Concluso il seminario dell'Officina Demografia e Territorio
Università Fvg e Atenei Marocco lavoreranno insieme su migrazioni, ambiente, heritage
Da Cantiere Friuli di Uniud nasce comune gruppo di ricerca
Creare un gruppo di ricerca tra le università regionali di Udine e Trieste e gli atenei di Marrakech e di Casablanca in Marocco per lavorare insieme su temi urgenti che coinvolgono Friuli Venezia Giulia, Italia e Marocco, come le migrazioni, la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo economico sostenibile. Questo l'obiettivo e il risultato del seminario di studi “Migrazioni, ambiente e territorio”, organizzato dall'Officina Demografia e Territorio del Cantiere Friuli dell'Università di Udine, che si è svolto nella sala R. Gusmani di Palazzo Antonini (in via Petracco, 8) a Udine l'11 e il 12 giugno.
Una due giorni di approfondimenti, dibattiti e confronti, intesa in una dimensione interdisciplinare, che si è sviluppata intorno agli interessi comuni di un gruppo di ricercatori e studiosi del Friuli Venezia Giulia (Università degli Studi di Trieste e Università degli Studi di Udine), dell’Università Cadi Ayyad di Marrakech e dell’Università Hassan II di Casablanca in Marocco.
«Ci siamo posti obiettivi a brevissimo termine, come lo scambio di studenti - precisa il coordinatore scientifico del seminario prof. Roberto Dapit (Uniud) -, ma bisogna innanzitutto potenziare il gruppo di ricerca che si è già formato tra le università regionali di Udine e Trieste, e le università marocchine coinvolte di Marrakech e Casablanca, per formalizzare accordi più dettagliati, della convenzione quadro che abbiamo come ateneo friulano già in essere con Marrakech e che Trieste sta per firmare. Inoltre – ha aggiunto Dapit -, vogliamo cercare insieme dei canali di finanziamento che sostengano questo progetto il quale intende riunire ricercatori che si occupano di problematiche molto urgenti, sia in Italia, sia in Marocco, come ad esempio l'emigrazione di ritorno verso aree rurali di quel Paese, e poi le tematiche ambientali e quelle legate alla tutela del ricco patrimonio ambientale e culturale che ci accomuna, anche attraverso uno scambio di saperi tra culture che si toccano e si scambiano, ma che hanno bisogno di approfondimenti ulteriori».
Gli ha fatto eco la prof.ssa Roberta Altin (Università di Trieste), che ha sottolineato l'interesse per il progetto dell'ateneo triestino «che ha avviato da poco il centro interdipartimentale sull'emigrazione e lo sviluppo sostenibile, e dunque abbiamo deciso di allargare la convenzione, per avere una rappresentanza regionale su temi che ci coinvolgono molto come territorio, come le migrazioni, l'heritage, lo sviluppo sostenibile, sulle quali intendiamo ora lavorare a livello transnazionale».
Il punto di vista su questa collaborazione degli atenei marocchini coinvolti è stato ben sintetizzato dalla professoressa Fatima Gebrati dell’Università di Marrakech, la quale ha richiamato l’attenzione su un fenomeno relativamente nuovo: quello della migrazione di ritorno, dall'Italia verso il Marocco, a partire dal 2008, l'anno in cui è iniziata la crisi economica in Europa occidentale. «Questo flusso sta creando dei problemi notevoli nella nostra società – ha detto - sia per il difficoltoso e spesso doloroso reinserimento di questi cittadini nel loro Paese d'origine, pensiamo ai bambini che non trovano ad esempio scuole in lingua italiana, sia per gli adulti che devono trovare lavoro e ricollocarsi in una situazione economica certo non facile, come è quella del Maghreb attuale». Ecco dunque, che un gruppo di ricerca come quello avviato a Udine, «può essere – ha detto la docente – un passo importante per avviare percorsi per trovare soluzioni comuni, perché alla fine la sfida comune che ci unisce è quella dello sviluppo socialmente ed economicamente sostenibile in entrambi i nostri Paesi».
La ricercatrice dello stesso ateneo Jihane Ellouyty ha invece sottolineato che anche in Marocco l'agricoltura soffre moltissimo dei cambiamenti climatici che stanno mettendo a dura prova il settore primario a livello globale. «Nelle aree rurali – ha detto - i cambiamenti climatici comportano un restringimento delle aree coltivabili, quindi manca la terra, in quanto materia prima, e si incontrano sempre più difficoltà in termini di reperibilità dell'acqua. Queste condizioni negative – ha proseguito – provocano una crescente migrazione interna, dalle campagne alle città, e anche una nuova migrazione verso altri Paesi, non senza creare squilibri demografici e problemi di carattere sociale».
Nella prima giornata, sul tema “Lingue, letterature, patrimonio librario”, moderati dal prof. Roberto Dapit (Uniud), al tavolo dei relatori si sono alternati i docenti Carla Marcato (Uniud), Federico Salvaggio (Uniud), Fabiana Fusco, Gianluca Baldo (Uniud), Anna Zoppellari (Units), Francesca Todesco (Uniud), Cristiana Baldazzi (Units), e Alessandro Giacomello, già direttore della Scuola regionale di restauro del Friuli Venezia Giulia.
Nel pomeriggio si è svolta la tavola dedicata a “Migrazioni e interazioni”, moderata da Mohammed El Aaklaa, docente dell’Università CadiAyyad, Marrakech, con gli interventi dei professori Hassane Mbarki dell’università Cadi Ayyad, di Marrakech, Gebrati Fatima, Roberta Altin (Units), Dragan Umek (Units), Paolo Attanasio del Centro Studi e Ricerche IDOS -Roma, referente per il Friuli Venezia Giulia. Altra tornata di relatori nella seconda parte del pomeriggio, con i professori Gian Paolo Gri, Alessio Fornasin (Uniud), Roberto Dapit e Anja Mlakar, Federico Venturini (Uniud).
Nella seconda giornata, il focus del seminario si è spostato su “Ambiente, patrimonio e turismo”, con il prof. Gian Pietro Zaccomer (Uniud) nel ruolo di moderatore. A seguire, gli interventi dei docenti Said Boujrouf (Università di Marrakech), Mostafa Ouadrim (Università di Casablanca), Jihane Ellouyty (Università di Marrakech) la discussione, moderata da Andrea Guaran, con Amal Bourdoui (Università di Marrakech), Enrico Michelutti (Uniud) Gian Pietro Zaccomer (Uniud).
Il coordinamento scientifico dell'iniziativa è stato del prof. Roberto Dapit (Uniud), mentre il Comitato scientifico era composto dai docenti Roberta Altin, Roberto Dapit, Andrea Guaran, Mauro Pascolini.