27 novembre 2006
Convegno giovedì 30 novembre a Palazzo Florio a Udine
La tutela del patrimonio artistico in Friuli Venezia Giulia dall'Unità d'Italia alla Grande Guerra
Confronto fra i sistemi asburgico e italiano
di conservazione e restauro
Affrontare il problema della tutela del patrimonio artistico in Friuli Venezia Giulia confrontando regole, procedure e interventi dei due sistemi di conservazione e restauro più avanzati in Europa tra la seconda metà dell’‘800 fino allo scoppio della prima guerra mondiale: quello della Zentral Kommission di Vienna e quello avviato nel nostro Paese dopo l’Unità. E’ l’obiettivo del convegno “Conservazione e tutela dei beni culturali in una terra di frontiera: il Friuli Venezia Giulia fra Regno d’Italia e Impero Asburgico (1850-1918)” che si terrà giovedì 30 novembre, inizio alle 9, nella sala Florio di Palazzo Florio, in via Palladio 8, a Udine. La giornata di studio è organizzata dalla facoltà di Lettere e dal dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali dell’Università di Udine, dalla Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio e per il patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia, con il sostegno della Regione e del Comune di Udine. Per ulteriori informazioni: 0432 556174, lida.dibe@uniud.it.
Parteciperanno una ventina di storici e storici dell’arte italiani, austriaci e sloveni e un gruppo di giovani studiosi dell’ateneo friulano da anni impegnati in ricerche su questi argomenti. In apertura di lavori porteranno i loro saluti il rettore Furio Honsell, la preside della facoltà di Lettere e filosofia, Caterina Furlan, e il Soprintendente per i beni architettonici e il paesaggio e per il patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia, Luca Rinaldi. Durante il convegno, in particolare, saranno confrontate le norme giuridiche e amministrative elaborate dal governo asburgico e quello italiano, e alcuni interventi effettuati su importanti complessi monumentali come la basilica di Aquileia, il tempietto longobardo di Cividale, con alcuni interventi di restauro realizzati nell’impero asburgico. Saranno infine analizzate le azioni di protezione dei beni storico-artistici realizzate dalla Commissione per la tutela delle opere d’arte dell’esercito austro-tedesco nei territori italiani occupati.
La prima sessione del convegno sarà dedicata alla tutela in Austria e nel litorale adriatico ad opera dell’attività della Zentral Kommission di Vienna. La seconda sessione, invece, approfondirà gli aspetti legislativi, amministrativi e tecnici della tutela dei beni culturali in Italia. Nel pomeriggio, dalle 15, verrà dapprima affrontato il tema della tutela e del restauro nel Friuli Venezia Giulia e in Slovenia dal 1850 al 1918, mentre l’ultima sessione si concentrerà sulla protezione delle opere d’arte e sulla documentazione fotografica dei danni causati al patrimonio artistico regionale durante la prima guerra mondiale.
«Negli anni immediatamente successivi al 1860 – spiegano le organizzatrici del convegno, Giuseppina Perusini, Donata Levi e Rossella Fabiani, docenti all’ateneo friulano – il nuovo Regno d’Italia dovette fronteggiare la complessa situazione del patrimonio artistico, ma appena nel 1902 venne approvata la prima legge organica di tutela. Dopo l’annessione al Regno d’Italia nel 1866, il Friuli si distinse per l’attenzione nei confronti della tutela del patrimonio artistico affidando l’incarico di compilare l’Inventario degli oggetti d’arte del Friuli a Giovanni Battista Cavalcaselle, Ispettore per le belle arti presso il ministero della Pubblica istruzione, a quel tempo la persona più competente in Italia, sia per la sua conoscenza dei materiali, sia per la sua competenza in merito ai problemi politico-amministrativi della tutela dei beni culturali».
Parteciperanno una ventina di storici e storici dell’arte italiani, austriaci e sloveni e un gruppo di giovani studiosi dell’ateneo friulano da anni impegnati in ricerche su questi argomenti. In apertura di lavori porteranno i loro saluti il rettore Furio Honsell, la preside della facoltà di Lettere e filosofia, Caterina Furlan, e il Soprintendente per i beni architettonici e il paesaggio e per il patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia, Luca Rinaldi. Durante il convegno, in particolare, saranno confrontate le norme giuridiche e amministrative elaborate dal governo asburgico e quello italiano, e alcuni interventi effettuati su importanti complessi monumentali come la basilica di Aquileia, il tempietto longobardo di Cividale, con alcuni interventi di restauro realizzati nell’impero asburgico. Saranno infine analizzate le azioni di protezione dei beni storico-artistici realizzate dalla Commissione per la tutela delle opere d’arte dell’esercito austro-tedesco nei territori italiani occupati.
La prima sessione del convegno sarà dedicata alla tutela in Austria e nel litorale adriatico ad opera dell’attività della Zentral Kommission di Vienna. La seconda sessione, invece, approfondirà gli aspetti legislativi, amministrativi e tecnici della tutela dei beni culturali in Italia. Nel pomeriggio, dalle 15, verrà dapprima affrontato il tema della tutela e del restauro nel Friuli Venezia Giulia e in Slovenia dal 1850 al 1918, mentre l’ultima sessione si concentrerà sulla protezione delle opere d’arte e sulla documentazione fotografica dei danni causati al patrimonio artistico regionale durante la prima guerra mondiale.
«Negli anni immediatamente successivi al 1860 – spiegano le organizzatrici del convegno, Giuseppina Perusini, Donata Levi e Rossella Fabiani, docenti all’ateneo friulano – il nuovo Regno d’Italia dovette fronteggiare la complessa situazione del patrimonio artistico, ma appena nel 1902 venne approvata la prima legge organica di tutela. Dopo l’annessione al Regno d’Italia nel 1866, il Friuli si distinse per l’attenzione nei confronti della tutela del patrimonio artistico affidando l’incarico di compilare l’Inventario degli oggetti d’arte del Friuli a Giovanni Battista Cavalcaselle, Ispettore per le belle arti presso il ministero della Pubblica istruzione, a quel tempo la persona più competente in Italia, sia per la sua conoscenza dei materiali, sia per la sua competenza in merito ai problemi politico-amministrativi della tutela dei beni culturali».