Ricerca archeologica dell’Università di Udine a Qatna (Siria): un primato a livello mondiale e un contatto importante anche per il mondo dell’economia

Rinnovata per altri 5 anni la campagna di scavo.
Forte sinergia con la Provincia di Udine

Dodici anni di scavi, centinaia di persone coinvolte tra studenti dell’Università di Udine e professionisti friulani, eccezionali le scoperte rinvenute sul passato di Qatna. E’ un bilancio di eccellenza quello delle campagne di scavi coordinate dall’Ateneo friulano in Siria (in collaborazione con la Direzione generale delle antichità e dei musei di Siria), un’attività che pone l’Ateneo di Udine e il Friuli in una posizione di assoluto - e riconosciuto - primato mondiale nella ricerca archeologica orientale. Una visibilità che può fungere da traino per le attività di internazionalizzazione del mondo economico friulano.

 
Lo hanno rilevato oggi, nei loro interventi al convegno “Tesori dell’antica Siria. La scoperta del Regno di Qatna”, il presidente della Provincia di Udine, on. Pietro Fontanini e il rettore dell’Ateneo udinese Cristiana Compagno. «Questa missione – ha sottolineato il presidente Fontanini – da lustro e rilevanza internazionale alla nostra Università che guida un progetto con risultati straordinari. Un lavoro importante che in quel territorio può fungere da “apripista” per lo sviluppo di collaborazioni economiche per le nostre imprese. Per i suoi riflessi trasversali, il nostro Ente conferma la collaborazione con l’Ateneo di Udine che è a capo di un progetto con prospettive molto importanti».
 
Sugli sviluppi della missione è intervenuto il rettore dell’Ateneo friulano Cristiana Compagno che ha annunciato la concessione di un nuovo permesso di scavo da parte del governo siriano per ulteriori 5 anni e l’autorizzazione ad esplorare una nuova vasta area all’interno del sito di Qatna non ancora oggetto di ricerche archeologiche. Ma il punto dolente sono le risorse. «Il nostro obiettivo è trovare i finanziamenti per continuare gli scavi e mantenere questo primato nella ricerca archeologica orientale, una vera e propria leadership mondiale che rende l’Università di Udine molto attrattiva per studenti e docenti stranieri. Il governo siriano ha manifestato un forte interesse nei confronti di questo progetto che, tra l’altro, potrà avere ricadute positive anche in termini di sviluppo dell’offerta turistica culturale archeologica del Paese. Importanti – ha aggiunto il rettore – si prefigurano anche gli sviluppi per la nostra economia con la possibilità di avviare partnership con aziende siriane».
 
Nell’introdurre i lavori, l’assessore Lizzi ha illustrato le motivazioni che hanno spinto la Provincia a sostenere questo progetto che beneficia anche di supporti economici privati. «L’Ente nel suo sostegno all’Università del Friuli ha scelto di supportare questo percorso di internazionalizzazione degli studi perché ritiene sia una grande occasione, per gli studenti, di misurarsi a livello internazionale su un percorso multidiscliplinare qual è l’archeologia. Non solo. Questo percorso ultradecennale, in collaborazione con altri stati e Università qualifica l’eccellenza che si vuole perseguire nei programmi di ateneo».
 

L’excursus sui rinvenimenti è stato proposto da Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione. «Le scoperte ci hanno consentito di ricostruire la storia antica di Qatna (oggi Mishrifeh), nel suo sviluppo urbano e territoriale. Scoperte sensazionali alle quali ne seguiranno altre. Le prossime campagne di scavi si concentreranno nella parte occidentale non ancora esplorata e quindi molto promettente».

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