I risultati del terzo anno di attività di Anaxum, progetto in collaborazione tra Ateneo e Soprintendenza
Fiume Stella: scoperti oltre 400 reperti di epoca romana
Recuperati dagli archeologi subacquei anfore, monete, ceramiche, contenitori, piatti, fibule, chiavi
Alle ricerche hanno partecipato anche studenti e laureati italiani, americani
e tedeschi
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Operazioni di rilievo dell’area di dispersione dei reperti
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Frammento sul fondo del fiume di un embrice con bollo del produttore
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Scavo e pulizia con sorbona ad acqua di un piatto in "terra sigillata"
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L’imbarcazione appoggio ormeggiata nell’area d’indagine
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Rinvenimento di una moneta attribuibile all’Imperatore Adriano
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Trasporto verso la superficie di alcuni reperti recuperati
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Lucerna integra con segni d’uso
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Operazioni di prima catalogazione e stoccaggio dei reperti
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Reperti recuperati, un collo d’anfora e alcuni tappi
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Frammento di tegola ad alette con impressa un’orma di cane
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Sindaci di Comuni del bacino dello Stella con Simonetta Minguzzi e Massimo Capulli (Università Udine)
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Da sin. Simonetta Minguzzi (Università di Udine); Luigi Fozzati e Marta Novello (Soprintendenza beni archeologici Fvg)
Oltre 400 reperti di epoca romana – tra cui anfore, monete, ceramiche comuni e pregiate, contenitori, piatti, fibule, chiavi, laterizi bollati –, sono stati scoperti nei fondali del fiume Stella dalla missione di archeologia subacquea “Anaxum”, condotta dall’Università di Udine in collaborazione con la Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia. Il ritrovamento è avvenuto durante la terza campagna di ricerche nella più importante arteria di risorgive del Friuli. Anaxum (l’antico nome latino dello Stella) è l’unico progetto e cantiere di archeologia fluviale in Italia, al quale quest’anno hanno partecipato una dozzina di studenti e laureati provenienti da università italiane, tedesche e americane. I reperti recuperati, compresi i laterizi, ammontano a quasi 2 tonnellate e costituivano almeno in parte il carico dello Stella 1, l’imbarcazione romana il cui relitto giace nel letto del fiume, in comune di Palazzolo dello Stella.
I risultati delle ricerche sono stati presentati oggi, a Palazzo Belgrado a Udine, alla presenza, per l’Università di Udine, del coordinatore del progetto Anaxum, Massimo Capulli, e della coordinatrice del corso di laurea in Scienze e tecniche del turismo culturale, Simonetta Minguzzi; del Soprintendente per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, Luigi Fozzati; del vicepresidente della Provincia di Udine, Franco Mattiussi, e dei sindaci e rappresentanti di comuni del bacino dello Stella (che comprende Bertiolo, Marano Lagunare, Palazzolo dello Stella, Pocenia, Precenicco, Rivignano, Talmassons, Teor, Varmo).
Il parco dello Stella. Da oggi partono ufficialmente anche le azioni di promozione per l’istituzione di un nuovo parco ecostorico dello Stella, il primo nel suo genere in Italia, che coinvolgerà innanzitutto i Comuni del bacino del fiume. L’obiettivo è tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio archeologico, naturalistico-ambientale, storico e socio-antropico che gravita attorno all’area umida dello Stella. Si tratta di un progetto integrato di tipo territoriale, che coinvolgerà gli stessi abitanti, con le caratteristiche previste dalle più recenti norme sulla costituzione di parchi archeologici (DM 18/4/2012).
«Il progetto di parco dello Stella – ha spiegato il Soprintendente, Luigi Fozzati – era stato idealmente prefigurato dal grande botanico ed ecologo friulano Valerio Giacomini, originario di Fagagna, del quale il 21 gennaio 2014 ricorrerà il centenario della nascita. La riunione di oggi con la presidenza della Provincia di Udine e i sindaci del bacino dello Stella segna un decisivo passo avanti verso la realizzazione del nuovo parco con la programmazione delle azioni e l’individuazione dell’iter istituzionale».
