Giornata di studi di studi all’Università di Udine il 21 maggio

La distruzione del patrimonio culturale dell'umanità

Da crimine di guerra a genocidio culturale. Fino alla ‘responsibility to protect’? Focus a Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann

Fare il punto della situazione sulla distruzione della memoria dell’umanità attraverso la devastazione del patrimonio culturale e sulle possibili vie da seguire per proteggere i beni culturali in aree di guerra, evidenziando il contributo dato dall’Italia, in particolare in Iraq, e la stretta connessione esistente fra distruzione del patrimonio culturale, pulizia culturale e genocidio. È questo l’obiettivo della giornata di studi aperta al pubblico in programma lunedì 21 maggio all’Università di Udine (sede di Palazzo Garzolini di Toppo Wassermann, Via Gemona 92), organizzata dal Dium - Dipartimento studi umanistici e del patrimonio culturale dell’ateneo friulano in collaborazione con la Fondazione Aquileia.
 
Le recenti devastanti distruzioni di monumenti e siti archeologici perpetrate dall’Isis e da altri gruppi jihadisti in Siria e Iraq, ma anche in Afghanistan, Yemen, Mali, Tunisia e Libia, hanno toccato in maniera profonda l’opinione pubblica internazionale, imponendo il tema della protezione del patrimonio culturale dell’umanità e del genocidio/pulizia culturale all’attenzione della comunità internazionale a pochi anni di distanza dalla pulizia culturale ed etnica che, negli anni 90 del secolo scorso, nel cuore dell’Europa aveva dilaniato l’ex Iugoslavia.
 
Il Dium dell’Università di Udine è impegnato dal 1994 nella ricerca archeologica e nella documentazione, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale di Siria e Iraq e collabora con la Fondazione Aquileia, ente istituito per garantire la valorizzazione del sito archeologico Unesco di Aquileia, che, dal 2016, ha iniziato un percorso d’informazione sulle distruzioni e violenze operate dal terrorismo fondamentalista nei Paesi del Vicino Oriente. Tra le iniziative della Fondazione, un ciclo di mostre intitolato “Archeologia ferita”, attraverso il quale vengono portate in esposizione ad Aquileia opere d’arte provenienti dai musei e siti archeologici colpiti da attacchi terroristici.
 
«Come risultato di questa collaborazione e nel più ampio contesto delle manifestazioni dell’Anno europeo del patrimonio culturale 2018 indetto dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione europea – spiega il coordinatore dell’evento per l’ateneo friulano, Daniele Morandi Bonacossi -, il DIUM e la Fondazione Aquileia organizzano una giornata di studi dedicata al tema della distruzione del patrimonio culturale, intesa come attacco all’eredità e memoria collettiva dell’uomo e come strumento di genocidio culturale».
 
«Aquileia, la grande città romana che un tempo ebbe da 100 a 200.000 abitanti – afferma il presidente della Fondazione Aquileia, ambasciatore Antonio Zanardi Landi - porta in sé i segni di un'opera di distruzione radicale e sistematica, tanto che sono oggi principalmente i pavimenti musivi di quelle che erano case, ville, edifici pubblici e basiliche a portarci i messaggi culturali ricchissimi che erano propri di quella comunità vivace, multiculturale e proiettata verso Oriente e verso il Mediterraneo. Ci è parso il luogo ideale per avviare 'Archeologia Ferita' con l'obbiettivo di mantenere vivo e dibattuto il ricordo degli incommensurabili danni portati in questi anni al patrimonio culturale del Vicino Oriente e dell'Africa Settentrionale e per far comprendere come queste distruzioni tocchino la nostra stessa identità culturale di europei».
 
Zanardi Landi aggiunge poi che «le nostre iniziative hanno trovato un'eco positiva nei media non solo italiani e nel mondo accademico, con cui abbiamo iniziato un lavoro di approfondimento molto proficuo. Anche la Fondazione del Museo Egizio di Torino si è proficuamente inserita nel dibattito e la Fondazione Aquileia sarà lieta ed onorata di partecipare ad una due giorni intitolata 'Anche le statue muoiono' che si terrà a Torino a fine maggio. Stiamo, da ultimo, curando la circolazione del film 'Destruction of memory' di Tim Slade e di alcuni altri cortometraggi nelle capitali di alcuni paesi dell'Africa Settentrionale, grazie ad una collaborazione avviata con gli Istituti Italiani di Cultura».
 
