Vaccini: bufale e verità scientifiche in un dibattito pubblico

In anteprima, le interviste ai protagonisti dell’appuntamento in programma il 19 aprile

L’Università di Udine in collaborazione con l’amministrazione comunale promuove il prossimo 19 aprile alle 18, Aula 3 di via Tomadini, l’appuntamento “Vaccinazioni: la più grande scoperta per la sopravvivenza dell’umanità”. All’iniziativa, che appartiene al ciclo destinato alla divulgazione scientifica propria dell’ateneo “Incontri fuori dal Comune”, parteciperanno Carlo Pucillo, ordinario di patologia generale e immunologia all’Università di Udine, Andrea Cossarizza, ordinario di patologia generale e immunologia all’Università di Modena e Reggio Emilia, presidente di Isac (International Society for Advancement of Cytometry), l’atleta paralimpico Andrea Lanfri, la compagnia teatrale “Topi da laboratorio” e la giornalista Maria Santoro.

Conosciamo in anteprima i principali interlocutori della serata.

Andrea Cossarizza - Vaccini: truffe, leggende e realtà
Coautore della pagina Facebook “Silvestri & Cossarizza, Medici & Scienziati” assieme al collega Guido Silvestri (docente di Patologia Generale e direttore del dipartimento di Microbiologia e Immunologia all’Emory University di Atlanta).

Professor Cossarizza, chi oggi vuole fare divulgazione sul tema non deve temere l’arena dei social network, giusto?
Giustissimo, perché proprio su questa virtuale piazza si alimenta la “misinformation” globale. Troppe le informazioni contraffatte che allontanano, a volte irrimediabilmente, le persone dalla medicina tradizionale. In rete si moltiplicano tuttologi di ogni specie, che dissertano senza competenze di vaccini e molto altro ancora, lusingando tanti pazienti bisognosi di cure e famiglie fragili al seguito. Il mondo scientifico in questi anni ha un po' peccato di superbia, pensando davvero non ci fosse competizione mediatica al mondo capace di mettere in discussione la più grande scoperta della storia dell’umanità, le vaccinazioni. Le assurde recriminazioni degli antivax hanno esortato migliaia di persone al delirante rifiuto della scienza medica, spesso con successo. Numerosi genitori di tutta Italia hanno scelto di non proteggere la salute dei propri figli in nome della pseudoscienza. Un rifiuto che si proclama informato ma che è ben lontano dalle verità scientifiche. Un rifiuto che continua a “favorire” la circolazione di virus e batteri, e mietere vittime.

L’introduzione dell’obbligo vaccinale può essere davvero considerata una privazione della libertà individuale di scelta?
Ovviamente questo vorrebbero farci credere gli antivaccinisti. In realtà è proprio il contrario, è l’affermazione della libertà delle persone che per loro sfortuna non possono essere vaccinate, o in cui i vaccini non funzionano a causa di immunodepressione primaria o secondaria ma hanno comunque il diritto a vivere, frequentare la scuola e fare sport senza temere il contagio. A rischio ci sono anche i neonati, devono attendere il terzo mese di vita per il primo ciclo vaccinale e il compimento dell’anno per il trivalente MPR. Infine ci sono gli adulti che per ragioni anagrafiche non sono protetti e potrebbero contrarre facilmente malattia. Soltanto nel 2017 l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato 4991 casi di morbillo e 4 decessi. Un dato esorbitante e imbarazzante che classifica l’Italia al quinto posto nel mondo per numero di casi. Nel 2018, dal 1 gennaio al 28 febbraio sono stati segnalati altri 411 casi e 2 decessi. Mi pare ci sia poco da aggiungere.

