Una mostra archeologica con oltre 300 reperti che abbracciano l’intera storia del sito di Tell Mishrifeh dalla fondazione attorno al 2.600 a.C. al suo abbandono nel 700 a.C., il Palazzo reale di Mishrifeh degli antichi sovrani di Qatna del II millennio a.C. restaurato con 100 mila mattoni crudi, i primi itinerari del futuro parco archeologico che permetterà la fruizione dal grande pubblico attraverso percorsi guidati e ricostruzioni animate in realtà virtuale. È un mega-evento culturale quello che la missione italiana dell’università di Udine, insieme all’università di Tubinga e alla locale Direzione generale dell’antichità e dei musei, sta organizzando per far rinascere, dopo Tremila anni, l’antica Qatna, la grande capitale della Siria centrale, sorta in un’ansa del fiume Oronte, a 18 chilometri dalla città di Homs, in una posizione strategicamente cruciale, nel punto di incontro delle vie carovaniere attraverso il deserto siro-arabico tra la Mesopotamia e il Levante.
L’evento. L’inaugurazione della mostra archeologica dal titolo “La città dell’Oronte. Arte e archeologia dell’antico regno di Qatna” e del restauro del Palazzo reale e della mostra archeologica allestita dalla missione siro-italo-tedesca nello storico palazzo mamelucco (XIII sec. d.C.) dello Qasr Zahrawi di Homs si svolgerà il prossimo giovedì 29 settembre. All’evento parteciperà una delegazione dell’università di Udine, guidata dal rettore Furio Honsell, e di cui fanno parte la preside della facoltà di Lettere e filosofia, Caterina Furlan e il delegato del rettore agli Scavi archeologici, Fales.
Il sito archeologico. La mostra archeologica sancisce la conclusione dei primi sette anni di scavi a Tell Mishrifeh, l’antica Qatna, che, proprio la sua ubicazione geografica, fu, insieme a Mari e ad Aleppo, una delle tre più importanti capitali della Siria fra II e I millennio a. C. Oggetto di campagne di scavo da parte dell’ateneo friulano a partire dal 1999 che hanno portato alla luce oggetti di straordinario valore scientifico e culturale, il sito di Tell Mishrifeh è oggi il più grande cantiere archeologico aperto in Siria e uno dei maggiori dell’intero Vicino Oriente: l’insediamento urbano è esteso su 110 ettari, circondato da un imponente sistema di terrapieni di fortificazione di un chilometro per lato che raggiunge ancora oggi un’altezza di 20 metri.
La mostra e il restauro. La mostra, che rimarrà visitabile per due mesi, fino al 30 novembre 2005, comprenderà circa 300 oggetti, dei quali 150 ritrovati dall’équipe scientifica dell’ateneo friulano che in questi anni si è avvalsa anche del contributo di 50 studenti di Conservazione dei beni culturali. Accanto ai lavori di scavo archeologico, inoltre, è stato iniziato un ampio programma di restauro e valorizzazione in chiave turistica dei resti del monumentale Palazzo Reale di Qatna, condotto assieme alla missione siriana. Nel corso dei prossimi anni, questo progetto sfocerà nella creazione di un grande parco archeologico di Qatna e del suo territorio, che renderà le rovine dell’antica città fruibili ai turisti.
Le scoperte. La missione archeologica dell’università di Udine ha concentrato le proprie ricerche in tre diversi cantieri (H, J e K) ubicati sull’acropoli di Qatna. Nel cantiere H è stata portata alla luce la parte orientale del grandioso Palazzo Reale del II millennio a.C., con la sala del trono e un’intera ala di servizio della vasta fabbrica palatina. Nel cantiere J, sulla sommità dell’acropoli, è stata studiata l’intera sequenza insediativa del sito compresa fra l’età del Bronzo Antico III (2600 a.C.) e l’età del Ferro II (700 a.C.). Sono stati individuati numerosi granai e silos per lo stoccaggio intensivo di derrate alimentari appartenenti al III e I millennio a.C. e il più vasto e articolato quartiere per la produzione in massa di ceramica finora portato alla luce nella Siria del II millennio a.C. Infine, nel cantiere K, è stato scoperto un vasto palazzo dell’età del Bronzo Tardo (1600-1300 a.C.), appartenuto probabilmente ad un membro della famiglia reale di Qatna, nei cui vani sono stati rinvenuti un archivio di tavolette cuneiformi, centinaia d’intagli in avorio di elefante, sigilli cilindrici, cretule con impronte di sigilli, ceramica locale e importata da Cipro e dall’Egeo Orientale, oltre a numerosi oggetti in metallo.
Il dottorato di ricerca. Ma il progetto dell’ateneo friulano con la Siria non si conclude qui, anzi. Per porre nuove e più ampie basi a questa sinergia e migliorare ulteriormente i già ottimi rapporti di collaborazione esistenti, l’Università di Udine, ha assegnato alla Direzione Generale delle Antichità e dei Musei di Siria una borsa di dottorato di ricerca triennale, che consentirà ad un giovane studente siriano di svolgere il dottorato di ricerca in Archeologia del Vicino Oriente antico presso l’Università di Udine. Nei giorni successivi all’inaugurazione della mostra, infatti, la delegazione dell’ateneo friulano e l’Ambasciatore d’Italia in Siria, Francesco Cerulli, incontreranno Mahmud Sayyed, Ministro della Cultura siriano, Bassam Jamous, direttore generale delle Antichità e dei Musei di Siria, Michel Al-Maqdissi, direttore del servizio Scavi archeologici, per consegnare la borsa di dottorato di ricerca triennale e per la futura collaborazione fra l’università di Udine e la Direzione generale delle antichità e dei musei in Siria.