Progetto del Circolo della Stampa, con gli atenei friulano e giuliano, sostenuto dalla Regione
Viaggio d'istruzione e memoria a Lubiana e Arbe
Il 5 e 6 maggio 40 studenti delle università di Trieste e Udine visiteranno due luoghi simbolo dell’occupazione italiana della Jugoslavia
Una quarantina di studenti dei corsi di studio umanistici delle università di Trieste e Udine faranno il 5 e 6 maggio un viaggio di istruzione e memoria a Lubiana, capitale della Slovenia, e Arbe, in Croazia, nell’ambito del progetto “Il confine dentro - dentro il confine”. Il progetto è promosso dal Circolo della Stampa di Trieste, sostenuto dall’assessorato alla Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, e coinvolge i due atenei regionali. La visita sarà guidata dai professori Andrea Zannini dell'Università di Udine, Tullia Catalan e Federico Tenca Montini dell'Università di Trieste.
Lubiana e Arbe sono state pesantemente segnate dall’attacco alla Jugoslavia portato dall’Italia fascista nel corso del secondo conflitto mondiale. Le vicende di ottant’anni fa, «che con gli attuali eventi tra Ucraina e Russia – commentano i docenti che guideranno la visita – presentano analogie degne di riflessione», ebbero due momenti e punti chiave a Lubiana, dichiarata capoluogo della nuova provincia italiana e nell’isola di Arbe (Rab).
Confinata, e isolata, tramite cavalli di Frisia, torrette con mitragliatrici e check point, dal resto del territorio, Lubiana subì violenze, fucilazioni e un gran numero di deportazioni verso i campi di concentramento allestiti dall’esercito, tra cui è tristemente famoso quello di Arbe-Rab. Pur non essendo teoricamente destinato allo sterminio, di fatto lo divenne, con punte di mortalità, per deperimento e malattie, che arrivarono a superare percentualmente quelle dei lager.
«Principali cause di morte nei campi saranno la fame e freddo essendo gli internati soprattutto nel primo periodo alloggiati in tende e solo successivamente in baracche», scrivono Alberto Becherelli e Paolo Formiconi, in “La quinta sponda - Una storia dell’occupazione italiana della Croazia 1941- 1943”, pubblicato dall’Ufficio storico dello Stato maggiore della Difesa. «Il livello di alimentazione era insufficiente, la situazione igienica inadeguata, e già nel dicembre del 1942 ad Arbe avevano perso la vita circa 500 persone. Alla chiusura del campo i morti sarebbero stati più di 1400, circa il 20 per cento del totale dei suoi internati slavi, circa 7500».
Oggi sul tracciato della recinzione bellica lubianese, lunga oltre 30 chilometri, è stato realizzato un percorso naturalistico, il Pot Spominov (Sentiero della rimembranza e della solidarietà). A Kampor, nell’isola di Arbe, invece, è stato trasformato in sacrario il cimitero che ricorda le vittime.
«Il viaggio nelle due località – sottolineano Zannini, Catalan e Tenca Montini –, che, a quanto risulta, non sono mai state oggetto di una visita o di un atto ufficiale dello Stato italiano, servirà agli studenti per acquisire una visione più ampia e completa del turbine di violenze che verso la metà dello scorso secolo insanguinò l’Alto Adriatico».