Purtroppo l’argomento è diventato anche materia del contendere nella recente campagna elettorale. Quanto le istituzioni possono contribuire al disorientamento del cittadino sull’argomento?
Parecchio. La politica non dovrebbe sostituirsi alla scienza medica, soprattutto in cosi delicati frangenti. Mi piacerebbe ad esempio che i comuni di tutta Italia rifiutassero di concedere spazi pubblicitari a pagamento per associazioni no-vax. In molte città campeggiano cartelloni stradali contenenti messaggi completamente inopportuni, pronti a veicolare pericolose teorie sulla composizione dei vaccini, sulla pericolosità e sui danni alla salute dei bambini. Questo, assieme alle inserzioni a pagamento in alcuni quotidiani (non tutti per fortuna), alle fake news dei social, contribuisce a dare forza e voce alle menzogne dei ciarlatani. Una per tutta, la correlazione vaccini e autismo, una frode costata all’ex medico Andrew Wakefield la radiazione dall’Ordine e purtroppo a tante persone successivamente non vaccinate danni irreversibili.

Sulla pagina Facebook che porta il suo nome e quello del collega Silvestri, smaschera continuamente bufale antivacciniste. Ma poi c’è qualcuno che impara?
Di bufale ce ne sono davvero a bizzeffe. Qualcuno millanta l’utilizzo di feti umani per la fabbricazione dei vaccini, denuncia la presenza di metalli, persino di insaccati, nel vaccino esavalente. Oppure la presenza della formaldeide, 0,1 mg per dose, senza sapere che una sola pera ne contiene 9 mg, l’equivalente di un ciclo di vaccinazioni per 30 bambini. Ci sono pure bufale ben pensate, i cui autori impiegano Photoshop per mistificare i risultati di ricerche del tutto inventate. Mi auguro davvero che le persone, pure grazie al nostro assiduo impegno, possano ritrovare fiducia e confidenza nella scienza con la S maiuscola. Non possiamo pretendere di raggiungere subito lo scopo, sarà soltanto la costanza e una capillare divulgazione a ripagarci dello sforzo.

Perché questi incontri sono cosi importanti?
Non ce ne sono mai abbastanza. È importante recuperare il contatto con il pubblico di pazienti e con le famiglie ancora indecise. Incontri come questo aiutano noi medici a contrastare con il dialogo, la verità scientifica, con la sincerità ogni subdolo attacco degli anti-vax. Le vaccinazioni sono portatrici di civiltà e salute per le nostre comunità, sono state lo strumento grazie al quale la specie umana ha migliorato e allungato di molto la sua esistenza sulla Terra. Sarebbe irriverente e assurdo maltrattare le scoperte degli scienziati del passato per abbracciare un futuro incerto, che di sicuro avrebbe soltanto una rinnovata circolazione di pericolosi agenti patogeni.

Andrea Lanfri - atleta paraolimpico
Nato a Lucca il 26 novembre1986, Lanfri è record italiano dei 100, 200 e 400 metri su pista. La sua parabola sportiva ascendente è iniziata nel 2015, successivamente alla bi-amputazione delle gambe e sette dita delle mani a causa di una meningite fulminante con sepsi meningococcica. Prima di allora, Andrea praticava alpinismo e arrampicata senza velleità agonistiche. Oggi corre con il gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre e si prepara alle prossime olimpiadi di Tokyo 2020.

Andrea Lanfri, quanto è importante parlare di vaccini? Il coro anti-vax è sempre più agguerrito, com’è possibile sostenere l’inutilità della più considerevole scoperta della medicina?
Io non ero vaccinato, ero ignaro della malattia che in pochissimo tempo ha cambiato radicalmente la mia vita. Se lo fossi stato, l’avrei contratta comunque ma in forma molto più leggera e senza le evidenti conseguenze con le quali oggi convivo. Non consigliare i vaccini è assurdo, impensabile, eppure quando partecipo alle iniziative che ne promuovono l’utilizzo resto scioccato dai ragionamenti delle persone. Anzi dai “non ragionamenti”. Purtroppo sono i più piccoli a pagare le conseguenze delle scellerate scelte dei genitori, perché ancora non possono esprimere la volontà di essere protetti correttamente.

