Un pomeriggio alla scoperta della struttura sperimentale dell’ateneo

L’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”

Fra didattica, ricerca, sperimentazione e successi, anche sociali

L’agricoltura con le sue ciclicità scandite da regole ben precise e con i suoi lunghi tempi di attesa, potrebbe apparire agli occhi di molti come un mondo pressoché immutabile, statico. Per questo può sorprenderci scoprire la dinamicità e le innovazioni scientifiche che in realtà racchiude al suo interno, innovazioni che determinano cambiamenti di grande spessore per l’intera società, l’ambiente e l’economia. Questo grande dinamismo che percorre tutto il mondo agricolo è quanto è emerso e ciò che è stato trasmesso anche attraverso le parole di Raffaele Testolin, direttore scientifico dell’Azienda agraria universitaria “Antonio Servadei”, guida d’eccezione per un pomeriggio presso l’azienda.

 
Un brulichio di attività popola lo stabilimento agrario e svariate sono le attività di ricerca nel campo agro-forestale – oltre a quelle didattiche – condotte dai professori, con i loro studenti e dottorandi, attività che comportano, oltre che competenze scientifiche di alto livello, un grande impiego di forze, tempo e pazienza che solo chi possiede davvero passione in ciò che fa, può avere.
 
Negli anni sono state portate a compimento sperimentazioni importanti che hanno regalato enormi soddisfazioni non solo al mondo universitario, ma soprattutto ai cittadini e al mondo agricolo.
Da citare, innanzitutto, la nuova varietà di kiwi a polpa gialla denominata “Soreli”, frutto di una ricerca svolta per 11 anni, a partire dai primi incroci avvenuti nel 1997 fino a giungere alla licenza della varietà nel 2008. In questo arco di tempo si sono susseguite valutazioni, ricerche, test, prove di resistenza, ecc.: la natura ha bisogno dei suoi tempi per mostrare i suoi frutti. “Soreli” vanta tra le sue principali caratteristiche una maggiore resistenza al freddo, un intenso sapore “tropicale”, un periodo di raccolta anticipato rispetto a molte altre varietà e una maggior resistenza a diverse malattie altrimenti mortali per le piantagioni di kiwi.
Ad oggi, l’Azienda agraria ha un contratto di moltiplicazione in esclusiva mondiale con Biogold International, società leader mondiale nel settore della gestione dei brevetti vegetali, con sede in Sudafrica e basi in tutto il mondo. La stipula dell’accordo tra Università e Biogold ha anche un’interessante risvolto sociale, in quanto il Governo, azionista del gruppo, promuove la professionalizzazione del ruolo dell’agricoltore nel sistema economico del Paese, assicurando così nuovi posti di lavoro alla popolazione locale.
Da sottolineare inoltre che recentemente la stessa Biogold, evidentemente grata del lavoro svolto in questi anni dall’Università di Udine, ha sottoscritto con quest’ultima un contratto a sostegno di un programma di incroci per la selezione di nuove varietà di kiwi. L’obiettivo della ricerca commissionata è ottenere nuove varietà di frutto da destinare al mercato mondiale, di cui Biogold acquisirà licenza esclusiva.
Le piante che nasceranno dai semi ottenuti dagli incroci realizzati all’Università di Udine saranno coltivate, osservate e selezionate in Sudafrica, e successivamente testate in diversi Paesi del mondo.
Le caratteristiche richieste per i nuovi frutti, a polpa gialla o verde, sono: una maturazione precoce o tardiva rispetto alle altre varietà sul mercato; una pezzatura superiore all’etto; un’eccellente contenuto in zuccheri; una forma regolare, aspetto attraente e colore della buccia piacevoli; una lunga capacità di conservazione e una lunga vita del prodotto su scaffale, per permettere anche spedizioni oltremare.
Si tratta di un traguardo sicuramente importante, segno di un rapporto ormai consolidato e di fiducia tra le due parti.
 
