«Oggi è un giorno importante; oggi la nostra università compie trent’anni. È un giorno di riflessione e di analisi, in cui si intrecciano inesorabilmente passato, presente, futuro. Vogliamo dare un riconoscimento forte e simbolico ai protagonisti della nostra storia, riconoscendo il fondamentale ruolo che monsignor Battisti e in più generale la Chiesa friulana ebbero nella nascita della nostra università, ma vuole essere anche un riconoscimento alle genti della nostra terra, alle 125 mila firme che portarono alla nascita della nostra università». Così il rettore dell’università di Udine, Cristina Compagno, ha aperto oggi la cerimonia del trentennale dell’ateneo di Udine, nell’aula magna gremita di piazzale Kolbe. «Trent’anni fa la gente era in piazza per avere una università nella nostra terra. Oggi – ha aggiunto Compagno, rivolta agli studenti che durante tutta la cerimonia manifestavano nel piazzale - i ragazzi sono qui fuori, di nuovo in piazza, e protestano per avere un’università forte e solida nella nostra terra».
Oggi come trent’anni fa, ancora una volta a sostegno dell’Ateneo friulano si è mosso l’arcivescovo emerito monsignor Alfredo Battisti, laureato honoris causa in “Scienze della formazione primaria. «Incoraggio – ha detto Battisti - l’azione del Comitato composto da autorevoli personalità e costituito recentemente a difesa dell’autonomia dell’Università di Udine, la quale merita il sostegno finanziario dello Stato anche per il prestigio dei docenti e per le ricerche e pubblicazioni che lo collocano ad alto livello tra le università italiane». Battisti, con la Chiesa friulana, fu protagonista delle vicende che portarono negli anni Settanta all’istituzione dell’Ateneo friulano, nato, unico in Italia, per volontà popolare, con la raccolta, nel 1976 dopo il sisma che colpì il Friuli, di ben 125 mila firme.
In questo momento di forte crisi che colpisce l’istituzione universitaria «è necessario – ha detto il rettore – tornare alle origini, ripensare al senso originario della propria esistenza e della propria missione». All’origine dell’università «c’è – ha detto Compagno – la sua autonomia, che non è auto-referenzialità; c’è il suo rapporto con il territorio, sempre e comunque vitale. L’Università, per sua stessa natura, non può mai essere “dei cittadini” o “del territorio” nello stesso senso in cui la Pubblica amministrazione è dei cittadini: l’Università è, infatti, al servizio della società nella misura in cui essa è in primo luogo al servizio del sapere e della scienza. Ed è su questo che si fonda la sua autonomia».
Questa università «incorpora quasi geneticamente – ha affermato Compagno – i valori di questa terra: prima fa, prima dà e soltanto poi chiede. L’università di Udine ha già avviato un piano di razionalizzazione importante per la didattica, per la ricerca e per l’efficiente organizzazione amministrativa. Siamo consapevoli della necessità del cambiamento del sistema universitario nazionale e che, soprattutto, sono necessari meccanismi di valutazione». Il rettore ha voluto sottolineare l’indicazione unanime, emersa ieri nella seduta straordinaria del Senato accademico, di devolvere una giornata di stipendio da parte della comunità universitaria come atto simbolico di sostegno della propria università. «Un gesto – ha detto Compagno – che testimonia il forte impegno istituzionale dell’intera comunità dell’università del Friuli, nell’ambito di una concreta autonomia responsabile».
«L’istituzione dell’Università di Udine – ha ricordato Battisti – è stata inserita nel 1977 nella Legge di ricostruzione e rinascita del Friuli colpito dal terremoto. L’Università doveva quindi servire certamente per la formazione scientifica universitaria dei giovani, ma anche doveva impegnarsi per lo sviluppo del territorio friulano». Da qui l’appello lanciato oggi da monsignor Battisti in favore della montagna friulana. «In questi trent’anni – ha detto - il Friuli si è notevolmente sviluppato sul piano economico e sociale. C’è però la zona della montagna, come la Carnia, che si sta drammaticamente spopolando e soffre una grave crisi di speranza». L’università di Udine può far nascere «valide iniziative – ha precisato Battisti – per fermare l’esodo e favorire uno sviluppo economico e sociale della montagna in Friuli».
Giunto 35 anni or sono in terra friulana l’arcivescovo emerito Battisti «ha fatto proprio e valorizzato – ha sottolineato Silvio Brusaferro nel corso della laudatio - il patrimonio culturale e sociale del Friuli, spronandolo, consolandolo, promuovendone la crescita e lo sviluppo. Questo Vescovo ha saputo far proprie le sensibilità e la ricchezza di una Chiesa strettamente legata alla storia e alla cultura di questa terra e alla cultura delle sue genti. È un’eredità importante – ha concluso Brusaferro – soprattutto per i giovani che sono chiamati a vivere e costruire il mondo glocale». La laurea honoris causa ad Alfredo Battisti «è un riconoscimento – ha detto il preside della facoltà di Scienze della formazione, Franco Fabbro – per il suo operato a favore della formazione umana e spirituale della popolazione friulana, in generale, e dei docenti di ogni ordine e grado, in particolare».
Dopo il conferimento della laurea, il rettore ha salutato la professoressa Maria Amalia D’Aronco, al termine del suo percorso accademico, prorettore dal 2001 e all’università di Udine sin dalla sua origine, che «ha sempre collaborato alla crescita dell’Ateneo – ha ricordato Compagno – e ha avuto il delicatissimo compito di reggerlo prima del mio insediamento. Una collega preziosa a cui l’Ateneo deve molto». Il prorettore ha presentato il volume da lei curato “Università degli Studi di Udine 1978-2008: trent’anni per il Friuli”, consegnato quale simbolico omaggio dal rettore Compagno al presidente del Comitato per l’Università friulana, Marino Tremonti, e agli ex rettori presenti: Franco Frilli, Marzio Strassoldo e Furio Honsell.