Università e territorio si confrontano sul digitale

Incontro tra accademici e imprenditori locali

        A che punto sono le ricerche in ambito della comunicazione? Con la diffusione dell’immagine digitale, come cambia la vita nel quotidiano? A queste domande intende rispondere il convegno “Nuove frontiere della rappresentazione digitale”, organizzato dal corso di laurea specialistica in “Linguaggi e tecnologie dei nuovi media” e dal corso di laurea triennale in “Scienze e tecnologie multimediali”, in collaborazione con il Centro polifunzionale di Pordenone dell’Università di Udine che si terrà venerdì 11 novembre dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19 presso l'aula magna del Consorzio universitario nel campus di via Prasecco.


        Università e territorio si confronteranno, dunque, su uno dei temi più attuali: il digitale, appunto. Per la prima volta a Pordenone, informatici, linguisti, sociologi, antropologi, geografi, massmediologi si accosteranno alla realtà imprenditoriale del territorio che applica la ricerca tecnologica, coniugandola con le richieste del mercato.
“I nuovi media, la multimedialità, le forme di rappresentazione e di comunicazione legate all’immagine digitale – spiega la docente dell’ateneo udinese, Roberta Altin organizzatrice del convegno assieme al docente Paolo Parmeggiani – hanno innovato non solo il settore dello spettacolo, dell’intrattenimento o della comunicazione. Il web, il video digitale, i database, le nuove tipologie di software e la multimedialità in genere sono ormai conosciuti e usati come indispensabili strumenti per migliorare le tradizionali pratiche in molti settori. In particolare nel campo dell’intrattenimento, dei mass media, della comunicazione interpersonale o dell’informazione i risvolti pratici dell’informatica sono sotto gli occhi di tutti. Poco si sa invece delle prospettive che si stanno aprendo e delle concrete applicazioni già messe in atto nelle scienze umane dove molte esperienze di ricerca utilizzano la multimedialità e il linguaggio delle immagini digitali come strumento conoscitivo. Fare ricerca con le nuove tecnologie contribuisce spesso a migliorare l’analisi quantitativa e qualitativa dei dati, obbliga a una revisione metodologica e, spesso, a una rielaborazione anche teorica”.


        Il convegno nasce con l’obiettivo di recuperare la componente umanistica e sociale, quale ingrediente essenziale dei due corsi di laurea pordenonesi dell’ateneo friulano. “Le competenze tecniche – precisa Altin – non possono venir separate da un sapere critico di stampo umanistico; questa doppia anima che si esplicita nel curriculum formativo di entrambi i corsi è una risorsa fondamentale che crea e alimenta conoscenza trasversale”. La seconda caratteristica del convegno è l’interdisciplinarietà, dato che in ogni settore di ricerca si registra una crescente specializzazione.
La parte centrale del convegno è dedicata alle ricerche visuali in sociologia ed antropologia. Relatori dalle Università di Bologna, Urbino, Padova e Udine faranno il punto sulle esperienze più innovative che utilizzano video, immagine digitale e software per studiare realtà sociali, antropologiche e interculturali sempre più complesse. Un’altra sezione del convegno è dedicata all’influsso che i nuovi media hanno sullo studio della linguistica. Docenti dell’Università di Udine presenteranno alcune interessanti prospettive nell’ambito dello studio della vitalità di lingue considerate in via di “estinzione” e nella ricerca sui meccanismi persuasivi insiti negli spot pubblicitari.


        Anche il settore dello studio del territorio è oggetto di una sezione del convegno. Geografi, urbanisti, topografi dimostreranno come l’immagine digitale coniugata all’informatica sta cambiando il modo di documentare e rappresentare il paesaggio, non solo a fini di ricerca, ma anche a fini amministrativi degli enti locali, come rappresenta l’esperienza di una giovane impresa di Pordenone che utilizza le riprese video e le collega ad immagini cartografiche.
Non si può dimenticare infine il settore delle esperienze che utilizzano la multimedialità con fini pedagogici. Da una parte la scuola, dall’altra alcuni enti culturali, come ad esempio il museo dell’Immaginario scientifico, utilizzano le nuove tecnologie non solo per documentare, ma anche per stimolare l’interesse e l’apprendimento, superando quella pericolosa attitudine all’intrattenimento passivo spesso generata dall’uso diseducativo dei nuovi media.

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