L’Università di Udine sviluppa da 5 anni un progetto in Etiopia

Buone pratiche e saperi antichi per difendere le case in terra cruda dagli incendi. Programma di cooperazione con l'Africa

Tra le iniziative, la formazione di un tecnico etiope in Friuli. Responsabile scientifico Mauro Bertagnin, esperto e consulente del WHEAP Unesco

 

Un progetto pilota per l’attivazione di buone pratiche per evitare gli incendi delle abitazioni nella regione di Emdibir-Gurage in Etiopia, favorendo in loco un efficace training in materia e mantenendo, allo stesso tempo, i saperi costruttivi vernacolari che rischiano di andare perduti.
 
S’intitola “Miglioramento dell’habitat vernacolare della regione di Emdibir-Gurage in Etiopia”, ed è stato sviluppato nel Paese del Corno d’Africa dall’Università di Udine, in partnership con Mission Onlus/Caritas Diocesana Udine, CEVI (Centro Volontariato Internazionale), St. Anthony TVET College di Emdibir (Etiopia), sulla base di una convenzione tra Uniud e St. Anthony TVET College, che ha per oggetto l’assistenza tecnica e la formazione di personale qualificato sia in loco, sia a Udine. Ed è proprio nell’ambito di tale progetto che il tecnico etiope Nigatu Tefera (del TVET college) è giunto in Friuli lo scorso aprile per formarsi in parte nella scuola maestranze edili CEFS di Udine e in parte nel Laboratorio Lateris del DPIA dell’ateneo friulano, dove sta completando un ciclo intensivo di lezioni teoriche e esercitazioni pratiche sulla costruzione migliorata in terra cruda.
 
Il progetto, iniziato nel 2013 e nato da una concreta richiesta di aiuto e assistenza tecnica pervenuta al Cevi di Udine e a Mission Onlus, dal vescovo della Eparchia di Emdibir, nella regione etiopica del Gurage, è al momento in corso, sostenuto da finanziamenti provenienti in parte dalla Legge regionale sulla cooperazione, in parte da donazioni di privati.
 
«Il focus dell’iniziativa – spiega l’architetto e docente Mauro Bertagnin, già presidente del corso di laurea in Architettura dell’ateneo friulano, esperto al quale si sono inizialmente rivolte le due agenzie della cooperazione - è quello degli incendi dell’architettura vernacolare in terra cruda, che affliggono i villaggi della regione, e la conseguente necessità di trovare delle soluzioni praticabili per limitare o eliminare il problema».
È stato il prof. Bertagnin, noto a livello internazionale come consulente del WHEAP (World Heritage Earthen Architecture Programme) dell’UNESCO, Centro del Patrimonio Mondiale, programma del quale è partner l’Università di Udine, concepito per la salvaguardia delle città e delle architetture in terra cruda nel mondo , a guidare la prima missione esplorativa e a dare il via a studi mirati sia sul campo, sia a sperimentazioni nel laboratorio Lateris collegato al Laboratorio Prove materiali del Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura (DPIA) dell’Università di Udine.
 
«L’attività di ricerca sul campo – racconta Bertagnin - è stata fondamentale per conoscere la tipologia architettonica oggetto di incendi (Gojio Bet in lingua gurage/Tucul in amarico) e capire, inoltre, le ragioni degli incendi che dopo l’indagine ho individuato in tre filoni: incendi dolosi, incendi provocati dai fuochi domestici sempre attivi all’interno dell’abitazione vernacolare e, infine, incendi dovuti a fulmini. È sulla casistica degli incendi da fulmini che si è concentrata l’attività sperimentale e di ricerca, con l’esito della scoperta dell’origine, connessa alla sostituzione della tradizionale protezione in coccio della parte apicale dell’elemento centrale della struttura a ombrello tipica del Gojio Bet con lattine esaurite di metallo per cibo in scatola».
 
In seguito, sono state costruite a Emdibir due abitazioni–prototipo che, riproducendo i modelli tipologici tradizionali a base circolare con copertura troncoconica, ne hanno potenziato le prestazioni in termini di resistenza al fuoco, impiegando semplici miglioramenti, «come la doppia intonacatura in terra cruda all’interno e all’esterno della muratura circolare che sostiene il tetto tronco conico», spiega il docente.
Molto significative le ricadute a livello locale: i due prototipi costruiti da artigiani del luogo, i cui cantieri di costruzione sono stati condotti con la direzione scientifica del prof. Bertagnin, sono serviti anche come cantieri di sperimentazione pratica per i giovani iscritti ai corsi in “building construction” offerti dal TVET College, che così hanno approfondito anche il tema della costruzione in terra cruda. Inoltre, all’attività sperimentale si è affiancata nel tempo un’attività di formazione teorica e pratica sulle tecniche di costruzione in terra cruda, con lezioni tenute sempre da Bertagnin nel corso di diverse missioni presso il TVET College di Emdibir nell’ambito del rapporto di cooperazione che si è approfondito nell’arco dell’ultimo quinquennio.
 
Nell’alveo dello stesso rapporto di cooperazione, anche una serie di tesi di laurea specialistiche in Architettura che Bertagnin ha seguito sui temi propri della cooperazione con il collegio etiope e che hanno suscitato l’interesse degli allievi architetti udinesi.

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