Confronto con le istituzioni. Ha chiuso il governatore della Regione
Quaderno di Cantiere Friuli, ’Grande Spinta’, propone a istituzioni un nuovo piano per uscire dalla crisi
Ieri a Udine presentazione del volume e dibattito. Fedriga: "Grandi investimenti in corso. Per le riforme, puntiamo sulla collaborazione"
-
Tavolo relatori: da sinistra Paviotti, Fabbro, Pascolini, Tranquilli
-
Il volume presentato
-
Intervento di Mauro Pascolini
-
-
Mauro Pascolini
-
Fedriga e Da Pozzo
-
Sandro Fabbro
-
Elisabetta Paviotti
-
Pietro Fontanini
-
Domenico Tranquilli
-
Tavolo relatori: da sinistra Fontanini, Fedriga, Da Pozzo, Garlatti, Santuz
-
Pubblico in sala
-
Massimiliano Fedriga, presidente della Regione FVG
-
Serve una grande spinta sociale, economica e politica, e di forte impegno anche morale, per superare una fase negativa che, qualora perdurasse, metterebbe a serio rischio la sopravvivenza stessa dell’intera comunità friulana. E' l'allarme lanciato ieri all'indirizzo delle istituzioni a Udine, in sala Valduga alla Camera di commercio di Pordenone e Udine, da Sandro Fabbro, professore associato di Tecnica e Pianificazione Urbanistica al DPIA (Dipartimento politecnico di ingegneria e architettura) dell’Università di Udine, Elisabetta Paviotti, ingegnere e libera professionista, e Domenico Tranquilli, già presidente dell’Ires e direttore dell’Agenzia regionale del lavoro dal 2006 al 2012, autori del libro “Una Grande Spinta”, quaderno della collana di Cantiere Friuli dell'Università di Udine, pubblicato da Forum Editrice, che ha offerto spunti e ispirazioni a un dibattito a tutto tondo che ha coinvolto istituzioni e rappresentanti del mondo economico e imprenditoriale.
Una sollecitazione che il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, intervenuto alla presentazione, ha immediatamente raccolto. «Noi già nella prima legge di bilancio – ha detto - abbiamo fatto investimenti importanti per il territorio, attivandone di nuovi per più di 300 milioni di euro e a seguito della drammatico maltempo che ha colpito la regione – ha aggiunto – lo scorso anno abbiamo stanziato insieme al governo più di 350 milioni di euro per interventi di risanamento ambientale che comportano ovviamente un'attivazione importante di tutta la nostra realtà imprenditoriale regionale. L'obiettivo di settembre, cioè impegnare il 70% delle risorse di quest'anno è stato ampiamente superato impegnando il 98%, con 156 milioni di euro che sono sul territorio della montagna. Inoltre stiamo attivando nuove misure – ha proseguito – come il bonus bellezza, che è in una fase sperimentale e che ci auguriamo possa trovare riscontro per andare a rifinanziarlo nei prossimi anni, con un investimento che coinvolge tutto il privato». Fedriga ha partecipato alla tavola rotonda moderata dall’on. Giorgio Santuz, politico di lungo corso e già Ministro dei Trasporti, alla quale hanno partecipato Giovanni Da Pozzo, presidente della Camera di Commercio Pordenone e Udine, Pietro Fontanini, sindaco Comune di Udine, Andrea Garlatti, direttore del DIES, Dipartimento di scienze economiche e statistiche dell’Università degli Studi di Udine.
«I paradigmi dell'economia sono cambiati – ha detto Da Pozzo – e mi sembra che il Friuli abbia bisogno di uno scossone per reinterpretarli in modo innovativo sotto il profilo economico, del welfare, delle smart cities, attraverso contributi come quelli che anche il prof. Fabbro porta con questo volume». L'on. Santuz ha suggerito al Friuli di «riattualizzare, rileggendolo alla luce della modernità, tutto il corpo legislativo che abbiamo preparato per la ricostruzione post-terremoto, dato che in quella serie di leggi è previsto tutto, dalle infrastrutture alle università, fino ai centri di ricerca, dunque riprendiamo le carte in mano e vediamo come aggiornarle». Secondo il sindaco di Udine Fontanini «è urgente togliere la marginalità che il Friuli sta subendo rispetto ad altre aree della regione, come Trieste, rispetto alle quali siamo stati fortemente ridimensionati in termini di investimenti e quindi rivolgo un appello: bisogna che il Friuli si dia una mossa e torni a fare squadra e a essere protagonista, per invertire questa tendenza che ci sta penalizzando».Garlatti da parte sua ha lanciato l'idea che per un rilancio economico sia importante «intercettare i settori della silver economy, l'economia legata alla cosiddetta terza età, che crescono al 6-7% in tutta Europa, e su questo dovremmo cercare di coniugare i nostri piani di investimento, trasformando certi comparti, che sono spese, come sanità e sociale, in autentiche opportunità industriali».
