Prime in Italia a scendere in campo facendo sistema

Le Università del FVG unite contro la manovra finanziaria del Governo

I rettori: «il disimpegno dello Stato mette a rischio l’università pubblica, bene collettivo al servizio della società»

I rettori delle università del Friuli Venezia Giulia, Cristiana Compagno dell’ateneo di Udine, Francesco Peroni dell’ateneo di Trieste, Stefano Fantoni della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa) di Trieste, sono i primi in Italia a scendere in campo, mai prima così uniti, per sensibilizzare l’opinione pubblica e la propria comunità di riferimento in merito alla sopravvivenza del sistema universitario regionale e nazionale, messa a rischio dalla manovra finanziaria prevista dal Governo, con il decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 (decreto Tremonti).

«Denunciamo – affermano i rettori – il disimpegno dello Stato nei confronti del sistema universitario e degli obblighi internazionali assunti dall'Italia in materia di formazione universitaria e di ricerca scientifica. Il dichiarato favore per una trasformazione delle università in fondazioni di diritto privato apre la via al declino dell’università pubblica, intesa come bene collettivo al servizio dell’intera società. Attraverso una manovra affrettata, che prospetta tagli inauditi – continuano i tre rettori -, gli atenei sono messi in gravissime difficoltà e arriveranno tutti, molto rapidamente, al dissesto. Non è pensabile che si possa affrontare responsabilmente un tema cruciale e di valenza strategica per la vita del Paese, come quello di una eventuale revisione istituzionale e organizzativa del sistema universitario, sotto la minaccia del suo tracollo annunciato e inevitabile».

Compagno, Fantoni e Peroni puntano il dito in particolare contro due misure che il decreto Tremonti adotta. La progressiva e drastica riduzione del Fondo di finanziamento ordinario nel periodo 2009-2013 e il limite alle assunzioni al 20% del turn over fino al 2012. «Quest’ultimo – spiegano i rettori del FVG – impedirà alle università la possibilità di rinnovare il proprio capitale di conoscenza. Se le università non si possono rinnovare, entrano in fase di stasi e di declino certo». L’applicazione del decreto comporterà la riduzione progressiva del FFO, che sarà di 63,5 milioni di euro nel 2009 fino ad arrivare a 455 milioni di euro dal 2013.

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