Ha guidato l'Università del Friuli dal 1992 al 2001
Marzio Strassoldo: il ricordo del rettore Alberto De Toni
«Se ne va un pezzo importante della storia del nostro Ateneo»
Ci ha lasciato Marzio Strassoldo Magnifico Rettore dal 1992 al 2001 della nostra amata Universitât dal Friûl. L’intera comunità accademica si è unita con affetto al cordoglio della famiglia e di tutto il Friuli alla notizia che ha colto molti di sorpresa. Con Marzio se ne va un pezzo importante della storia del nostro giovane ateneo. Per nove anni ha guidato la nostra università con grande energia e determinazione, contribuendo in modo significativo alla sua affermazione e al suo sviluppo.
Con il Friuli la nostra Università ha un rapporto viscerale: nasce ed è parte integrante di esso, nella misura in cui essa ha origine come tappa fondamentale della ricostruzione e per la ricostruzione del Friuli. Non si deve infatti dimenticare che l’Ateneo friulano, ai sensi dell’articolo 26 della legge 546 del 1977 (legge sulla ricostruzione delle zone colpite dal terremoto), ha proprio come missione “genetica” quella di «contribuire al progresso civile, sociale e alla rinascita del Friuli …» e di divenire organico strumento di sviluppo e di «rinnovamento dei filoni originali della cultura …» della lingua, delle tradizioni e della storia del Friuli.
Marzio Strassoldo - che era un interprete autentico di questa missione - promosse nel 1995 la fondazione del Centro interdipartimentale di ricerca sulla cultura e la lingua del Friuli, avviò sempre nel 1995 la costituzione di Friuli Formazione e nel 1999 di Friuli Innovazione - il parco scientifico e tecnologico - di cui assunse la presidenza e di cui mi chiese, in qualità di suo delegato all’innovazione, di ricoprire il ruolo di vicepresidente. Nella sua visione questi tre enti, con forte vocazione territoriale, erano gli strumenti operativi di una università che doveva porsi al servizio del territorio e della comunità di riferimento, per esserne uno strumento di preservazione identitaria, culturale ed economica non solo in una prospettiva di conservazione statica, ma anche di sviluppo dinamico, che valorizzasse e attualizzasse questa identità e questa cultura per proiettarla verso il futuro.
Lo scorso 21 novembre Strassoldo era presente all’inaugurazione dell’anno accademico, un anno speciale perché ricorrevano i 40 anni dal terremoto del Friuli da cui nacque la nostra università. In quella occasione, il nostro ateneo ha voluto rendere omaggio ad un altro suo grande padre storico, il prof. Franco Frilli, attribuendogli il titolo di professore emerito. Quel Franco Frilli di cui Marzio era stato prorettore vicario e da cui aveva raccolto il testimone nella conduzione dell’università. La carica di professore emerito attribuita a Frilli ha voluto cogliere l’occasione, in un momento peculiare come il quarantennale del terremoto, per irrobustire le radici dell’ateneo attorno a figure storiche e autorevoli.
Nella stessa occasione l’ateneo ha lanciato un’iniziativa orientata al futuro del nostro territorio, denominata “Cantiere Friuli”, un progetto attraverso il quale l’Università di Udine intende assumere su di sé il compito propulsivo e di coordinamento di attività di analisi, di ricerca e di proposta, con lo scopo di accompagnare il governo delle trasformazioni socio-economiche in atto, per alcuni aspetti ineludibili, ma ancora non percepite compiutamente come tali.
L’obiettivo è contribuire a una piena attualizzazione delle potenzialità del territorio come sistema generativo e rigenerativo di valori, di conoscenza, di ricchezza, per il tramite di un processo circolare di interazione tra gli attori istituzionali, economici, culturali, che rappresentano il capitale sociale e territoriale di cui il Friuli è senz’altro dotato e che sin d’ora si devono ritenere sollecitati a divenire partner dell’iniziativa.
Da un lato, infatti, vi è la consapevolezza che l’obiettivo di delineare un “sistema Friuli” che si distingua nel campo della cultura, della ricerca, dell’innovazione in uno scenario globale così complesso come quello attuale, è realizzabile solo con l’impegno corale di una intera comunità. Dall’altro, vi è la necessità che l’istituzione nata con lo scopo specifico di valorizzare una comunità si ponga fattivamente al servizio della stessa, per migliorarne la qualità della vita e porsi come punto di riferimento per le sfide che le si profilano innanzi.
Dal punto di vista organizzativo, il “Cantiere Friuli” si articolerà in “Officine” tematiche - tra loro inevitabilmente interconnesse - incentrate su tematiche cruciali, che riguardano le istituzioni, l’economia, il territorio, la cultura, il sociale. Attorno a un board scientifico, motore operativo del progetto, ruoteranno, a geometria variabile a seconda delle questioni affrontate, competenze e professionalità altamente qualificate e motivate dalla volontà di dare un apporto concreto ed efficace, ovvero fondato su solide basi speculative, ma al tempo stesso “cucito” sulle esigenze specifiche del contesto.
