Scoperta dell’ateneo di Udine pubblicata su Nature Genetics

Transgeni naturali, i ricercatori udinesi ne hanno dimostrato l'esistenza

Nuovi scenari per le modificazioni genetiche delle piante

        Niente camici bianchi, provette e macchinari da laboratorio. A creare nuove combinazioni di geni, in un modo che sembra andare oltre la capacità di produrre novità mediante esperimenti di transgenesi di qualsiasi biologo molecolare, è la natura stessa, maestra di creatività nel mettere in atto il meccanismo di generazione della variabilità genetica. A dimostrarlo scientificamente per la prima volta è la ricerca condotta da un gruppo di genetisti, coordinati da Michele Morgante, della facoltà di Agraria dell’università di Udine, già autore, due anni fa, della prima mappatura fisica del genoma della vite. Il lavoro, che sarà pubblicato nel numero di settembre della prestigiosa rivista scientifica “Nature Genetics”, già disponibile nella versione on line (http://www.nature.com/ng) da ieri, 31 luglio, rivela come il mais, in assenza di intervento umano, rimodelli costantemente il suo genoma, creando dei veri e propri transgeni naturali. La scoperta «apre la strada – spiega Morgante – sia a nuovi scenari nella comprensione dell’evoluzione naturale di geni/proteine con nuove funzioni, sia ad una più obiettiva percezione della genetica e della variabilità genetica naturale, dimostrando come la natura sia più creativa e fantasiosa degli stessi scienziati». 

        È stato spesso postulato che gli elementi genetici mobili (chiamati anche “elementi transponibili” o “trasposoni”), scoperti per la prima volta negli anni Quaranta dal premio Nobel 1983 Barbara McClintock, stiano ancora attivamente rimodellando i genomi delle piante. Nel lavoro dei ricercatori udinesi, svolto in collaborazione con la DuPont (Wilmington, USA), e pubblicato in “Nature Genetics”, si fornisce per la prima volta un esempio reale in cui i “trasposoni” sono stati scoperti nell’atto di cambiare il contenuto di geni di una specie, il mais, in maniera così pesante da non essere mai stata prevista prima. Sembra che, in tempi evolutivamente molto recenti, una categoria di elementi mobili denominati helitron abbia preso frammenti di geni da molteplici posizioni del genoma e li abbia uniti spostandoli in nuove posizioni. «Questo meccanismo – dice Morgante – ha prodotto delle duplicazioni di migliaia di frammenti di geni, ossia dei veri e propri “transgeni naturali”. In questo modo oggi due linee di mais, identiche alla vista, differiscono in realtà per migliaia di questi transgeni naturali».

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