Studio pubblicato su “The Journal of Biological Chemistry”
Pazienti emodializzati: individuati antibiotici in grado di inibire i depositi amiloidi
Importante passo nella ricerca di una cura per le patologie
che provocano malattie quali l’Alzheimer e il Parkinson
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Un’immagine space-filling del modello di interazione tra β2-microglobulina e doxyciclina sovrapposta a dettagli dello spettro NMR bidimensionale 1H-15N HSQC della proteina
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Ricostruzione AFM (in alto) della morfologia di una fibrilla in disgregazione e mappe sovrapposte di spettri NMR DOSY (in basso) per la misura della velocità di diffusione di β2-microglobulina in funzione della concentrazione di doxyciclina
Ricercatori delle Università di Udine, Pavia, Genova e Firenze e dell’Istituto Mario Negri di Milano hanno dimostrato l’efficacia di alcuni antibiotici – precisamente della famiglia cui appartiene la doxyciclina - contro gli aggregati della proteina β2-microglobulina, che è responsabile dell’amiloidosi nei pazienti emodializzati cronici. Si tratta, dunque, di un passo avanti nella ricerca di una cura delle amiloidosi, ossia delle patologie in cui i depositi di proteine nelle cellule e nei tessuti provocano malattie come l’Alzheimer e il Parkinson. Lo studio, che è stato pubblicato on line e ha ottenuto il riconoscimento di “paper of the week” e la copertina dell’autorevole rivista scientifica “The Journal of Biological Chemistry” (http://www.jbc.org/content/early/2010/11/10/jbc.M110.178376) , sarà in stampa nel gennaio 2011.
Ora «lo studio apre – spiega Rino Esposito, del gruppo di Biofisica della facoltà di Medicina dell’Università di Udine – ulteriori interessanti prospettive riguardanti da una parte la progettazione di nuovi farmaci, dall’altra l’applicazione clinica della doxyciclina e di derivati simili per scopi terapeutici non convenzionali». In tal senso, «la sperimentazione clinica – aggiunge Esposito – è già stata avviata presso l’Istituto Mario Negri di Milano». Il team di laboratori, in particolare, ha scoperto che la doxyciclina e qualche altro membro della stessa famiglia di antibiotici sono capaci di inibire la formazione e anche disgregare i depositi di β2-microglobulina, con un meccanismo che blocca il processo di associazione della proteina.
L’importante risultato è stato raggiunto a coronamento di un’attività di ricerca che da oltre un decennio accomuna il gruppo di laboratori italiani di Udine, Pavia, Firenze, Genova e Milano in progetti scientifici nazionali ed europei «e conferma – sottolinea Esposito – la necessità di team di lavoro interdisciplinari». Il gruppo di Biofisica della facoltà di Medicina dell’ateneo di Udine è composto da Paolo Viglino, Rino Esposito, Federico Fogolari e Alessandra Corazza. Nello studio pubblicato sul “Journal of Biological Chemistry” hanno partecipato anche Katiuscia Pagano e Luca Codutti, giovani post-doc che hanno conseguito il dottorato a Udine.
Il gruppo udinese si è occupato, nello specifico, della caratterizzazione dello stato di aggregazione e dell’interazione con doxyciclina di β2-microglobulina in diverse condizioni sperimentali. Il team di Biofisica di Udine si occupa di proteine amiloidi dal 1999, applicando tecniche di risonanza magnetica nucleare (NMR) ad alta risoluzione e tecniche computazionali per indagini biostrutturali e funzionali.