Nutrito e autorevole il panel dei relatori: Tim Slade, regista e produttore del documentario “The Destruction of Memory”, l’ambasciatore Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, i docenti Paolo Matthiae, Università della Sapienza di Roma e Accademia dei Lincei, Marcello Flores, storico, Serena Giusti, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Antonia Arslan, scrittrice e saggista, Università di Padova, Daniele Morandi Bonacossi, Università di Udine, Andrea Zannini, direttore del Dium dell’Università di Udine, il Gen. di Brigata Fabrizio Parrulli, comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
 
La giornata di studi affronterà anche il tema del diritto internazionale. A settant’anni dall’adozione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (9 dicembre 1948), il concetto di genocidio culturale non ha ancora trovato una definizione giuridica precisa e, soprattutto, non è stato incardinato nella legislazione internazionale. Concreti passi avanti sono stati compiuti a partire dal 2005, quando l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha varato il principio della “Responsibility to protect populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity”, in base al quale la comunità internazionale si assume la responsabilità di usare ogni mezzo diplomatico, umanitario e pacifico per proteggere le popolazioni nel caso in cui lo stato in cui i crimini stanno avvenendo fallisca nel suo obbligo di protezione. «Tale principio, tuttavia – puntualizza Daniele Morandi Bonacossi -, non è stato ancora esteso alla protezione del patrimonio culturale, anche se iniziative in questo senso non sono mancate».
 
Il programma della giornata prevede, alle 9.00, gli indirizzi di saluto del rettore Alberto Felice De Toni, del direttore del Dium, Andrea Zannini, dell’Ambasciatore della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi. Introduzione di Daniele Morandi Bonacossi: “Le ragioni di una giornata di studi sulla distruzione del patrimonio culturale e sul genocidio culturale”, poi dalle 9.40 alle 11, la proiezione del documentario “The Destruction of Memory” di Tim Slade. Dopo il coffee break, alle 11.30, Tim Slade su “Making Memory”, Paolo Matthiae su “La tragedia del patrimonio culturale in Siria e Iraq: dal crimine contro l'identità al crimine contro l'umanità”, Marcello Flores su “Il genocidio culturale da Raphael Lemkin a oggi”. Nel pomeriggio, dalle 14.30, Serena Giusti: “Le implicazioni della securitizzazione del ‘cultural heritage’”, Antonio Zanardi Landi: “L’azione della Fondazione Aquileia per innalzare il livello di consapevolezza sulle attuali distruzioni del Patrimonio Culturale e della Memoria”, e poi Fabrizio Parrulli, su “Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale e la Task Force Unite4Heritage”. Infine, dalle 16 alle 17, tavola rotonda moderata da Antonia Arslan, Daniele Morandi Bonacossi e Andrea Zannini.
 
Nell’ambito della seconda tornata di interventi, parlando dell’importante contributo che l’Italia sta dando alla tutela del patrimonio culturale dell’area mediorientale, il professor Morandi Bonacossi annuncerà l’avvio di un importante e articolato progetto dell’ateneo friulano che riguarda la biblioteca universitaria di Mosul, distrutta dall’Isis durante l’occupazione della città irachena fra il 2014 e il 2017, con i suoi oltre un milione di volumi ora ridotti in cenere (fra cui un Corano abbaside del IX secolo). «Ho proposto alla mia e ad altre università italiane di donare all’Università di Mosul un certo numero di volumi che, assieme ad altre donazioni internazionali, consentano alla biblioteca di riprendere a funzionare e a costituire nuovi fondi librari – precisa – e prima di partire con questa iniziativa, ho voluto sondare l’interesse da parte dei vertici dell’Università di Mosul. Il Rettore, prof. Obay Aldewachi, e il prof. Ali Aljuboori, direttore dello Assyrian Studies Centre, si sono detti entusiasti e grati per la proposta». Il progetto, denominato “Bayt al-Hikma – Reconstituting Mosul University’s Library” prevede la raccolta di due tipologie di opere: volumi di letteratura e storia dell’arte italiana e volumi di archeologia orientale, ma non solo. «Mentre la raccolta di libri da donare alla biblioteca dell’Università di Mosul sembra realizzabile – conclude Daniele Morandi Bonacossi -, molto più difficile appare invece il trasporto e la consegna dei volumi a Mosul. A questo proposito ho contattato la ditta Trevi di Cesena, incaricata di consolidare la diga di Mosul, che si è detta disponibile a farsi carico del trasporto dei volumi dall’Italia a Mosul». «Trevi, presente ormai da due anni nel Progetto della Diga di Mosul, – afferma Pierluigi Miconi, project manager Trevi Mosul – interviene da tempo con iniziative di sostegno allo sviluppo delle comunità locali con il progetto 'Mosul Dam Project for Social Progress' e sosterrà la donazione dei volumi all'Università di Mosul nella convinzione che sia importante cercare di ristabilire aspetti culturali in questa terra di grandi tradizioni storiche, purtroppo martoriata da anni di guerra».

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