Gli immigrati cinesi spendono due-tre mesi di salario per acquistare un cellulare
Presentata a Pechino la prima ricerca empirica sui cellulari
L’università di Udine è il primo ateneo italiano
a condurre un progetto sulla telefonia mobile in Cina
L’ateneo udinese con i suoi corsi di laurea sul multimediale, Scienze e tecnologie multimediali e Linguaggi e tecnologie dei nuovi media, è stato uno dei promotori di due importanti conferenze che si sono tenute recentemente in Cina su “Comunicazione mobile e modernità asiatiche” (Mobile Communication and asian modernities). La prima ha avuto luogo a Hong Kong, ed è stata sponsorizzata dalla City University. In questa occasione si sono messi a confronto concetti e categorie che vengono generalmente utilizzati nelle ricerche e che però hanno un significato molto diverso per i ricercatori occidentali e orientali. In questa conferenza, la nostra docente ha messo in relazione, assieme a Patrick Law, le differenze esistenti tra Asia ed Europa nella concezione dell’individuo e quindi delle tecnologie personali. La seconda conferenza ha avuto luogo pochi giorni fa a Pechino. Leopoldina Fortunati ha presentato con il professor Shanshua Yang i primi risultati della ricerca portata avanti congiuntamente sull’uso del cellulare come mezzo di informazione tra i lavoratori immigrati, professionisti e studenti.
Questa seconda conferenza ha avuto come partner tecnologico France Telecom, la maggiore società di telefonia francese. La ricerca empirica sull’uso dei cellulari in Cina è la prima a essere prodotta su larga scala ed è in assoluto il primo progetto sociologico Italia-Cina a vedere implicata una università italiana. A portarlo avanti, la docente del campus di via Prasecco, Leopoldina Fortunati in stretta sintonia con il professor Patrick Law del Politecnico di Hong Kong e il professor Shanhua Yan dell’università di Pechino. Di ritorno in questi giorni dalla conferenza di Pechino, dove sono stati resi noti i risultati sull’uso dei cellulari da parte dei lavoratori immigrati e degli studenti, Leopoldina Fortunati ha rilasciato alcune dichiarazioni.
«Dalle nostre ricerche – ha spiegato la docente dell’Università di Udine – emerge l’appetibilità tra la popolazione cinese nel possedere il telefonino. L’interesse dei cinesi nei confronti del cellulare è così forte che arrivano a spendere il salario di due-tre mesi per il suo acquisto. Si tratta di lavoratori che lasciano i villaggi per andare nelle zone costiere della Cina industriale e che abbandonano anche per diversi mesi i propri famigliari. Il telefonino diviene, dunque, un mezzo importante per mantenersi in contatto con gli affetti, altrimenti ci sarebbero intere famiglie “spezzate” a causa di una immigrazione interna obbligata. Il telefonino, inoltre, consente di restare informati sulle opportunità di lavoro. A questo proposito c’è uno studio del mio collega, Patrick Law che evidenzia come vere e proprie masse di lavoratori si spostino quando ricevono, tramite cellulare, informazioni di occupazioni più vantaggiose».
La ricerca è stata effettuata in Cina proprio perché è il più grande mercato in assoluto di cellulari. Nel suo territorio si calcola ci siano 400 milioni di telefonini, mentre, ad esempio, in India ce ne sono solo 36 milioni. Il telefonino, considerato tra gli indici di modernizzazione del Paese, attesta la velocità impressionante dello sviluppo industriale e tecnologico del paese del Dragone. L’università di Udine è in prima linea non solo nelle ricerche sull’uso delle nuove tecnologie in oriente (soprattutto l’India), ma anche nelle reti europee di dibattito e di ricerca che la commissione europea finanzia (tramite il programma Cost).
«Assieme a Richard Ling, esponente di Telenor, la Telecom norvegese, e visiting professor nel polo di Pordenone e adesso all'università del Michigan, abbiamo fondato la Society for Social Sciences in Mobile Communication che ha al suo interno rappresentanti del fior fiore delle università a livello mondiale che lavorano su tali temi» ha precisato Fortunati, che è stata chiamata a partecipare anche al progetto europeo Sigis (Strategies of inclusion: gender and the information society) all'interno dell'European union information society technologies programme: accompanying measure, Sigis contract IST-2000-26329, per analizzare le strategie di inclusione delle donne nella società dell'informazione messe in atto dai governi dei vari paesi implicati, che erano, oltre a noi, il Regno Unito con la sua famosa università di Edinburgh, la Norvegia con l’Università di Trondheim, l’Olanda con l’Università tecnica di Twente e l’Irlanda con l’università di Dublino Dcu.Grazie ai frequenti contatti tra i più importanti conoscitori di nuove tecnologie avviato dai docenti dell’ateneo friulano, gli studenti hanno una grandissima opportunità: recepire direttamente le soluzioni più avanzate del settore multimediale.