Conferenza sulla nuova edizione del primo e unico romanzo della scrittrice austrica

"La speranza più grande" di Ilse Aichinger

Appuntamento mercoledì 6 aprile, alle 17.45, a Palazzo Antonini

Una riflessione sull’unico romanzo della scrittrice austriaca Ilse Aichinger (1921-2016) sarà al centro della conferenza La speranza più grande di Ilse Aichinger: l’urgenza di una riedizione” che si terrà all’Università di Udine mercoledì 6 aprile, alle 17.45, nella sala Gusmani di Palazzo AntoniniInterverrà Matteo Iacovella, dell’Università di Roma “La Sapienza”, curatore della nuova edizione italiana del romanzo, pubblicato da Quodlibet (2021). L’evento sarà trasmesso in diretta streaming. Si tratta del terzo appuntamento del ciclo primaverile di conferenze organizzato dall’Associazione Biblioteca Austriaca (ABA) in collaborazione con il Forum Austriaco di Cultura a Milano e il Dipartimento di lingue e letterature, comunicazione, formazione e società (Dill) dell’Ateneo friulano.

Iacovella spiegherà le necessità che hanno motivato la riedizione di questo romanzo che, nel corso degli anni, non ha mai smesso di sollevare interrogativi di ordine etico, prima che poetico, e che conferma – oggi più che mai – la sua dolorosa e urgente attualità. La riflessione sarà accompagnata da una serie di materiali e testimonianze che, lentamente, stanno emergendo dal lascito dell’autrice.

La speranza più grande è il primo e unico romanzo di Ilse Aichinger. Uscito ad Amsterdam nel 1948 e ripubblicato a Francoforte nel 1960, dopo una profonda revisione da parte dell’autrice, il volume è uscito in traduzione italiana nel 1963, a cura di Ervino Pocar. Il romanzo è ambientato in una città mai nominata, ma che porta i tratti di Vienna. Racconta le vicende di Ellen, una bambina per metà ebrea, che cerca qualcuno che possa fornirle un documento per lasciare la città, piegata al giogo nazista, e raggiungere sua madre, emigrata in America. «La speranza più grande – spiega Iacovella – si presenta al lettore come un viaggio – o un cammino di Passione – in dieci stazioni, nelle pieghe profonde dell’esistenza e di una città ferita e assediata». Il romanzo è raccontato dalla voce corale dei perseguitati, sul crinale di una quotidianità che sembra sconfinare nella dimensione del sogno. «Per questo motivo – sottolinea il curatore – è stato spesso frettolosamente etichettato come “surrealista”, “assurdo” o “astratto”. Lo dimostra l’accoglienza del romanzo in Germania, ma anche la sua primissima ricezione in Italia». Ben prima della traduzione di Pocar, infatti, il libro era stato considerato per un’edizione italiana, un progetto poi abbandonato a causa del dettato “ermetico” del romanzo, lontano dai postulati letterari e editoriali del tempo.

Matteo Iacovella sta concludendo il dottorando in Studi germanici e slavi all’Università Sapienza di Roma. Il suo progetto di ricerca riguarda le implicazioni etiche e politiche della scrittura di Ilse Aichinger nel primo trentennio (1945-1976) della sua produzione. È stato visiting PhD presso l’Università di Vienna e il Deutsches Literaturarchiv di Marbach, dove ha lavorato al lascito di Ilse Aichinger. Tra gli altri suoi interessi di ricerca figurano anche l’ecocritica, le scritture poetiche contemporanee di lingua tedesca e gli scrittori Alfred Andersch, Heinrich von Kleist, Wolfgang Hildesheimer, Thomas Bernhard e Marica Bodrožić.

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