I risultati di tre campagne del “Progetto archeologico regionale Terra di Ninive”
Kurdistan iracheno: individuati 500 siti archeologici nei territori dell'antico impero Assiro
Portate alla luce anche una serie di necropoli e le possibili tracce dei prigionieri di guerra dei sovrani assiri che, nel I millennio a.C., deportarono oltre 1.300.000 persone compiendo uno dei più antichi crimini di guerra della storia
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Rilievo di Maltai (Dohuk) con processione di divinità assire
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Particolare del rilievo di Maltai, da sinstra a destra le divinità Sin, Adad e, forse, Ishtar (chiude la processione un re assiro)
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Rilievo di Darband-i Gawr con sovrano mesopotamico di fine III – inizio II mill. a.C.
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Il grande rilievo di Khinis con rappresentati il dio Assur, la sua paredra Mulissu e il re Sennacherib ai lati
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Dettaglio del grande rilievo di Khinis con visibile il re Sennacherib alle spalle del dio Assur
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L’acquedotto di Jerwan costruito dal re assiro Sennacherib
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Iscrizioni cuneiformi dell’acquedotto di Jerwan costruito dal re assiro Sennacherib
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Vista da nord dell’acquedotto di Jerwan
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Lato sud dell’acquedotto di Jerwan
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Corredo funerario di III mill. a.C. da Tell Amerikie
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Vista da ovest di Tell Gomel
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Rilievo del sovrano assiro Tiglat Pileser III da Mila Mergi
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Visita ai rilievi di Gali Zardak
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Sorgente di Maltai
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Vista di Qala al-Sheikha
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Il grande rilievo di Khinis
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Il sondaggio di Tell Gomel con in primo piano le tombe a volta del II mill. a.C.
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Vista del sondaggio di Tell Gomel
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Sepoltura a inumazione del III mill. a.C. dal sondaggio di Tell Gomel
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Dettaglio del cranio della sepoltura a inumazione di III mill. a.C. dal sondaggio di Tell Gomel
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Scavo della sepoltura di III mill. a.C. dal sondaggio di Tell Gomel
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Vista dall'alto del sondaggio di Tell Gomel
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Scavo della sepoltura di III mill. a.C. dal sondaggio di Tell Gomel
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Prelievo di un campione di terreno da Tell Gomel per analisi di laboratorio
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Scavo dell’edificio, probabilmente un molo, del II mill. a.C. in mezzo al greto del fiume Gomel in prossimità del sito omonimo
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Particolare dell'edificio del II mill. a.C. trovato nel greto del fime Gomel
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Visita della delegazione del consolato italiano al sondaggio di Tell Gomel
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Sito di Khorsabad, l'antica capitale neo assira Dur Sharrukin; le merlature che sormontavano le mura della cittadella
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Un altro molo rinvenuto lungo il fiume Khasir
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Un tell identificato e ricognito dalla missione dell’Università di Udine
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Mappa con tutti i siti identificati dal progetto PARTeN
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Vista di un pozzo d’accesso a un canale sotterraneo nei pressi del sito di Bandawai
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Vista di un sotterraneo nei pressi del sito di Bandawai
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Recupero di una giara di III millennio nel sito di Tell Amyan
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Vaso di epoca Halaf (VI mill. a.C.)
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Coppetta miniaturistica di II mill. a.C.
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Spillone in bronzo (II mill. a.C.)
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Giaretta di tipo “Ninive 5” da corredo funerario (III mill. a.C.)
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Coppetta di II mill. a.C.
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Giara da corredo funerario (Tell Gomel, III mill. a.C.)
