettivo è sviluppare catalizzatori a tre vie in grado di ridurre sensibilmente la quantità di metano, potente gas a effetto serra, emesso dalle marmitte catalitiche di questo tipo di auto, ottimizzandone le performance. In particolare, le ricerche riguardano la preparazione, la caratterizzazione e lo studio della reattività di materiali per l’abbattimento delle emissioni dannose.
È la prima volta che il colosso automobilistico statunitense sostiene la ricerca di base svolta dall’ateneo friulano. L’Università di Udine rientra fra la ventina di atenei di tutto il mondo selezionati dalla Ford per usufruire del programma di finanziamento libero alla ricerca denominato University Research Program (URP). La multinazionale di Detroit ogni anno verificherà attività e risultati ottenuti dai beneficiari del finanziamento per la prosecuzione della ricerca, a garanzia della qualità e della corretta destinazione dei fondi.
Il contributo, ripartito in 40mila dollari l’anno, supporterà le ricerche svolte da Alessandra Toso, studentessa del dottorato di ricerca in Scienze dell’ingegneria energetica e ambientale. Le ricerche sono coordinate da Sara Colussi e Alessandro Trovarelli nell’ambito dei laboratori del gruppo di Chimica industriale del dipartimento di Chimica, Fisica e Ambiente.
«La cosa che più ci preme sottolineare – spiegano Colussi e Trovarelli –, oltre alla soddisfazione per aver ottenuto questo riconoscimento, è che una multinazionale come la Ford riconosca l’importanza della ricerca fondamentale svolta all’Università di Udine, stanziando fondi appositamente destinati. È un fatto di enorme rilevanza che evidenzia come le grandi industrie abbiano ben chiaro il ruolo chiave della ricerca di base, intesa come supporto imprescindibile alla ricerca applicata e allo sviluppo tecnologico».