Cattura e stoccaggio di anidride carbonica: studio pubblicato su “Physics Today”
Al lavoro hanno contribuito ricercatori delle Università di Udine, Vienna e La Sapienza di Roma
Un approccio per mitigare il cambiamento climatico dovuto all’azione dell’uomo è la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica (Carbon Capture Storage – CCS). Tra i possibili serbatoi per l’anidride carbonica (CO2) catturata vi sono i giacimenti acquiferi, formazioni geologiche sotterranee costituite da rocce e acqua. Su questo tema sono impegnati Marco De Paoli e Francesco Zonta, dottori di ricerca dell’Università di Udine, e Alfredo Soldati, ordinario di fluidodinamica dell’Università di Udine e direttore dell'Institute of Fluid Mechanics and Heat Transfer della Technische Universität di Vienna.
Nel loro studio, condotto presso la Technische Universität di Vienna, in collaborazione con le Università di Udine e La Sapienza di Roma, i ricercatori hanno analizzato il processo di stoccaggio della CO2 con l’aiuto di supercomputer. I risultati di questo lavoro permetteranno di comprendere la dinamica dell’anidride carbonica nel sottosuolo e di elaborare modelli accurati per prevederne il comportamento.
Il lavoro di ricerca è stato pubblicato sulla copertina di Physics Today, mensile di fisica dell’American Institute of Physics che da oltre settant’anni pubblica notizie di interesse per la comunità fisica mondiale. Il tema di ricerca che viene mensilmente scelto per la copertina deve essere di grande interesse scientifico, e viene selezionato tra diverse proposte proveniente da tutti i campi della fisica (astrofisica, fisica delle particelle, fluidodinamica, ecc.).
«Il tema dello stoccaggio di CO2 – sottolinea Marco De Paoli - è di grande attualità, e ha rilevanza politica, sociale ed economica. I nostri studi e questi risultati in particolare permetteranno di fare previsioni accurate anche in situazioni complesse, come nel caso di formazioni geologiche situate a diversi chilometri di profondità, dove non è possibile effettuare misurazioni precise».
Durante il processo di CCS, l’anidride carbonica viene catturata da grandi sorgenti, come centrali o impianti industriali, resa liquida, e iniettata nel sottosuolo. Una volta raggiunta la formazione geologica, la CO2 si mescola all’acqua presente nel terreno, formando una miscela stabile e permettendo uno stoccaggio sicuro. È stato calcolato che, se applicato su scala globale, il CCS sarebbe sufficiente a limitare l’incremento delle emissioni di CO2 nell’atmosfera per i prossimi 100 anni, riducendo notevolmente le drammatiche conseguenze del riscaldamento globale (M. Szulczewski et al., PNAS, 109, 14, 2012).