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Corredo funerario da sepoltura di III mill. a.C. (Tell Gomel)
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La delegazione del Kurdistan iracheno con Daniele Morandi Bonacossi e Alberto Felice De Toni
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Da sinistra Daniele Morandi Bonacossi, Alberto Felice De Toni, Farhad Atruschi e Rezan Kader
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Il salone del Tiepolo affollato alla presentazione del progetto
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Da sinistra Gianni Torrenti, Hassan Ahmed Qasim, Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni, Daniele Morandi Bonacossi, Nino Merola
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Hassan Ahmed Qasim, Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni
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Prima fila con le autorità
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Da sinistra Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni, Pietro Fontanini, Lionello D'Agostini
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Da sin. Gianni Torrenti, Hassan Ahmed Qasim, Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni, Daniele Morandi Bonacossi, Nino Merola
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Da sinistra Gianni Torrenti, Hassan Ahmed Qasim, Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni, Daniele Morandi Bonacossi, Nino Merola, Pietro Fontanini, Lionello D'Agostini
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Da sinistra Farhad Atrushi, Rezan Kader, Alberto Felice De Toni
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Da sinistra Gianni Torrenti, Hassan Ahmed Qasim, Farhad Atrushi, Rezan Kader
Quasi 500 siti archeologici individuati, grazie ai quali sarà possibile ricostruire più di diecimila anni di storia – dall’8000 a.C. ai giorni nostri – della Mesopotamia antica, nel Kurdistan iracheno, una delle culle della civiltà. Una serie di necropoli portate alla luce e risalenti a periodi dal 2.700 al 600 a.C. con le possibili prime evidenze dell’insediamento nelle campagne di Ninive, l’odierna Mosul, di migliaia di prigionieri di guerra dei sovrani assiri che, nel I millennio a.C. deportarono oltre un milione trecentomila persone compiendo così uno dei primi crimini di guerra della storia. Sono i principali risultati della terza campagna di ricerche condotte dalla missione archeologica dell’Università di Udine nell’Iraq settentrionale, nella provincia di Dohuk, diretta da Daniele Morandi Bonacossi. È inoltre partito un piano di documentazione, conservazione, valorizzazione e gestione dei principali siti monumentali neo-assiri (VIII-VII secolo a.C.) connessi all’imponente sistema irriguo lungo 240 chilometri costruito dal re assiro Sennacherib a cavallo fra VIII e VII secolo a.C. I risultati delle ricerche, obiettivi e sviluppi della missione sono stati presentati oggi all’Università di Udine.
I siti scoperti. I quasi 500 siti archeologici, di cui circa 200 di epoca neo assira, scoperti dopo tre campagne di ricerche, sono costituiti da antiche città e villaggi rurali, grotte e ripari, cimiteri, mulini, pozzi, cave, fornaci, recinti per animali, canali e antichi percorsi stradali. Questi siti consentiranno agli studiosi di ricostruire storia, demografia ed economia di questa importante e poco conosciuta regione del Kurdistan iracheno settentrionale dall’VIII millennio a.C. all’epoca ottomana. «Prima dell’inizio delle ricerche del progetto dell’Università di Udine – sottolinea Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente antico – erano stati in qualche misura indagati solo una dozzina di siti archeologici».
Le necropoli. Una serie di necropoli datate al 2700-2600 a.C., 1800-1600 a.C. e dell’epoca neo-assira, sono state portate in luce dagli scavi nel sito di Tell Gomel-Gaugamela, centro urbano occupato dal V millennio a.C. fino ad oggi. In particolare, nell’area sepolcrale più recente sono state ritrovate una serie di tombe a cremazione, un rituale funerario sconosciuto in Assiria, ma praticato in Anatolia orientale e Siria settentrionale. «Una scoperta di straordinaria importanza – rileva Morandi Bonacossi – che apre la strada all’ipotesi che i resti dei defunti appartengano ai deportati delle campagne militari dei sovrani Sargon e Sennacherib in quelle regioni».
I prigionieri di guerra. E proprio questi resti umani potrebbero rivelarsi le prime tracce della presenza di prigionieri di guerra nella campagna di Ninive. Centinaia di migliaia di deportati utilizzati dai sovrani assiri come manodopera per la costruzione di opere pubbliche, come i canali di irrigazione, e per popolare e coltivare campagne prima non insediate o sottoutilizzate nell’hinterland di Ninive. «Analisi di laboratorio dei denti dei defunti – spiega il professor Morandi Bonacossi– potranno rivelare se ci troviamo di fronte a individui nati e cresciuti a Tell Gomel o provenienti da regioni più lontane, consentendo forse di acquisire le prove di uno dei più antichi crimini di guerra della storia». Le fonti assire, infatti, registrano la deportazione di oltre un milione trecentomila prigionieri di guerra, costretti ad abbandonare le loro case e trasferiti dagli eserciti assiri in diverse regioni dell’impero.