Per sviluppare queste ricerche l’ateneo utilizzerà risorse proprie, puntando anche al cofinanziamento di altri enti e istituzioni interessate ad interagire con noi in questa direzione quali ad esempio: comuni, camere di commercio, categorie economiche, consorzi, imprese, fondazioni, associazioni culturali, istituti sociali, organizzazioni dei corregionali all’estero e altri attori istituzionali che già partecipano a progettualità volte allo sviluppo come il Friuli Future Forum e Udine 2024.
Il ruolo del nostro ateneo come motore di sviluppo territoriale è scritto - come prima ricordato - nella nostra legge istitutiva di 40 anni fa. In un libro del 2016 intitolato “The New Flagship University: Changing The Paradigm from Global Ranking to National Relevancy” un autorevole studioso di istituzioni universitarie come il prof. John A. Douglass della Berkeley University, motiva come le università più rappresentative di ciascuno dei 50 stati americani, le cosiddette flagship universities - ovvero le università ammiraglie dello Stato - stanno cambiando il paradigma di riferimento: dalle classifiche globali alle pertinenze nazionali. Il concetto di “nuova università ammiraglia” fornisce una visione espansiva alle principali università americane e una narrazione alternativa alle classifiche globali e alle università di classe mondiale che monopolizzano l’attenzione non solo delle università, ma anche dei ministri dei governi.
Il modello della nuova università ammiraglia esplora nuovi percorsi per atenei nazionali o regionali al fine di rimodellarne le missioni e le culture accademiche, e di costruire nuove caratteristiche volte a espanderne le relazioni con le società e i territori che danno loro ragione di esistere oltreché le risorse.
In questa nuova visione gli standard internazionali di eccellenza incentrati in gran parte sulla produttività della ricerca non vengono ignorati, ma sono considerati come uno degli obiettivi volti a sostenere la produttività e gli scopi sociali più ampi dell’università e non come fine a se stessi.
Le New Flagship Universities sono impegnate sì in un confronto di livello internazionale sui parametri della ricerca, ma sono orientate soprattutto al servizio pubblico e allo sviluppo socio-economico nazionale o regionale. Nella misura in cui diventano gli attori principali del progresso sociale ed economico “locale” giungono per questa via ad acquisire un prestigio “globale”. E la narrazione delle nuove università ammiraglie non può essere la stessa, essendo ogni università legata al proprio contesto politico, economico, sociale e culturale.
L’Università di Udine è stata voluta dal nostro territorio e immaginata dai nostri legislatori 40 anni fa come la New Flagship University del Friuli. Una visione che ha anticipato di 4 decenni gli odierni e più avanzati modelli universitari e ha fissato la vocazione del nostro ateneo: l’università ammiraglia ante litteram del Friuli. Quello che il progetto Cantiere Friuli intende appunto rilanciare adesso.
Un Cantiere Friuli che parte nello stesso anno in cui il nostro ateneo ospiterà Il G7 delle Università a Udine nei giorni 29 e 30 giugno 2017. Il progetto, redatto in partnership con la Conferenza dei Rettori delle Università Italiane e finanziato dal Ministero, sarà un evento collaterale del G7 che l’Italia organizzerà a Taormina nei prossimi 26 e 27 maggio.
I temi trattati saranno la formazione universitaria in relazione alla sostenibilità, alla cittadinanza globale e allo sviluppo culturale, sociale ed economico del pianeta. In sintesi cosa possono e devono fare le università di tutti i paesi per uno sviluppo sostenibile e per una cittadinanza globale a favore di ogni area del mondo.
Una grande occasione per tutti di confrontarsi con docenti e studenti universitari di Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Stati Uniti d’America, Giappone e Italia. Una tappa storica che dona all’Università di Udine - nel quarantennale della sua fondazione che ricorrerà nel 2017 - un momento memorabile, forse impensabile, quando nacque: quello di porre il Friuli, 40 anni dopo il terremoto, al centro di un confronto internazionale tra le migliori università dei paesi più avanzati del mondo.
Al termine dell’inaugurazione dell’attuale anno accademico il prof. Marzio Strassoldo volle manifestarmi tutta la sua soddisfazione per le nuove prospettive aperte e mi chiese di fare della presentazione del suo ultimo libro Economia delle minoranze linguistiche. La tutela della diversità come patrimonio - programmata per il successivo 28 novembre al Tomadini presso il Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche - la tappa inaugurativa del Cantiere Friuli. In quella sede Strassoldo spiegò come fosse possibile che “favelâ furlan al puarte bêz”.
Il titolo di professore emerito al rettore Franco Frilli, il Cantiere Friuli, il G7 delle Università a Udine e la presentazione del libro Economia delle minoranze linguistiche non sono eventi casuali: sono legati da un unico filo rosso, quello tessuto da una comunità territoriale che vuole mantenere alta la bandiera dell’Universitât dal Friul. Grazie Marzio per tutto quello che hai fatto per la nostra Università e per il Friuli. La comunità accademica te ne sarà grata per sempre.