Università di Udine e Fondazione Crup: una partnership irrinunciabile

Intervista al presidente Lionello D'Agostini

 Ormai da molti anni la Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (Crup) garantisce il sostegno alla didattica, all’internazionalizzazione e alla ricerca dell’Ateneo attraverso uno specifico accordo di collaborazione.

Nata il 1° gennaio 1992, a seguito della ristrutturazione e dell’integrazione patrimoniale degli Istituti di credito di diritto pubblico, disposte dalla legge Amato (L.218/1990), la Fondazione Crup è una delle 88 fondazioni italiane di origine bancaria. Ente di diritto privato senza scopo di lucro, persegue finalità di promozione dello sviluppo economico e di utilità sociale, sulla base del principio di sussidiarietà, operando in affiancamento ad altri soggetti, pubblici e privati, che agiscono nell’interesse collettivo, sul territorio delle province di Udine e Pordenone.
 
Abbiamo chiesto a Lionello D’Agostini, presidente della Fondazione Crup, di offrire un quadro delle attività e degli interventi dell’ente, in particolare quelli relativi alla collaborazione con l’Università di Udine.
 
Qual è la mission della Fondazione Crup e il ruolo che assume nel contesto territoriale in cui opera?
Per capire come opera una fondazione, partiamo dalla sua origine e dalla sua gestione. Non esiste un proprietario della fondazione, ma la sua azione è guidata da un gruppo di collaboratori (Province, Comuni, Camere di Commercio, Università, Azienda Ospedaliera, Ordini degli Avvocati, Ordine dei Medici, ecc.), in cui ciascuno rappresenta un settore. In generale, le fondazioni, in base alla legge Amato, sono enti di diritto privato a cui è stato affidato il patrimonio degli istituti bancari (un tempo pubblici). Esse non possono spendere quel capitale, ma possono investire e utilizzare i ricavi in attività di carattere benefico, obiettivo che la norma ha dato alle fondazioni. Sono soggetti “intermedi”, inseriti tra pubblico e privato, il cui ruolo e azione sono spesso di difficile comprensione. In Italia infatti esistono solo due categorie, il pubblico e il privato. Il pubblico si interessa delle questioni di interesse generale, che occupano tutti i cittadini, il privato si occupa delle cose proprie. Le fondazioni invece sono la prima sperimentazione in Italia di soggetto privato che svolge funzioni pubbliche, senza sostituirsi ai soggetti pubblici, ma promuovendo una valenza sussidiaria, visto che intervengono a sostenere lo sforzo dell’ente pubblico. La Fondazione Crup ha un rapporto con il territorio stretto, intenso e coordinato con le attività svolte dai vari enti pubblici, come la Soprintendenza per i Beni culturali, le scuole, l’Università, la sanità. La Fondazione, come parte attiva a fianco di enti e soggetti del territorio, intercetta le esigenze della società, facilita la crescita delle comunità e favorisce la coesione sociale.
 
Quali sono i settori d’intervento della Fondazione?
Una fondazione può, in base alla legge, investire i suoi soldi in una ventina di settori. Tra questi, la Fondazione Crup ne sceglie ogni triennio al massimo quattro, che sono quelli che a nostro avviso richiedono maggiore attenzione in quel momento. Uno è l’arte e la cultura, il secondo è l’istruzione, l’altro è la ricerca, infine la sanità e l’assistenza. All’interno di ognuno poi si declinano un’infinità di ambiti. Ad esempio, nella sanità e nell’assistenza c’è tutto il sistema del welfare, del sostegno alle fragilità sociali, alla nuove povertà, all’infanzia negata, alle famiglie in difficoltà; in più c’è la sanità, in cui interveniamo per dare qualche sostegno quando c’è bisogno, per esempio, di rinnovare qualche macchinario. Nel campo della scuola sosteniamo i Piani dell’offerta formativa (POF), alcuni corsi supplementari (di lingue, di musica, ecc.) o l’acquisto delle lavagne interattive.
Ai settori principali, sui quali investiamo l’80% delle nostre disponibilità, se ne aggiungono altri, come il volontariato, l’ambiente e lo sport. In quest’ultimo ambito, stiamo dotando di defibrillatori un centinaio di enti sportivi, individuati insieme al Coni.
 
Uno degli interlocutori di riferimento della Fondazione Crup è l’Università di Udine. Quando e perché la Fondazione ha intrapreso la collaborazione con l’Ateneo friulano?
La collaborazione con l’Università di Udine c’è sempre stata, attraverso il sostegno di svariate attività: dalle attrezzature ai corsi, dai macchinari ai convegni e agli incontri. Ad un certo punto abbiamo deciso di comune accordo di creare un sistema, per intercettare le richieste dell’Università in maniera strutturata. La conseguenza è stata quella di creare un rapporto stabile, che si è attuato con l’accordo stipulato nel 2009 e rinnovabile ogni tre anni. La collaborazione garantisce un sostegno, il cui importo viene annualmente ridefinito, a seconda delle possibilità della Fondazione. L’Università individua le sue priorità e noi cerchiamo di sostenere quei settori. Finora siamo riusciti a garantire un milione di euro all’anno. Rispetto alle esigenze non è tantissimo, ma è una somma che riesce a colmare qualche esigenza.
Il motivo per cui sosteniamo l’Università è alla radice del nostro essere e operare, visto che abbiamo impostato la nostra azione su due pilastri: l’investimento sui giovani e il welfare. Il connubio con l’Università è fondamentale per la formazione e la crescita dei giovani e quindi l’Ateneo per noi è un punto di riferimento irrinunciabile, poiché rappresenta il luogo di eccellenza della formazione, della conoscenza, della didattica, della ricerca, sui versanti scientifici e umanistici.
 
Quali sono state le principali iniziative dell’Università di Udine sostenute dalla Fondazione?
Le linee d’intervento a suo tempo individuate e che ancora manteniamo sono tre: la prima è la didattica, che comprende il sostegno alla stampa delle guide ai corsi, all’orientamento degli aspiranti studenti, alle attività interne ai corsi di laurea; la seconda è l’internazionalizzazione, poiché è fondamentale che l’università si possa aprire a scambi con altre realtà; la terza è la ricerca, di base e applicata, che spazia in campo scientifico ma anche umanistico.
 
In futuro come pensate di continuare questa sinergia?
Con la continuità e la condivisione, visto che il rettore è un membro del nostro ente e non un elemento estraneo. Insieme andiamo a individuare le priorità più urgenti e importanti, un compito non facile vista la rapidità dei cambiamenti, anche repentini: quello che oggi appare urgente, tra sei mesi potrebbe non esserlo più. E allora cerchiamo di seguire e accompagnare questo processo di crescita continua, cercando di stare al passo con i tempi e con le esigenze della società, della cultura, della scienza, della didattica. Quest’anno l’Università ha ritenuto di investire molto sulla ricerca, sia umanistica che scientifica. I nostri investimenti sono guidati dal dare priorità a ciò che appare più vicino alla realtà sentita dagli studenti, perché in fin dei conti tutto questo viene fatto per chi studia, per la crescita e la formazione dei ragazzi.

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