Anteprima europea il 6 ottobre a Pordenone alle Giornate del cinema muto
La battaglia dall’Astico al Piave: restaurato e ricostruito il film dal vero del 1918
Progetto finanziato dal Ministero della cultura e realizzato dall’Ateneo in collaborazione con Kinoatelje, Cineteca del Friuli, Archivio storico Luce, Cineteca Milano, Lobsters Films, Museo nazionale del cinema
L’Università di Udine ha restaurato e ricostruito la prima edizione italiana del film dal vero “La Battaglia dall’Astico al Piave”, testimonianza della fase finale della prima guerra mondiale sul fronte italiano. Realizzata dal Regio Esercito Italiano nel 1918, l’opera, un documentario di montaggio di 57 minuti, testimonia gli eventi tra il 14 e il 30 giugno 1918 che decisero l’esito della seconda battaglia sul Piave. Tra gli altri, si può vedere il volo su Vienna guidato da Gabriele D’Annunzio, la resa degli Austro-Ungarici e l'annuncio della vittoria da parte del generale Armando Diaz. Il progetto di recupero è stato finanziato dal Ministero della cultura, attraverso il Comitato tecnico-scientifico speciale per la tutela del patrimonio storico della Prima Guerra Mondiale. Il progetto è stato il secondo fra i 14 beneficiari di sostegno prescelti fra 122 progetti su iniziative di tutela del patrimonio storico della Grande guerra.
Anteprima a Pordenone. Il film è stato proiettato in anteprima europea mercoledì 6 ottobre, alle 17.30, al teatro Verdi di Pordenone, nell’ambito delle Giornate del cinema muto. Il film sarà inoltre mostrato a Roma, Udine, Torino e in altre città italiane in occasione delle celebrazioni del Milite ignoto. «Tra i progetti più interessanti – scrive la presidente del Comitato, Alessandra Galloni, nel messaggio augurale in occasione dell’anteprima –, il restauro di un raro e prezioso documento filmico del 1918, il lungometraggio “La battaglia dall’Astico al Piave”, inserito tra i vincitori del bando 2020. Per questo importante risultato intendo esprimere le mie più vive felicitazioni».
Gli artefici. L’opera è stato oggetto di un complesso lavoro per la ricostruzione filologica e il restauro dei materiali collazionati presso più archivi europei da parte di un gruppo di ricerca del Dipartimento di studi umanistici e del patrimonio culturale (Dium) dell’Ateneo friulano, sotto la direzione scientifica di Simone Venturini. All’impresa hanno collaborato Archivio storico Luce (Patrizia Cacciani, Fabrizio Micarelli), Cineteca del Friuli (Livio Jacob, Elena Beltrami, Andrea Tessitore), Cineteca Milano (Roberto Della Torre), Kinoatelje (Martina Humar), Lobsters Films (Serge Bromberg) e Museo nazionale del cinema (Gabriele Perrone). Oltre a Venturini, l’equipe dell’Università di Udine è composta dal direttore tecnico Gianandrea Sasso, dalla capo-restauratrice Daniela Pera e dai restauratori Serena Bellotti, Anna Donati, Petra Marlazzi, e Giacomo Vidoni. Importante è stato il contributo di esperti del cinema della grande guerra e del periodo storico, tra cui Livio Jacob, Alessandro Faccioli, Elena Nepoti e Camillo Zadra (ai quali si devono più identificazioni e intuizioni di ricerca).
Genesi di un restauro. Del film fino ad oggi sono state documentate quattro versioni. Le versioni italiana e francese del 1918; una versione ridotta “scozzese” del 1918 “da 2000 piedi” di lunghezza e una riedizione del 1927. Il restauro ha ricostruito l'edizione italiana del 1918 avvalendosi di più materiali filmici conservati presso collezioni e archivi europei. La copia conservata dall’Associazione Kinoatelje si è rivelata l’elemento chiave per la ricostruzione della versione italiana del 1918 (una copia nitrato di prima generazione, imbibita e virata, con didascalie italiane e informazioni autografe sul montaggio e le colorazioni). Diverse altre sequenze sono state rintracciate nei materiali provenienti da Cineteca del Friuli e Lobster (copie d’epoca e master che testimoniano la versione francese del 1918) e nei materiali dell'Istituto Luce (un duplicato negativo, in quattro rulli, con didascalie flash che testimoniano sia la versione del 1918 che quella del 1927). La sequenza finale del film proviene dall’Archivio storico del film di Cineteca Milano (copia positiva nitrato, digitalizzata da MIC Lab e risalente alla riedizione del 1927). Un’altra scena mancante è stata trovata in “Dio segnò i confini d'Italia” (1918), conservato dal Museo nazionale del Cinema di Torino (digitalizzato dal Museo). Attualmente i ricercatori dell’ateneo friulano stanno analizzando, su intuizione del direttore della Cineteca del Friuli, più materiali conservati dalla Library of Congress di Washington, la biblioteca nazionale degli Stati Uniti e la più grande del mondo, in cui sono state individuate alcune riprese mancanti.
Un lavoro interdisciplinare. Numerosi materiali non filmici hanno sostenuto e convalidato il restauro e la ricostruzione. Bollettini (Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia) e riviste (The Bioscope, Kinema, Il mattino illustrato, Giornale del Mattino, Il Resto del Carlino) attestano la circolazione del film tra il 1918 e il 1933 in diversi paesi e città. Ma anche e soprattutto documenti da archivi militari, musei (Museo centrale del Risorgimento); libri, diari (come i diari del capitano Maurizio Rava e del tenente Luigi Marzocchi) e fotografie degli stessi eventi scattate dai fotografi del Regio Esercito Italiano. In questo modo è stato possibile datare e localizzare la maggior parte delle sequenze del film.
«Confrontando tra loro documenti, diari, immagini in movimento e fotografie – spiega Venturini – abbiamo potuto osservare i momenti chiave da un punto di vista storico prismatico, poiché la battaglia è stata testimoniata e raccontata da diverse angolazioni. Più studiosi e specialisti hanno fornito un aiuto fondamentale per localizzare e datare le sequenze e identificare altri testimoni e fonti, quali i materiali di Torino e della Biblioteca del Congresso».
Attualmente, la ricostruzione attesta più del 90% dell'edizione italiana, circa 1170 metri sui 1255 registrati dal visto di censura. «Questo eccezionale risultato – sottolinea Venturini – ha permesso di recuperare una fetta importante del patrimonio cinematografico italiano della prima guerra mondiale e di chiarire le relazioni e le contaminazioni tra diversi film e documenti d’epoca».