Seminario mercoledì 9 dicembre a palazzo Florio

Gli accordi di Dayton vent'anni dopo: quale futuro per la Bosnia ed Erzegovina?

Iniziativa del dipartimento di Scienze giuridiche e della Scuola Superiore

 “Quale futuro per la Bosnia ed Erzegovina vent’anni dopo gli accordi di Dayton?”. È il tema del seminario dell’Università di Udine in programma mercoledì 9 dicembre, alle 14, nella sala Florio di palazzo Florio a Udine (via Palladio 8). Interverranno Enrico Milano, docente di diritto internazionale all’Università di Verona, e Jens Woelk, docente di diritto costituzionale comparato all’Università di Trento. I lavori saranno introdotti da Laura Montanari, docente di diritto pubblico comparato all’ateneo friulano. L’incontro, organizzato dal dipartimento di Scienze giuridiche e dalla Scuola Superiore dell’ateneo, rientra nelle attività dei corsi di diritto pubblico comparato e diritto dei Paesi dell’est europeo.

 
Gli accordi di Dayton prendono il nome dalla cittadina nello stato americano dell’Ohio dove ha sede la base militare di Wright-Patterson in cui il 21 novembre 1995 furono firmati, anche se la formalizzazione definitiva avvenne a Parigi il successivo 14 dicembre. L’intesa pose fine a tre anni mezzo di guerra (1992-1995), che avevano provocato circa centomila vittime e oltre due milioni di rifugiati e sfollati.
 
Il conflitto, figlio della progressiva dissoluzione della Repubblica socialista federale di Jugoslavia, coinvolse i tre principali gruppi etnici del paese: serbi, croati e bosgnacchi (i bosniaci musulmani). Una guerra senza vinti né vincitori che diede vita a una struttura statale molto particolare, la Bosnia ed Erzegovina, costituita da due entità: la Federazione croato-musulmana, con il 51% del territorio, e la Repubblica serba, con il 49%.
 

Le istituzioni della Bosnia ed Erzegovina hanno una struttura molto complessa, finalizzata a garantire una pari posizione ai tre popoli costituitivi. La presidenza, ad esempio, è collegiale e comprende un serbo, un croato e un musulmano. 

«Questa soluzione – spiega Montanari –, che esclude gli “altri” cittadini della Bosnia ed Erzegovina dalla possibilità di rivestire alcuni importanti ruoli istituzionali, ha portato anche ad una sentenza di condanna da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, ma nonostante ciò, a distanza di vent’anni dagli accordi Dayton, non c’è stato ancora alcun intervento sugli aspetti più problematici della Costituzione adottata in quella sede».

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