È partita e proseguirà fino a luglio la sesta campagna di scavi 2006 della missione archeologica dell’università di Udine ad Aquileia. L’obiettivo principale del progetto è, per i prossimi anni, la totale messa in luce dell’intero impianto termale pubblico, edificio tra i più vasti e sfarzosi del IV secolo d. C., con un’estensione di oltre 2 ettari, e la ricostruzione della sua storia dalla fase monumentale a quella di spoliazione, crollo e abbandono, per rendere in futuro l’area visitabile e fruibile da parte del turismo archeologico e scolastico. E mentre procedono le indagini archeologiche e il consolidamento delle strutture e dei pavimenti musivi, un team di docenti e ricercatori dell’ateneo friulano ha avviato la ricostruzione virtuale tridimensionale dell’edificio, grazie ai fondi della legge regionale 19/2004. Inoltre, l’università sta progettando la musealizzazione delle aree messe in luce, con coperture modulari e percorsi attrezzati da sussidi didattici che si estenderanno progressivamente a tutto il complesso, a partire dal settore meridionale.
Alla campagna di scavo 2006 parteciperanno una quarantina di persone, tra cui studenti, laureandi, dottorandi e assegnisti di ricerca dell’ateneo friulano. Saranno anche sul campo, oltre a 8 liceali pordenonesi, 8 allievi e 2 docenti della Scuola dei mosaicisti del Friuli di Spilimbergo, che collaboreranno nelle attività di studio e consolidamento dei mosaici delle Grandi Terme. Quest’anno, in particolare, «si prevede – anticipa Marina Rubinich, archeologa dell’ateneo e field director della missione – di riscoprire e rilevare le zone già messe in luce negli anni Ottanta del XX secolo, tra cui l’aula sud, il salone centrale e le vasche che lo circondano. In parallelo procederanno le attività di studio dei materiali architettonici di rivestimento rinvenuti e di consolidamento delle strutture e dei pavimenti musivi».
Per quanto riguarda i progetti più recenti, nel 2006 si è avviata l’elaborazione del modello virtuale tridimensionale delle Grandi Terme. «La ricostruzione – precisa Rubinich –, da realizzare entro un anno, avrà funzione didattico-informativa, consentendo in futuro ai visitatori di superare le precarie condizioni di leggibilità sul terreno del complesso termale e di immaginarne la grandiosità e complessità originarie». Inoltre, il progetto di musealizzazione dell’area, in studio da parte dell’architetto Pietro Ruschi dell’università di Udine, prevede una copertura modulare progressivamente estendibile con l’avanzare delle indagini archeologiche. I percorsi di visita saranno corredati da pannelli, proiezioni e sussidi didattici. «Un altro importante intervento – conclude Rubinich – sarà la ricollocazione in situ dei pregevoli mosaici pavimentali che nella prima metà del Novecento furono spostati in museo».
L’ateneo di Udine ha avviato dal 2002 il progetto scientifico congiunto ad Aquileia con la Soprintendenza per i beni archeologici del Friuli Venezia Giulia, rappresentati rispettivamente da Frederick Mario Fales e da Franca Maselli Scotti. La missione udinese è sostenuta da un Comitato promotore costituito dalla Provincia di Udine, dalle Camere di commercio di Gorizia e Udine, dalla Banca Popolare FriulAdria e dal comune di Aquileia. Gli scavi si svolgono nei mesi di giugno e luglio e sono concepiti come un grande campo-scuola. Gli studenti del curriculum archeologico del corso di laurea in Conservazione dei beni culturali in questo modo imparano ad applicare i metodi dello scavo archeologico, le procedure di documentazione e rilievo dei resti messi in luce, lo studio e la catalogazione dei reperti. Le attività procedono anche in inverno con seminari di elaborazione informatizzata dei dati di scavo e di studio dei reperti.