Reattiva, efficiente e pronta alle sfide future. Si presenta cosi la sanità regionale dopo i primi cento giorni di Covid-19
È emerso durante il webinar congiunto ASUFC e DAME che lunedì 6 luglio ha riunito “a distanza” i maggiori attori clinici e politici di Azienda, Università e Regione
Una Sanità, quella friulana, che ha saputo reagire con prontezza all’emergenza e che all’alba dei primi 100 giorni dalla pandemia si ritrova potenziata e ancora più consapevole. Sicuramente certa dell’importanza di riuscire a fare fronte comune innanzi a sfide globali lavorando insieme e integrando abilità e conoscenze. È senza dubbio un ritratto confortante quello disegnato lunedì 6 luglio nel corso del webinar “COVID-19 TRA AZIENDA E UNIVERSITÀ: L´ESPERIENZA DEI PRIMI 100 GIORNI” a cura dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale – ASUFC e del Dipartimento di Area Medica dell’Università di Udine – DAME aperto dalla dott.ssa Laura Regattin, Direttore Sanitario ASUFC, e dal prof. Leonardo Alberto Sechi, Direttore DAME.
Un ritratto avvalorato anche dal Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Prof. Silvio Brusaferro, che ha voluto assicurare al parterre dei relatori e alla nutrita platea a distanza un indirizzo di saluto. «La Sanità regionale ha una tradizione di grande attenzione all’organizzazione e alla qualità e sicurezza delle cure che, unita all’alta professionalità del personale, ha permesso di affrontare con efficacia l’emergenza dell’epidemia da SARS-CoV-2 – ha sottolineato il Presidente ISS – Eventi nuovi e inattesi come questa pandemia sono fenomeni complessi che richiedono sistemi preparati alle emergenze e all’imprevisto, capaci di rispondere prontamente, di coniugare risposte locali con strategie nazionali ed internazionali e creare sinergie tra tutti gli attori interessati».
Le stesse che hanno permesso ad ASUFC e DAME, sempre più orientate a potenziare aspetti di collaborazione di ricerca, di riunire attorno ad un “tavolo virtuale” i maggiori attori clinici e politici di Azienda, Università e Regione. Obiettivo: raccontare un’attività medica confermatasi di eccellenza e che, pur nella difficoltà di un’improvvisa riorganizzazione strutturale, che ha determinato uno stravolgimento degli assetti, è stata capace di attivare prontamente risorse e produrre grandi risultati.
A partire dalla rapida “riconversione” dell’ospedale per rispondere prontamente all’avanzare della pandemia - ha sottolineato il Dott. Massimo Braganti, Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale che si è immediatamente aperta all’accoglienza di pazienti anche dalla Lombardia, in condizioni critiche – così come l’attivazione di protocolli innovativi per ridurre i tempi di degenza presso le terapie intensive; lo sviluppo di nuove metodiche di analisi e la produzione di reagenti base, secondo gli standard ISO 15189, nei Laboratori per la diagnosi di COVID-19 grazie a competenze che sono proprie di un’Azienda Ospedaliero Universitaria - come sottolineato dal prof. Francesco Curcio, Direttore del Dipartimento Medicina di Laboratorio ASUFC - La rapida validazione di test appropriati e procedure diagnostiche veloci per controllare l’iperinfiammazione nei pazienti più gravi e valutare subito l’efficacia delle terapie, consentendo così ai clinici la gestione dei malati in uno scenario non supportato da esperienze pregresse. E, ancora, la gestione efficiente, e sicura per gli operatori, dei pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva, ricoverati presso l’edificio di Malattie Infettive, unico con camere a pressione negativa, come espresso dal dott. Carlo Tascini, Direttore della Clinica di Malattie infettive ASUFC; la grande esperienza – ha evidenziato il dott. Amato De Monte, Direttore del Dipartimento di Anestesia e Rianimazione ASUFC - maturata nella gestione del malato critico; la definizione dell’impatto del virus SARS-CoV2 su un braccio della risposta immunitaria grazie alle capacità del Laboratorio di Immunologia diretto dal prof. Carlo Pucillo, Ordinario di Patologia generale-immunologia del DAME; l’attivazione di una ricerca epidemiologica, come ha ricordato il prof. Fabio Barbone, Direttore scientifico IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, che si è immediatamente spesa nella prevenzione sul campo e nel sistema informativo della sanità. Così come sul campo si è speso senza sconti e senza soste il corpo infernieristico raccontato a dovere durante il webinar, nelle sue straordinarie “prestazioni d’assalto”, dalla dott.ssa Maura Mesaglio, Referente Area Infermieristica e Coordinatore delle Professioni Sanitarie ASUFC.