«Accogliamo con favore questa iniziativa – ha detto il vicepresidente della Provincia di Udine, Franco Mattiussi – che coinvolge un ampio lembo del nostro territorio situato lungo le sponde dello Stella. Ci impegneremo a collaborare e, nel limite del possibile, metteremo a disposizione risorse per avviare questo progetto che, oltre all’importanza scientifica, crediamo possa rappresentare una valida opportunità per la valorizzazione del territorio con ricadute e benefici dal punto di vista turistico-economico per le comunità interessate».
«Si tratta – ha sottolineato la professoressa Simonetta Minguzzi – di una iniziativa modello che punta a far convergere verso un unico obiettivo le competenze scientifiche con l’infrastruttura istituzionale, per valorizzare culturalmente ed economicamente, grazie anche alle possibili ricadute turistiche, una parte fondamentale del territorio regionale».
Le ricerche nel fiume. La campagna di scavi 2013 del progetto Anaxum, diretto da Massimo Capulli, è durata 7 settimane e si è concentrata sul sito dello Stella 1. In questo tratto di fiume, compreso tra il margine sinistro e il centro alveo per una lunghezza di circa 60 metri, insistono infatti tre diverse evidenze archeologiche: una struttura lignea lunga circa 6 metri, di ignota funzione; i resti del relitto Stella 1 (oggetto della campagna 2011), e una vasta area di dispersione di reperti, solo in parte pertinenti al relitto. È stato così avviato il recupero documentato di tutti i reperti sparsi su questo tratto del letto del fiume. In particolare, sono stati messi in luce, rilevati e scavati 64 metri quadrati dell'area di dispersione. Il lavoro ora prosegue nei laboratori del dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dove è iniziato lo studio degli oltre 400 reperti ritrovati.
«Lo studio dei reperti – ha spiegato il responsabile del progetto Massimo Capulli, docente di Archeologia subacquea – consentirà di ricostruire le dinamiche del naufragio e di valutare se l’area di dispersione sia riconducibile a una sola imbarcazione, oppure se sia l’esito di un più articolato processo formativo. L’esatta stima dei reperti riferibili al relitto Stella 1 consentirà inoltre di calcolarne la stazza e completare lo studio ricostruttivo dello scafo. In futuro avremo così gli elementi per avviare un progetto di archeologia sperimentale e realizzare una replica navigante di questo straordinario relitto di 2000 anni fa».
La formazione di archeologi subacquei. Anche quest’anno al team di ricerche hanno partecipato studenti e laureati; una dozzina di giovani provenienti dalle università di Udine, Texas A&M (Stati Uniti), consorziata al progetto Anaxum, nonché di Kiel (Germania), Padova e Pisa. Il progetto infatti è dedicato anche alla didattica, permettendo agli studenti di migliorare le capacità subacquee e di capire la pianificazione delle attività e l'utilizzo e la funzionalità di alcuni degli strumenti utili allo scavo, come la sorbona (strumento per aspirare i sedimenti) e la lancia ad acqua. Quest’anno inoltre il gruppo di lavoro ha allestito, in collaborazione con il Comune di Palazzolo dello Stella, la mostra "SottoSopra – l’archeologia del fiume Stella in mostra", chiusasi l’8 settembre.
Il progetto Anaxum – Archeologia e storia di un paesaggio fluviale, è nato nel 2011 dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia e il dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Ateneo friulano. Il suo obiettivo è studiare il paesaggio archeologico del fiume Stella con metodologie d’indagine non invasive e scavi archeologici mirati. Al progetto collaborano la Texas A&M University e l’Institute of Nautical Archaeology (College Station, Texas – Stati Uniti), specializzate nel settore dell’archeologia navale; l’australiana Macquarie University di Sydney per il telerilevamento; il dipartimento di Matematica e Geoscienze dell’Università di Trieste e l’Istituto di Scienze marine (Ismar) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Bologna per le prospezioni strumentali, con il supporto tecnico delle ditte Anfibia di Ferrara e ProMare Inc..
«Il cuore del progetto Anaxum – sottolinea Capulli – è un gruppo di ricerca interdisciplinare che utilizza il fiume Stella quale laboratorio di ricerca e di formazione di archeologi subacquei in un ambiente problematico, sviluppando al contempo tecniche geofisiche integrate e innovative nel campo dell’archeologia fluviale da esportare negli altri corsi d’acqua».