Tutela e valorizzazione con l’Unesco. Il vasto complesso di canali d’irrigazione lungo circa 240 chilometri con i suoi monumentali rilievi rupestri, canali e i primi acquedotti in pietra della storia è stato documentato in maniera digitale e tridimensionale ed è in corso di valorizzazione. Con la Direzione delle Antichità di Dohuk sarà progettato l’inserimento del vasto complesso archeologico nella “World Heritage Tentative List” dell’Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Il tutto attraverso la stretta cooperazione con le autorità locali, fra le quali la Direzione generale delle antichità del Kurdistan e il Governatorato di Dohuk, la Task force Iraq del Ministero degli Affari Esteri, il World Monuments Fund di New York «per contribuire – evidenzia Morandi Bonacossi – alla tutela e promozione dello straordinario patrimonio culturale della regione».
Il progetto Parten. Le ricerche nell’Iraq settentrionale rientrano nel “Progetto archeologico regionale Terra di Ninive” (Parten) condotto dal 2012 dalla Missione archeologica italiana in Assiria (Maia) del Dipartimento di storia e tutela dei beni culturali dell’Ateneo friulano. La regione – che corrisponde all’entroterra di Ninive, ultima capitale dell’impero assiro –, nel suo complesso non è mai stata oggetto di studi moderni e sistematici. In questo territorio l’Università di Udine ha ricevuto, dalle autorità regionali del Kurdistan e da quelle centrali di Baghdad, una concessione di ricerca archeologica per un territorio di tremila chilometri quadrati di superficie, la più ampia licenza mai rilasciata a una missione straniera in Iraq. Il progetto è condotto in collaborazione con la Direzione generale delle Antichità del Kurdistan iracheno e la Direzione delle Antichità di Dohuk.
Gli obiettivi delle ricerche. La missione dell’Università di Udine nel Kurdistan iracheno persegue quattro obiettivi principali. Innanzitutto lo svolgimento di una ricognizione archeologica di superficie regionale che consenta di ricostruire la storia dell’insediamento e dell’uso delle risorse naturali nelle pianure a est del corso del fiume Tigri fra la preistoria più antica e l’età contemporanea.
Secondo obiettivo è lo scavo archeologico del sito di Tell Gomel-Gaugamela. Nella pianura circostante, nel 331 a.C., Alessandro Magno affrontò in battaglia e sconfisse il re persiano Dario III, aprendosi così la strada per la conquista di Babilonia e Persepoli, Susa ed Ecbatana, capitali dell’impero della dinastia achemenide.
Centrali per il progetto sono poi le ricerche sul periodo neo-assiro e, in particolare, il regno di Sennacherib (704-681 a.C.), il re che spostò il centro dell’impero nella città di Ninive, trasformandola in una capitale di dimensioni (750 ettari rispetto ai 200 precedenti) e splendori mai visti prima di allora. Il re assiro costruì, inoltre, l’imponente rete di canali d’irrigazione a nord di Ninive. «Sistemi d’irrigazione, ma anche ostentazioni di lusso e potenza – spiega Morandi Bonacossi –, pervasi di forti implicazioni simboliche e ideologiche, che includevano anche la realizzazione, sulle pareti rocciose delle montagne che dominavano i canali, di monumentali rilievi raffiguranti il sovrano assiro al cospetto degli dei e la creazione di elaborati parchi e giardini sia al di fuori di Ninive, sia sull’acropoli della città o nelle immediate vicinanze». Per ricostruire questo sistema idraulico e l’ambiente antico della regione e la sua evoluzione, come conseguenza dei cambiamenti climatici e dell’impatto delle attività produttive condotte dall’uomo, partirà inoltre un progetto multidisciplinare di ricerca archeologica, paleoambientale e paleoclimatica.
