Per una nuova primavera dell'Università. Cosa fanno le Università per il Paese? E se non ci fossero?

L'ateneo friulano aderisce all'iniziativa della Crui

L'Università di Udine aderisce all'iniziativa della Crui "Per una nuova primavera dell'Università" prevista per lunedì 21 marzo in tutte le sedi degli atenei italiani, statali e non statali. Durante questa giornata si terranno incontri e dibattiti pubblici per riaffermare il ruolo strategico della ricerca e dell’alta formazione per il futuro del Paese. Verranno discusse e raccolte idee e proposte da consegnare al Governo in un documento di sintesi unitario redatto dalla conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI).

L'evento organizzato dall'ateneo friulano - intitolato "Per una nuova primavera dell'Università -  Cosa fanno le Università per il Paese? E se non ci fossero?" - prevede il raccordo con il sistema universitario regionale, per garantire la partecipazione a tutti gli incontri che si svolgeranno nelle sedi universitarie del Friuli Venezia Giulia.  Il dibattito pubblico a Udine si svolgerà dalle 10 alle 12 nell'aula 3 del polo economico-giuridico in via Tomadini 30 e prevede un'introduzione del rettore Alberto Felice De Toni, insieme ai rettori dell'Università di Trieste e della Sissa, interventi delle autorità locali, a cui seguirà una discussione collegiale. Sono inoltre stati invitati a partecipare tutti i parlamentari del Friuli Venezia Giulia. Il programma definitivo sarà disponibile nei prossimi giorni. Per garantire la massima partecipazione di tutta la comunità universitaria, le lezioni saranno sospese in tutte le sedi Uniud dalle 9.30 alle 12.30. Per seguire l'evento sui social l'hashtag è #primaverauniversità

Dal 2008 il sistema universitario italiano è soggetto a tagli lineari e progressivi delle risorse. Una scelta politica trasversale che, in coincidenza con la drammatica crisi globale e l’adozione di una radicale riforma organizzativa, si è tradotta nella perdita di oltre 10.000 posizioni di ruolo solo tra quelle per docenti e ricercatori, ovvero tagli superiori al 13% del totale quando la media nel settore pubblico è stata ad oggi del 5%.

Ma non solo. I tagli continui al fondo di finanziamento ordinario, l’assenza di un convinto investimento pubblico e privato nella ricerca e nell’alta formazione universitaria hanno determinato l’impossibilità di avviare nuovi percorsi di ricerca e di alta formazione, di investire in servizi e attività per gli studenti e nell’internazionalizzazione, di valorizzare il contributo della struttura tecnica e amministrativa.
 
Ma soprattutto hanno significato l’impossibilità di reclutare studiosi giovani e meritevoli, il congelamento delle carriere e delle opportunità di crescita professionale, una condizione retributiva che disincentiva i migliori a restare e allontana i giovani talenti e gli studiosi stranieri, l’indebolimento del già precario e fragile diritto allo studio che sta riducendo iscritti e laureati.
 
Ciò nonostante, il valore e la competitività scientifica delle nostre università è rimasta forte. E uniche tra le amministrazioni pubbliche le università sono finanziate sulla base dei costi standard e degli esiti delle valutazioni scientifiche.
 
La società e l’opinione pubblica di tutto questo sanno poco. Non esiste sufficiente consapevolezza del valore, per il Paese, delle sue Università, anche rispetto al confronto internazionale, nonché del rischio di mettere, seriamente e definitivamente, in crisi un sistema che, nonostante tutto, continua a funzionare.
Per questo occorre invertire la rotta e insieme, a partire dagli appuntamenti del 21 marzo 2016, costruire la nuova primavera della ricerca e dell’università italiana.

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