Indagine dell’Officina “Demografia e Territorio” di Cantiere Friuli
Propensione all’espatrio dei laureandi: gli effetti della pandemia
Diminuisce sensibilmente l’intenzione di andare all’estero per lavoro o studio
Prosegue l’attività di rilevazione dell’Università di Udine sulle intenzioni dei suoi laureandi dopo aver concluso il ciclo di studi, misurando anche gli effetti della pandemia. L’indagine avviene per via telematica nel momento in cui lo studente deposita la propria domanda di laurea. Da fine marzo 2018 a oggi sono già stati raccolti più di 10 mila questionari. Uno degli aspetti che la rilevazione prende in considerazione è quello relativo all’intenzione da parte dei giovani laureati di lasciare il Paese per continuare gli studi o iniziare la carriera lavorativa all’estero. La ricerca è condotta dall’Officina “Demografia e Territorio” di Cantiere Friuli, composta da Alessio Fornasin, Andrea Guaran e Gian Pietro Zaccomer.
«Si tratta – sottolinea il rettore Roberto Pinton – di una ricerca importante e continuativa che potrà fornire utili indicazioni operative per calibrare al meglio, quasi in tempo reale, le attività dell’ateneo nei settori dell’orientamento, della programmazione didattica e dell’inserimento nel mondo del lavoro».
Le prime analisi mostrano come la propensione all’espatrio dei laureandi è diminuita passando dal 41,2% del 2019 al 35,8% del 2020. Molto diversificato l’andamento quadrimestrale. Se nel primo del 2020, quello dell’impatto iniziale della pandemia, la riduzione di tale propensione (rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) è stata di 5,4 punti percentuali, il secondo quadrimestre – con la bella stagione che ha dato l’idea che la fase più critica fosse almeno in parte superata – la perdita si è ridotta a 4 punti. Ma, a partire dal settembre 2020, con l’arrivo della seconda ondata e dei nuovi divieti imposti anche per il periodo natalizio, il decremento ha raggiunto i 6,9 punti.
Tornando ai dati annuali, guardando le caratteristiche anagrafiche dei rispondenti si vede come le laureande hanno maggiormente manifestato le proprie preoccupazioni riducendo la loro propensione di 6,6 punti percentuali rispetto al 4,1 dei loro colleghi maschi. Lo stesso hanno fatto i laureandi più “anziani” rispetto a quelli più giovani di qualche anno: la riduzione si attesta a 8,2 punti percentuali per i laureandi da 27 anni in su, a 6,3 per quelli da 24 a 26 anni e, infine, a 4,3 per quelli da 20 a 23 anni. I corsi di laurea che manifestano la contrazione più marcata della propensione all’espatrio sono proprio quelli direttamente coinvolti nella lotta al Covid, ossia i corsi gestiti dal Dipartimento di Area medica con 9,1 punti percentuali.
L’analisi, tuttora in corso, potrà mostrare anche altri effetti della pandemia. In particolare punterà l’attenzione sulle scelte delle destinazioni. «La rilevazione, nata per monitorare l’andamento annuale – spiega Zaccomer –, può fornire anche utili indicazioni sulla riduzione della mobilità internazionale nel prossimo futuro come effetto della pandemia. L’ipotesi di lavoro, tutta da verificare, è se vi sia stata una perdita di attrattività dei paesi maggiormente coinvolti nella pandemia, quali il Regno Unito, gli Stati Uniti e, ovviamente, la Cina».