Con l’appoggio dell’Istituto di Genomica Applicata (Iga), l’Università è inoltre riuscita a creare dieci nuove varietà di vitigni resistenti alle malattie attraverso processi naturali di incrocio e selezione. Al progetto di selezione dei nuovi vitigni resistenti hanno partecipato attivamente i Vivai Cooperativi di Rauscedo, soci sostenitori dell'Iga, conducendo le necessarie verifiche enologiche e agronomiche. L'iniziativa è stata sostenuta anche da moltissimi enti pubblici del territorio, a sottolineare ulteriormente la consapevolezza dell’effettivo valore che possono racchiudere al loro interno ricerche del genere, soprattutto se si parla di un territorio, come quello friulano, in cui si coltivano vigneti da cui si ricavano vini con etichette ormai celebri in molte parti del mondo.
I vitigni, i “magnifici dieci” come oramai vengono definiti, hanno ottenuto nel 2015 la copertura con brevetto europeo e internazionale e sono stati inseriti nel registro nazionale italiano presso il Ministero delle Politiche agricole. Questi i nomi dei vitigni: Fleurtai, Soreli, Sauvignon Kretos, Sauvignon Nepis, Sauvignon Rytos, Cabernet Eidos, Cabernet Volos, Merlot Khorus, Merlot Kanthus, Julius, i primi 5 a bacca bianca, i secondi a bacca rossa.
La ricerca in questione è portatrice di grandi cambiamenti in quanto le nuove varietà licenziate garantiscono un notevole risparmio di fungicidi alle aziende che decidono di impiantarle. I trattamenti che le aziende devono tradizionalmente fare alle viti sono numerosi (ben il 65% dei fungicidi utilizzati in agricoltura è destinato al settore vitivinicolo) e comportano una spesa non del tutto indifferente. E non va dimenticato che i trattamenti con pesticidi producono conseguenze pesanti all’ambiente e alla nostra salute: aspetti da troppi ancora sottovalutati ma con i quali prima o poi dovremo fare i conti.
 
Ma l’Azienda agraria non racchiude al suo interno solo filari di viti e piantagioni di kiwi. Sono infatti numerosissime le tipologie di alberi da frutto che coltiva a scopo sperimentale: meli, la cui coltivazione e sperimentazione rientra in un preciso programma di ricerca che ha come obiettivo finale dar vita a nuove varietà dotate di larga variabilità genetica con resistenze piramidate, ciliegi e peschi. Sono inoltre presenti coltivazioni di piccoli frutti come lampone, mora di rovo, mirtillo gigante americano, ribes, uva spina.
 
L’Azienda agraria inoltre, dal 2002, è dotata di un impianto sperimentale per la produzione di birra che, oltre a costituire un elemento fondamentale per la ricerca e la didattica, è anche un valido strumento messo a disposizione di tutti i potenziali utenti interessati per eventuali prove di produzione e analisi di controllo sul prodotto finito. L’Università di Udine è stata tra i primi atenei in Italia a dotarsi di un impianto del genere, utilizzato ormai da anni per lo svolgimento di numerosi corsi per mastri birrai. Proprio in questo mese di maggio prenderà avvio il “Corso tecnico gestionale per imprenditori della birra”, giunto ormai alla sua 17esima edizione.
 
Numerosi appezzamenti di terreno sono dimora di sperimentazioni di vario tipo di cui ancora si parla poco: vegetali cresciuti ed analizzati per essere utilizzati su larga scala per il riscaldamento, piante sottoposte a importanti test per verificarne la resistenza alla mancanza di acqua… Esperimenti che si alternano a filari con collezioni uniche in Italia che rendono l’Azienda agraria di Udine un posto speciale, ancora da scoprire in ogni stagione dell’anno.
 
Gli studenti che assieme ai docenti la frequentano, sentono questo magico luogo come il “loro luogo”, sede delle loro fatiche, delle loro speranze per un lavoro futuro, luogo che sa attivare passione, rispetto, scienza, tenacia, visioni future.
 

L’Azienda agraria dell’Università ha uno spessore ormai riconosciuto in tutta Italia: a dimostrazione di ciò, è stata proprio Udine, lo scorso venerdì 13 maggio, che ha ospitato un workshop nazionale destinato a tutte le aziende agrarie sperimentali delle università italiane. Folta la sala con docenti provenienti da ogni parte d’Italia: ciascuno ha dato il proprio specifico contributo analizzando un aspetto della complessa realtà di una struttura così speciale come l’azienda agraria di una università. L’incontro, istituito con l’obiettivo di prendere in analisi la situazione attuale del mondo agricolo approfondendone in primo luogo le criticità (dallo stato giuridico delle aziende agrarie universitarie alla loro gestione patrimoniale ed economico-finanziaria) ha individuato possibili soluzioni fornendo, a chi le gestisce, strumenti utili per un adeguamento ai nuovi tempi e ai nuovi ruoli.

Foto di Beatrice Terzariol

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