Polo sanitario udinese: consolidamento e sviluppo e non fusioni

Il rettore di Udine chiede dibattiti seri e rigorosi

«Sto seguendo con attenzione le analisi preoccupate sul polo sanitario udinese. Credo tuttavia siano necessarie alcuni chiarimenti, anche per aprire dibattiti rigorosi e seri su questo importantissimo tema che riguarda tutti i cittadini». Con queste parole il rettore dell’università di Udine, Cristiana Compagno, entra nel dibattito emerso in questi giorni anche sulla stampa locale.

«La prima questione che voglio affrontare – dice Compagno - è quella della ventilata fusione tra le due facoltà di Medicina regionali. Escludo in maniera assoluta la possibilità che ciò possa avvenire. Le specificità delle due facoltà sono un valore a cui non è possibile rinunciare, e questo sia dal punto di vista della ricerca, sia della formazione e dell’assistenza». Le collaborazioni interateneo «sono possibili – continua Compagno - e in alcuni casi necessarie, per ridurre i costi e aumentare la qualità dei servizio e della formazione. Da anni molte lauree sanitarie sono interateneo Udine-Trieste, ma questo non ha mai indotto alcuno a pensare a fusioni tra le due facoltà. Quindi collaborazioni e sinergie si, fusioni no, né per la facoltà di medicina né per nessuna altra facoltà di questo ateneo».

La seconda questione riguarda il quasi blocco del turn over dei docenti universitari, stabilito dalla legge Gelmini. «Questo problema – spiega il rettore - riguarda tutte le facoltà di tutte le università. È ovvio che l’impossibilità normativa di bandire posti di professori associati o ordinari nelle facoltà di Medicina rischia di mettere in crisi l’equilibrato sviluppo di organici delle aziende ospedaliero-universitarie, laddove, per la componente universitaria, non sia possibile garantire, per divieti normativi, l’avvicendamento di organico. L’università di Udine ha già posto in modo forte questo problema al ministero dell’Università, oltre che al Ministro Fazio e all’assessore Kosic».

«È giusto – domanda ancora Compagno - che le facoltà di Medicina che hanno un ruolo importante nel sistema sanitario nazionale siano soggette agli stessi vincoli rigidi e severi posti dal ministero della Università?». Su questa questione, «come università – dice Compagno - continueremo a sollecitare risposte anche a livello nazionale. Il perdurare di questi vincoli produrrebbe infatti un grave impoverimento soprattutto per facoltà giovani e virtuose come quella di Udine, prima nelle classifiche Censis a livello nazionale, ormai da anni».

Infine, per quanto riguardo il piano sanitario regionale, «il Senato accademico – ricorda il rettore - ha già espresso il suo parere; qui mi limito a sottolineare la necessità di ripartire dal grande pilastro del protocollo di intesa tra Regione e Università, dal quale è nata l’azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia. Come Università, abbiamo chiesto al presidente Tondo e all’assessore Kosic, il rigore applicativo del protocollo di intesa che stabilisce e regola le sinergie tra didattica, ricerca ed assistenza nel processo dinamico di fusione tra azienda ospedaliera e università. Come Ateneo ci impegneremo a fondo, con tutti gli attori, affinché le eccellenze del polo sanitario udinese possano consolidarsi».

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