Coinvolti 15 partner italiani e stranieri sotto la guida del MUSE di Trento
Udine nel progetto “Life Seedforce” per salvare le piante autoctone italiane dall’estinzione
Finanziato dalla Commissione europea, punta alla tutela e propagazione di 29 specie particolarmente minacciate
Anche l’Università di Udine, attraverso il suo dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (DI4A), partecipa al progetto “Life Seedforce, Using SEED banks to restore and reinFORCE the endangered native plants of Italy”, che mira a recuperare e rafforzare le popolazioni di piante autoctone italiane in via d’estinzione grazie a banche dei semi. Il progetto, finanziato per 7.790.685 euro dalla Commissione europea attraverso il programma LIFE, è guidato dal Museo delle Scienze (MUSE) di Trento e coinvolge in questa grande operazione di salvataggio e salvaguardia delle piante autoctone italiane ben 15 partner da 10 regioni italiane, Francia, Slovenia e Malta. Iniziato formalmente il primo ottobre scorso, durerà fino alla fine del 2026.
L’Italia ospita un numero elevato di piante di interesse comunitario, molte delle quali esclusive delle nostre regioni, con ben 104 specie vegetali incluse nella Direttiva Habitat, emanata dalla Commissione Europea (n. 92/43/CEE del 21 maggio 1992) per promuovere il mantenimento della biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali nel territorio europeo. Di queste specie, secondo l’ultimo report sullo stato di attuazione della Direttiva, 58 sono in cattivo stato di conservazione e a rischio di estinzione.
Nello specifico, Life Seedforce condurrà un’operazione di salvataggio su 29 di queste specie particolarmente rare e minacciate, intervenendo concretamente in 76 aree di biodiversità a copertura delle tre regioni biogeografiche presenti in Italia (alpina, mediterranea e continentale) e nelle regioni confinanti in Francia, Slovenia e Malta. Il rischio di estinzione per queste specie, a parte i fattori intrinseci come la scarsità numerica degli individui delle popolazioni e l’isolamento, è causato dalle modifiche dell'habitat prodotte dall'uomo, tra le quali l'abbandono delle pratiche agricole e territoriali tradizionali (come la cessazione della ceduazione e della fienagione negli habitat semi-naturali e il pascolo eccessivo), l'invasione di specie aliene e il cambiamento d’uso causato da attività ricreative ad alto impatto e dal turismo.
«Grazie a un approccio integrato – spiega Costantino Bonomi, Conservatore di Botanica del MUSE e coordinatore del progetto - verranno rimosse o mitigate le minacce che gravano su 139 siti di intervento, di cui 107 in Italia, dove verranno trasferiti oltre 25 mila individui di queste specie rare, di cui 20 mila in Italia, propagate massivamente in serra e in laboratorio per spezzare le catene dell’isolamento che oggi le condannano all’estinzione».
Non solo. Il progetto Life Seedforce si avvicinerà anche al mercato mettendo in vendita il surplus di produzione per favorire ancora di più la diffusione di queste specie nelle nostre case e nelle nostre città.
Oltre al rafforzamento numerico delle popolazioni originali, le attività previste riguardano il controllo della rivegetazione (rimozione di arbusti e alberi, taglio dell'erba), la protezione dal pascolo eccessivo e dal calpestio con recinzioni pertinenti, l’eradicazione sostenibile delle specie aliene invasive. Per le minacce intrinseche legate a popolazioni piccole e frammentate, Seedforce aumenterà le dimensioni della popolazione con un mix di genotipi accuratamente selezionato che imiterà il flusso genico naturale, eliminando l'isolamento delle piante e curando la frammentazione degli habitat.
In particolare, «l’Università di Udine – spiega il coordinatore scientifico dell’unità locale, Valentino Casolo – collaborerà al progetto con il gruppo di biologia vegetale e genetica. I primi saranno impegnati nel rafforzamento delle popolazioni di quattro specie di interesse regionale: Eliocharis carniolica, Liparis loeselii e Marsilea quadrifolia nelle risorgive e Eryngium alpinum nelle Alpi. Il gruppo di genetica sarà invece responsabile dell’importante ruolo di valutazione dell’assetto genetico di tutte le popolazioni delle specie interessate dal progetto. Tra gli enti pubblici coinvolti in qualità di portatori di interesse ci sono anche la Regione Friuli Venezia Giulia e il Parco delle Prealpi Giulie».
Gli obiettivi del progetto saranno raggiunti grazie alle competenze e alla collaborazione di tutti i partner che saranno impegnati nel migliorare la qualità dell'habitat nelle 76 aree hot-spot di biodiversità che coprono complessivamente 450.250 ettari, assicurando che ogni sito possa sostenere una popolazione vitale delle specie scelte. Le azioni previste sono: la raccolta del germoplasma (semi e propaguli) delle piante target, senza intaccare il potenziale riproduttivo naturale delle specie per riprodurlo e conservarlo a lungo termine; la propagazione di queste specie, che mira a produrre un totale di non meno di 50 mila individui, utilizzando tutte le strutture del partenariato compresi i laboratori di germinazione dei semi e i vivai. Saranno reintrodotte e rinforzate 139 popolazioni delle 29 specie target in 76 siti della rete Natura2000, che verranno monitorati costantemente in collaborazione con le autorità di gestione per ottenere risultati ottimali e contribuire a fornire al Paese uno strumento efficace per adempiere all'obbligo contrattuale e alle carenze relative alla procedura d'infrazione (2015/2163).
Il progetto coinvolgerà 10 regioni italiane (Abruzzo, Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Veneto), Francia (Provence-Alpes-Côte d' Azur), Malta e Slovenia. Il ricco partenariato, guidato dal capofila MUSE coinvolge l’Università di Roma La Sapienza, il Conservatoire botanique national méditerranéen de Porquerolles, il Parco Monte Barro, Legambiente ONLUS, l’Ente Parco Nazionale della Maiella, l’Università di Ljubljana, l’Università di Malta, l’Università di Cagliari, l’Università di Catania, l’Università di Genova, l’Università di Palermo, l'Università di Padova, l’Università della Tuscia, l’Università di Udine. Il progetto è inoltre cofinanziato dal Ministero dell’Ambiente, Cambiamenti climatici e Pianificazione (MECP) e dalla Rete Italiana Banche del germoplasma per la conservazione ex situ della flora spontanea italiana.
Le specie target del progetto sono: 1. Astragalus verrucosus - 2. Bassia saxicola - 3. Campanula sabatia - 4. Cytisus aeolicus - 5. Galium litorale - 6. Limonium strictissimum - 7. Linum muelleri - 8. Ribes sardoum - 9. Silene hicesiae - 10. Adenophora liliifolia - 11. Botrychium simplex - 12. Centranthus amazonum - 13. Crepis pusilla - 14. Dracocephalum austriacum - 15. Elatine gussonei - 16. Eleocharis carniolica - 17. Eryngium alpinum - 18. Gentiana ligustica - 19. Gladiolus palustris - 20. Himantoglossum adriaticum -21. Kosteletzkya pentacarpos - 22. Leucojum nicaeense - 23. Linaria flava - 24. Linaria pseudolaxiflora - 25. Liparis loeselii - 26. Marsilea quadrifolia - 27. Primula palinuri - 28. Saxifraga tombeanensis - 29. Woodwardia radicans.