19 luglio 2017
–
La ricerca ha vinto il “Chriss Voss Best Paper Award” di Edimburgo
Premio internazionale all'Università di Udine per uno studio sul “reshoring”
I ricercatori dell’Ateneo friulano hanno analizzato il fenomeno
del rientro delle produzioni nei Paesi d’origine
Uno studio dell’Università di Udine sul fenomeno del “reshoring”, cioè il rientro nei Paesi d’origine delle produzioni precedentemente delocalizzate, ha vinto il premio “Chris Voss Best Paper Award” assegnato da “Euroma 2017”, la più importante conferenza internazionale di “Operations management”, tenutasi a Edimburgo. La ricerca dell’Ateneo friulano, che analizza il “reshoring” dal punto di vista tecnico-manageriale, è stata premiata tra oltre 500 studi condotti in tutta Europa. Lo studio ha analizzato più di 700 casi di “reshoring”, utilizzando i dati dell’Osservatorio europeo sul “reshoring”, coordinato dall’Università di Udine e finanziato dall’Unione Europea, oltre a quelli del database “Uni-Club More back-reshoring”, creato dall’Ateneo friulano assieme a quelli di Catania, l’Aquila, Bologna, Modena e Reggio Emilia. Tra i casi presi in esame anche quello dell’azienda friulana Snaidero che ha scelto di riportare parte della produzione dalla Germania all’Italia.
Lo studio, condotto da un gruppo di ricerca in Ingegneria gestionale dell’Ateneo udinese, costituito dai docenti Guido Nassimbeni e Marco Sartor e dalla dottoranda Li Wan, insieme ad alcuni colleghi delle Università di Bolzano e Catania, analizzando le soluzioni organizzative adottate nei processi di rimpatrio delle produzioni, in prevalenza dal contesto cinese, ha messo in evidenza che le motivazioni più frequenti per il rientro sono legate ai crescenti costi logistici, a problemi di qualità dei prodotti e ai vantaggi competitivi offerti dal “made-in”.
La ricerca premiata rappresenta in assoluto il primo caso di pubblicazione che analizza le determinanti delle soluzioni organizzative (“entry mode”) adottate nel “reshoring”. Fino ad oggi, infatti, la letteratura scientifica si è occupata unicamente di concettualizzare e caratterizzare il fenomeno e di studiarne le motivazioni. Lo studio dell’Università di Udine – nel filone di ricerca del “reshoring” il gruppo di Ingegneria gestionale è stato uno dei leader a livello mondiale – riveste, dunque, importanti implicazioni sia sul piano manageriale, perché mette in evidenza come la scelta degli “entry mode” sia un processo dinamico al quale è necessario prestare significativa attenzione, sia in termini di politica industriale in un momento in cui molti Paesi cercano di favorire il rientro manifatturiero da parte delle aziende, per migliorare l’impatto occupazionale dell’industria italiana.
«Questo premio – ha affermato Nassimbeni – è un importante riconoscimento per il gruppo di ricerca in Ingegneria Gestionale dell’Università di Udine, che ne conferma il ruolo centrale nel panorama internazionale dell’Operations Management».
«Il crescente interesse accademico – ha evidenziato Sartor –, ma anche manageriale e dei “policy maker” è, a mio avviso, un buon segnale per la competitività e l’occupazione nel mondo occidentale, in passato minata dalla competizione globale. Pochi, però – ha aggiunto –, sono ancora i casi di “reshoring” nella nostra. Degli interventi a supporto del fenomeno, come quelli attuati dalla Regione Toscana, potrebbero forse contribuire a riportare aziende e posti di lavoro nel nostro territorio».
In particolare, l’articolo, intitolato “Entry modes in reshoring strategies: An empirical analysis”, analizza le determinanti delle soluzioni organizzative utilizzate nella delocalizzazione della produzione e nel successivo rimpatrio, mettendo a confronto “outsourcing”, cioè l’appalto ad una società esterna di parte o di interi processi produttivi, e “insourcing”, ovvero il trasferimento all’interno dell’azienda di servizi e funzioni precedentemente appaltati a fornitori esterni.
Le analisi statistiche condotte hanno consentito agli studiosi dell’Ateneo friulano di evidenziare come esista una forte tendenza delle aziende nel ripetere le scelte di “insourcing” durante il rimpatrio della produzione (effetto di “path dependency”).
Le aziende che adottano soluzioni di “outsourcing” durante la delocalizzazione sembrano, invece, ricorrere sia a “outsourcing” che a “insourcing” nel rimpatrio. In questo caso si nota un effetto significativo del settore tessile (in cui prevale il ricorso all’”outsourcing”) e degli incentivi governativi come motivazione del “reshoring” (che fanno prevalere l’”insourcing”).