Il caso del giovane “A.” ha dimostrato la capacità dell’emisfero destro di recuperare funzioni del sinistro, anche in caso di grave compromissione
La rivista internazionale Brain and Language ha pubblicato un articolo che dimostra per la prima volta scientificamente come, in caso di grave compromissione dell’emisfero sinistro del cervello, l’emisfero destro può supplire facendo recuperare al paziente funzioni precedentemente elaborate dall’emisfero sinistro: in questo caso, specificatamente il linguaggio. L’articolo è frutto di un lavoro svolto dai ricercatori Andrea Marini, dell’Università d Udine, primo autore dello studio, Valentina Galletto, Karina Tatu, Giuliano Geminiani e Katiuscia Sacco dell’Università di Torino, Marina Zettin del Centro Puzzle di Torino e Sergio Duca dell’Ospedale Koelliker di Torino.
Lo studio riguarda “A.”, un ragazzo diciannovenne bilingue – di origine romena residente dall’età di sette anni in Italia - che, in seguito a un incidente stradale con conseguente trauma cranico e coma, si risveglia completamente afasico, con gravi difficoltà cognitive e motorie. A compromettere ulteriormente il quadro, alcuni processi fisiologici unici nel loro genere che portano il ragazzo, nei mesi successivi, alla totale perdita dell’emisfero sinistro del cervello.
“A.” viene quindi seguito per diversi anni da riabilitazione fisioterapica, logopedica e neuropsicologica e sottoposto a un programma riabilitativo sperimentale. Il successo della terapia sperimentale lo porta al recupero parallelo delle sue due lingue: non soltanto l’italiano, lingua in cui si è svolta la riabilitazione, ma anche la lingua madre rumena. “A.” oggi parla entrambe le lingue con relativa efficacia, mostrando i sintomi di un’afasia soltanto lieve.
Oltre all’unicità dell’eccezionale progresso della lezione e del recupero di entrambe le lingue, «il caso – spiega Andrea Marini, del Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società (Dill) dell’ateneo friulano – dimostra al mondo scientifico che l’emisfero destro, da solo, è in grado di contribuire in misura rilevante al recupero linguistico persino in casi così gravi».
«Con i colleghi dell’Università e del Centro Puzzle di Torino – precisa Marini - abbiamo condotto anche un esperimento di neuroimaging funzionale, con cui abbiamo potuto dimostrare che in effetti una porzione specifica dell’emisfero destro del paziente veniva reclutata in un compito di produzione di parole nelle due lingue. Lo studio, dunque, fornisce anche nuove speranze per il recupero delle funzioni linguistiche in seguito a forme gravi di trauma cranico».
«Questo studio – sottolinea Antonella Riem, direttrice del Dill - dimostra ancora una volta la necessità, da parte delle istituzioni, di sostenere la ricerca di qualità, perché una Università con risorse adeguate può contribuire in maniera significativa al progresso del Paese”.