A introdurre la discussione è stato il prof. Mauro Pascolini, delegato del Rettore per Territorio e Cantiere Friuli, il quale ha evidenziato che «Una grande spinta” costituisce il risultato del percorso dell’Officina coordinata da Sandro Fabbro e si propone di innescare una discussione virtuosa attorno al tema della rigenerazione del capitale territoriale in chiave sostenibile ed efficiente». Il volume è stato illustrato, prima del dibattito, dagli stessi autori, che hanno messo sul tavolo dei relatori “l’impatto devastante di dieci anni di crisi sul territorio friulano e cerca di prospettare una possibile via d’uscita. In Friuli - hanno sottolineato - oggi c’è meno benessere, meno lavoro, meno giovani e, quindi, meno speranza nel futuro, di dieci anni fa”. Certo, è stato sottolineato da Sandro Fabbro, “i territori “in contrazione, come oggi il Friuli, non sono una rarità. Sono centinaia nel mondo (anche in Cina) e sono considerati, dagli analisti, l’altra faccia, quella “perdente”, di trent’anni di globalizzazione spinta”. Ma è necessario “reagire perché, come sostiene D. Harvey, famoso geografo e politologo di Cambridge, costruire e ricostruire i propri contesti di vita è uno dei principali, anche se più negletti, diritti umani e le politiche “anti-contrazione” sono pertanto giuste e doverose e devono puntare ad una “rigenerazione socio-economica e territoriale” dal basso”.
Dopo dieci anni di crisi, il Friuli, ha perso, in termini di produzione di reddito (Valore Aggiunto), più della media italiana (-8,5% contro il – 5,7%) ma la provincia di Udine ha perso tre volte tanto la media italiana (-16% contro il – 5,7%). Peraltro, la provincia di Trieste è, invece, cresciuta del 2,3% a testimonianza del momento felice che l’area triestina sta attraversando grazie al porto internazionale e al turismo. Il crollo, quindi, non ha riguardato l’intera regione e non può essere neppure spiegato in termini di presunta scarsa competitività del sistema manifatturiero friulano (perché l’export è andato invece piuttosto bene) quanto, semmai, dal crollo del mercato e della domanda interni (meno reddito, meno consumi, meno investimenti diffusi) nelle province friulane della regione e, in particolare, in quella di Udine. Secondo gli autori, questo è successo “perché la società friulana non ha mandato gli opportuni segnali e un Friuli afono, diviso, senza istituzioni che lo rappresentassero, non ha pertanto saputo, con gli strumenti a sua disposizione, reagire direttamente né pretendere da altri una reazione adeguata”.
Dal Cantiere, attraverso il Quaderno, sono arrivate sul tavolo della Regione alcune sollecitazioni: indirizzare un piano straordinario di investimenti anticiclici a partire dalla riqualificazione energetica degli edifici obsoleti, dato che più di metà degli edifici, per non parlare delle infrastrutture, hanno più di 50 anni; attivare un nuova filiera produttiva, quella delle “Costruzioni, Ambiente e Territorio”, che ricomprende componenti digitali importanti e comparti molto avanzati come l’energetica e la domotica e garantisce lavoro, qualità e sicurezza sul territorio, anche per tutte le altre attività economiche; riorganizzare il territorio dal punto di vista istituzionale, perché alla Regione spetta di rappresentare e governare, in un contesto nazionale ed internazionale sempre più incerto, la sintesi complessa tra “mare e terra”, tra area triestina e resto della regione. Sul tema, Fedriga ha detto di essere «favorevole alla collaborazione», e ha concluso dicendo che «per quanto riguarda le riforme di carattere istituzionale, credo si debbano scrivere in armonia con le scelte di ogni singolo territorio, perché scelte imposte dall'alto penso siano nocive. Quindi quello che voglio fare è scrivere qualcosa che sia condiviso, e a breve porteremo la norma. Meglio una cosa non perfetta che funzioni, piuttosto che una riforma calata dall'alto e perfetta che poi muoia prima di nascere.