Cosa ti è accaduto il 21 gennaio 2015?
La sera prima stavo benissimo, in perfetta forma. Avevo appena concluso gli allenamenti di arrampicata. Mi sono infilato a letto e svegliato la mattina con febbre a 40. Non avevo sintomi particolari, o dolori di qualche tipo, soltanto stanchezza, tantissima stanchezza, che aumentava di ora in ora. Stentavo a stare in piedi in equilibrio, non riuscivo più ad appoggiare i piedi a terra.
Pensando fosse una semplice influenza ho assunto della normalissima tachipirina, ma la febbre purtroppo non accennava a scendere. Appena dopo pranzo, il termometro segnava 43 gradi, e ricordo bene di aver detto in quel momento “sarà sicuramente rotto”. Invece segnava la temperatura esatta, mi hanno ricoverato d’urgenza e per un mese ho vissuto in coma. Sognando, senza sapere nulla del motivo per il quale mi trovavo in un letto d’ospedale, tra la vita e la morte.

L’amputazione è avvenuta subito, durante il coma?
Tre mesi e mezzo dopo. I medici hanno provato a recuperare il più possibile. Avevo la necrosi ai piedi e agli avambracci. Ho trascorso tantissime ore in camera iperbarica e mi hanno praticato una terapia per disinfettare gli arti che molto ha giovato alle mani. Quando la mia guarigione sembrava avanzare purtroppo si è accanita nuovamente la setticemia, per questo hanno deciso di amputare le gambe. Dopo una settimana di coma farmacologico, mi sono svegliato senza gli arti inferiori. Ricordo il medico quando è entrato nella mia stanza ha detto: “sei risuscitato”. In effetti, a parte le gambe compromesse, ero in splendida forma e soprattutto ero vivo.

Prima della meningite praticavi sport ma quando hai deciso di farne la tua ragione di vita?
Il desiderio di correre è nato in ospedale. La malattia mi aveva tagliato le gambe, è proprio il caso di dirlo, così ho pensato di fargli subito un dispetto. Volevo correre, correre veloce. Il primo sport paraolimpico che ho praticato è stato il sitting volley, a circa tre mesi dall’amputazione, ma la corsa ce l’avevo nel cuore. Grazie al generoso risultato del primo crowdfunding sono riuscito ad acquistare le protesi da corsa e da pista, circa 30 mila euro complessivi. E con queste magnifiche protesi in carbonio ho segnato il record italiano per i 100, 200 e 400 metri.

Tutti quando siamo in perfetta salute non crediamo possibile perdere le gambe o le mani, peggio ancora di morire per un virus. Se un giorno dovesse avere figli avrebbe ancora dubbi su cosa fare?
Ho scoperto di essere stato contagiato in un ristorante, la settimana precedente alla manifestazione della malattia. Io e un altro ragazzo siamo stati i primi casi di meningite in Toscana nel 2015. Uscendo a cena, semplicemente. Prima di allora, ripeto, non sapevo neppure cosa fosse la meningite fulminante. In molti oggi stentano a credere al pericolo di queste terribili malattie infettive, a loro voglio dire che è assurdo morire o rischiare di morire in questo modo, quando esistono farmaci capaci di proteggerci. I miei familiari oggi sono tutti vaccinati, in futuro se dovessi diventare padre farei ovviamente lo stesso gesto d’amore per i miei figli. I vaccini ci salvano la vita. E la vita è una cosa preziosa. Fidatevi.

Carlo Ennio Michele Pucillo - Agente infettivo e agente immunitario: una lunga liaison dalla notte dei tempi.