Infine, il “Progetto archeologico regionale Terra di Ninive” e l’Istituto per le tecnologie applicate ai Beni culturali del Consiglio nazionale delle ricerche, in collaborazione con la Cooperazione italiana allo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, hanno iniziato un vasto progetto di documentazione, conservazione, valorizzazione e gestione dei principali siti monumentali neo-assiri connessi al sistema idraulico costruito dal sovrano assiro Sennacherib. «L’obiettivo – sottolinea il professor Morandi Bonacossi – è quello di documentare e valorizzare gli straordinari rilievi rupestri di Khinis, Shiru Maliktha, Faideh, e Maltai e dell’acquedotto di Jerwan, primo acquedotto in pietra della storia, con il loro inserimento nella lista del patrimonio dell’umanità dell’Unesco e la progettazione di un parco archeologico-ambientale del sistema di canali assiri che consenta di valorizzare questo eccezionale complesso monumentale a scopo turistico». Il sito di Khinis è infatti nella “Watch List” del patrimonio culturale minacciato del World Monuments Fund nel 2014.
I partner. Il “Progetto archeologico regionale Terra di Ninive”, condotto attraverso campagne di scavo annuali della durata di più di due mesi, è finanziato dalla Cooperazione italiana allo sviluppo (Task force Iraq), dalla Direzione generale per la Promozione del sistema Paese del Ministero degli Affari Esteri, dalla Regione Friuli Venezia Giulia – Informest, dalla Provincia di Udine, dalla Fondazione Crup e dallo Studio Giorgiutti e Associati. Il progetto è sostenuto dalla Direzione delle Antichità del Kurdistan iracheno e dall’Ambasciata italiana a Baghdad e dal Consolato italiano ad Erbil.
I risultati delle ricerche, obiettivi e sviluppi della missione sono stati presentati oggi all’Università di Udine. Erano presenti, fra gli altri, Alberto Felice De Toni, rettore dell’Ateneo friulano; Gianni Torrenti, assessore regionale ai beni culturali del Friuli Venezia Giulia; Pietro Fontanini e Furio Honsell, presidente della Provincia e sindaco di Udine; Rezan Kader, alto rappresentante in Italia del governo regionale del Kurdinstan in Iraq; Farhad Atrushi, governatore di Dohuk; Nino Merola, della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del Ministero degli affari esteri; Hassan Ahmed Qasim, direttore delle antichità di Dohuk; Paolo Mauriello, direttore dell’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr); Lionello D’Agostini, presidente della Fondazione Crup; Alberto Giorgiutti, dello Studio Giorgiutti e Associati; Neil Harris, direttore del Dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’ateneo udinese.
Alberto Felice De Toni ha ringraziato il governo regionale del Kurdistan e i suoi rappresentanti in Italia per «l’onore e il privilegio di lavorare nel cuore dell’antica Mesopotamia». I rettore ha quindi espresso l’augurio «che la missione archeologica dell’Università di Udine possa contribuire a rafforzare la collaborazione fra le istituzioni curde e italiane e la reciproca comprensione e amicizia fra Italia e Kurdistan iracheno, contribuendo così a promuovere le relazioni bilaterali, la prosperità dei due Paesi e il successo delle loro istituzioni culturali e scientifiche».
Rezan Kader, alto rappresentante in Italia del governo regionale del Kurdinstan in Iraq, ha ringraziato «l’Italia e il suo governo e il Papa per ciò che stanno facendo per il Kurdistan e la sua popolazione, e l’Università di Udine per il grande contributo che sta dando per la riscoperta, la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale della sua terra».
Sul sito della web radio d’ateneo (Wru), al link http://webradio.uniud.it/?p=2652 sono disponibili le interviste al rettore Alberto Felice De Toni; all’assessore regionale Gianni Torrenti; al presidente della Fondazione Crup, Lionello D’Agostini, e al direttore della missione archeologica, Daniele Morandi Bonacossi.
Maggiori informazioni alla pagina Facebook del progetto https://www.facebook.com/LandofNinevehAP.