Nell’Unione europea le lingue di stato sono 24. Sono un numero davvero molto consistente, sotto vari profili. Rispetto al resto del mondo l’Europa non è un caso singolare per il suo fermento linguistico (si pensi per esempio a tutta l’area asiatica o all’America), ma la sua singolarità è ben chiara quando si studiano le lingue scritte, ricche di cultura, tradizione, storia. Le lingue europee hanno un peso di cui è impossibile liberarsi, a differenza di quanto temono alcuni studiosi di fronte al fenomeno di espansione della lingua inglese. Solo 13 lingue si sono istituzionalizzate nel 1800, le altre 52 si sono consolidate già nel XVI secolo, quando 24 di queste erano già state dichiarate lingue di stato. È difficile immaginare quindi una sparizione di queste per decreto o una loro veloce atrofizzazione.
Aristotele affermava che alla base della poleis c’è un linguaggio comune, che permette di discutere del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto per la comunità. È un problema, questo, che si ripresenta oggi all’interno dell’Unione Europea, nella sua aspirazione a diventare un unico grande stato federale e democratico. Per il momento, ad unire tutte le lingue della Grande Europa, rimane il latino, fondo comune imprescindibile, che nel passato a legato studiosi, professionisti, scienziati, artisti, e che ora fa da fondo comune al lessico delle diverse tradizioni linguistiche. Ma quale può essere la lingua che in futuro unirà tutta l’Europa? Per ora, di fronte ai dati OCSE sull’analfabetismo e sull’incapacità di comprendere un testo scritto, la prima risposta deve essere data nelle scuole, migliorando prima di tutto l’istruzione a tutti i livelli, così da poter creare una base veramente democratica da cui partire.
Dal 25 al 27 settembre all’Università di Udine si è tenuto il 48° congresso annuale internazionale della Società di linguistica italiana (Sli), organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi umanistici. Un centinaio di studiosi italiani ed europei si sono confrontati a palazzo Antonini a Udine, sul contatto interlinguistico e sul plurilinguismo. La lectio di Tullio De Mauro, da l titolo ‘Antiquam exquirite matrem (Aen. III 96): convergenze latine nelle lingue d’Europa’, ha fatto il punto sulle convergenze che assicurano una fisionomia comune alle lingue europee.