«La pandemia ci ha permesso di trasformare situazioni emergenziali in opportunità di crescita e apprendimento – ha messo in evidenza il prof. Maurizio Scarpa, Coordinatore Scientifico dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale, responsabile scientifico e moderatore dell’evento – La crisi, che non può ancora considerarsi conclusa, ci ha comunque già insegnato molto su come lavorare insieme e su come poterci prendere cura dei nostri pazienti, anche a distanza. Penso per esempio al discorso della telemedicina su cui sempre più il Friuli si sta impegnando e che noi, nell’ambito del Centro di Coordinamento Regionale Malattie Rare, abbiamo già adottato da tempo con successo assicurando ai pazienti la continuazione delle terapie e la riduzione del rischio di infezione, evitandone forme gravi o decessi, attraverso una collaborazione continua con la Regione FVG».
Dimostrazione di grande efficienza politico-sanitaria, la gestione della crisi ha permesso dunque lo sviluppo di un significativo know-how e l’avvio di preziose progettualità firmate ASUFC-DAME per un presidio efficiente della Sanità pubblica nel futuro. La recente creazione di una Piattaforma di Intelligenza Artificiale e Medicina traslazionale per la gestione dei dati molecolari e clinici dei pazienti COVID-19 ne è un chiaro esempio. Volta alla creazione di modelli per una gestione efficace di eventuali future criticità legate all’attuale pandemia ma anche per altri tipi di patologie, riunisce Medici, Clinici, Radiologi, Genetisti, Immunologi, Farmacologi, Biologi, Ingegneri, Informatici, Econometristi ed Epidemiologi in nome di un’integrazione che è carta vincente in tutte le sfide complesse. «Questa pandemia – ha precisato il Prof. Gianluca Tell, Vice Direttore e delegato alla Ricerca del Dipartimento di Area Medica, co-responsabile scientifico e moderatore del webinar - ha fatto emergere quanto siano importanti le strategie interdisciplinari con competenze multiple e la ricerca di base per trovare nuove soluzioni e gestioni più moderne alle problematiche mediche e sociali attuali».
Un’importanza che l’Università di Udine ha certamente colto da tempo investendo, tra gli altri, nella costituzione del Gruppo multidisciplinare Actve Ageing, di cui il prof. Tell è anche coordinatore. Formato da circa 100 docenti e ricercatori dei Dipartimenti dell’Ateneo, il Progetto è stato pensato per favorire politiche di invecchiamento attivo attraverso la ricerca e supportare progetti che abbiano positive ricadute pratiche sulla popolazione anziana che il virus ha drammaticamente portato alla ribalta. L’elevato numero di decessi e le conseguenze dell’isolamento sociale, come evidenziato nel corso del webinar dal prof. Alessandro Cavarape, Associato di Medicina interna del DAME, se da un lato hanno messo in evidenza i limiti dei servizi hanno d’altra parte fatto emergere con forza la necessità di potenziare, adesso più che mai, il setting assistenziale dedicato alla popolazione anziana puntando sull’aumento del numero di operatori sanitari adeguatamente formati, dotati di mezzi di protezione e coordinati in una rete geriatrica. Focus, durante il Convegno, anche su bambini e giovani adulti che, per quanto colpiti in maniera meno aggressiva, come ricordato dalla prof.ssa Paola Cogo, Direttore della Clinica pediatrica ASUFC, non sono stati comunque esenti da conseguenze sulla salute fisica e psichica.
A stringersi, in chiusura di evento, in un confronto sulle scelte strategiche attuate a livello legislativo, organizzativo e sociale e soprattutto sulle prospettive future di un Sistema certamente pronto alle sfide, il Dott. Riccardo Riccardi, Vicepresidente e Assessore Regionale alla Salute; la Dott.ssa Gianna Zamaro, Direttore Generale Direzione Centrale Salute Politiche Sociali e Disabilità della Regione; il Dott. Giuseppe Tonutti, Direttore Generale ARCS; il Dott. Massimo Braganti, Direttore Generale dell’Azienda Sanitaria Universitaria Friuli Centrale e il Prof. Roberto Pinton, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Udine. «L’emergenza COVD-19 ha messo chiaramente in evidenza come la ricerca, la diagnosi e la terapia clinica debbano essere strettamente legate, non solo per affrontare situazioni non previste come quella che ha investito il mondo in questi mesi – ha commentato il Rettore - ma anche per favorire il superamento di barriere che limitano il normale svolgimento di tutte le attività che riguardano una società in continua evoluzione in cui è necessario conciliare il mantenimento e possibilmente il miglioramento del benessere delle persone con la gestione di patologie e l’allungamento della vita media in un contesto economico sostenibile. Per questo è necessario che la sanità pubblica possa avvalersi dell’interazione fra approcci clinici e ricerca scientifica: ciò è particolarmente favorito in un ambiente, come quello udinese, dove le competenze universitarie e ospedaliere sono strettamente integrate. L’asset ASUF-DAME si inserisce perfettamente nella realtà e nelle prospettive di un contesto sanitario regionale avanzato».