Il nostro sistema immunitario è una macchina da guerra pronta a difenderci e dispiegare tutte le sue armi. I vaccini possono essere considerati uno strumento per affinarle e affilarle, con qualche piccolo stratagemma…
La pratica vaccinale “prende in giro” il sistema immunitario, lo inganna un po’ per indurgli una risposta verso ciò che è contenuto nel vaccino ma evitando all’organismo gli effetti più pericolosi del patogeno o di sue tossine. Un esempio, la tossina tetanica (prodotta dal bacillo Clostridium tetani): ovviamente non viene impiegata nella preparazione del vaccino ma sostituita con il tossoide (anatossina) tetanico, ovvero la tossina detossificata tossina che conserva integra la capacità immunizzante mortale, quanto basta per attivare le nostre difese senza farci contrarre malattia. La somministrazione del vaccino si traduce soltanto in un lieve arrossamento cutaneo e una piccola infiammazione localizzata… L’incontro del tossoide e del sistema immunitario consente a quest’ultimo di imparare a riconoscere da quel momento in poi il patogeno o la tossina al primo “colpo d’occhio” senza esitazioni, offrendoci protezione.
In pratica, utilizzando una semplice metafora, è possibile conoscere qualcuno stringendogli la mano e riconoscerlo successivamente, oppure come avviene per i vaccini vederlo in fotografia e riconoscerlo comunque. Ma in tutta sicurezza.

Nel corso dei secoli la specie umana ha imparato progressivamente a difendersi dagli attacchi violenti e insidiosi dei virus. Le vaccinazioni, anche nelle forme più rudimentali precedenti a Jenner, hanno dimostrato tutta la loro efficacia. Perché mai oggi la società “3.0” sostiene di non averne bisogno?
Se oggi riusciamo a contenere l’espansione di alcune malattie è soltanto grazie alla scoperta e all’impiego dei vaccini. Molti patogeni, ad esempio il vaiolo, fortunatamente eradicato grazie all’intervento della scienza medica, sono trasmissibili solo da uomo a uomo. Questo significa che se la comunità alla quale apparteniamo è vaccinata e per questo protetta dalla circolazione dei virus, qualcuno potrebbe fraintendere lo stato complessivo di salute, attribuendolo alla scomparsa dei patogeni e convincendosi della sostanziale inutilità del vaccino. Un errore imperdonabile se poi, a causa dell’abbassamento delle coperture, ne pagano le conseguenze gli immunodepressi. Per i quali, ci tengo a ricordarlo, il contatto con il patogeno equivale a morte. Soltanto attraverso le vaccinazioni un giorno potremo sconfiggere altre malattie infettive definitivamente, ma sino a quando tutte non saranno debellate ne avremo bisogno. E dovremmo essere immensamente grati della loro esistenza.

Quanto è importante preparare correttamente futuri medici affinché questo patrimonio scientifico non si disperda? E quanto è importante che tutto il personale sanitario sia in regola con le vaccinazioni?
È del tutto inammissibile che un medico sia contrario alle vaccinazioni. È come un sacerdote che entra in chiesa bestemmiando. All’Università insegniamo il significato e il metodo alla base di scienza e ricerca, perciò qualunque dottore si professi contrario ai vaccini è contrario alla pratica medica e non ha compreso il senso della sua missione. Tutto il personale medico ospedaliero dovrebbe sottoporsi senza remore alle vaccinazioni, non soltanto perché lo svolgimento di questa professione non immunizza automaticamente ma soprattutto per rispetto dei malati più deboli o immunodepressi o immunocompromessi, ma anche per evitare di diventare vettore di malattia.
C’è poi un aspetto economico, affatto trascurabile e riguarda la spesa sanitaria: un paziente che contrae malattia e viene allettato in ospedale costa 700-800 euro al giorno, un importo di gran lunga superiore al costo del vaccino più caro, quello per HPV (500 euro).

Perché questo argomento non dovrebbe mai essere ridicolizzato o minimizzato?
I giovani credono di essere immortali. E per certi versi è giusto e naturale sia così. La vita, però, è una soltanto e sarebbe inaccettabile sprecarla inseguendo forme assurde di negazionismo. Ai vari incontri cui partecipo mi rendo conto comunque che non sono i giovani il vero problema ma gli adulti, sempre meno disposti al confronto e al dialogo. Ai genitori infatti chiedo maggiore senso di civiltà e responsabilità nell’affrontare il tema.

 

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