Ancora una volta si è posata l’attenzione sulla necessità di personale infermieristico con una formazione di alto livello utile per il coordinamento all’interno delle strutture sanitarie del territorio. L’occasione è stata la cerimonia solenne della consegna degli attestati del master di primo livello in Management infermieristico per le funzioni di coordinamento dell’Università di Udine, relativamente all’anno accademico 2003-2004 a 34 infermieri. La cerimonia che si è svolta venerdì pomeriggio nella nuova sede della Provincia, davanti ad un folto pubblico, è stata l’occasione per fare il punto su una professione che nel tempo ha assunto un nuovo ruolo.
Il prorettore dell’ateneo friulano, Maria Amalia D’Aronco ha ricordato quanto l’ateneo stia investendo nella formazione nel campo dell’infermieristica, grazie all’attivazione di cinque master frequentati da oltre un centinaio di professionisti. 1902 sono gli infermieri iscritti all’albo di Pordenone, come ha ricordato il presidente del collegio Ipasvi, Giuseppe Pedrinelli. “Le nostre strutture – ha aggiunto Pedrinelli – meriterebbero numeri maggiori”. La situazione secondo Pedrinelli è assai critica e il ruolo di chi svolge le funzioni di coordinamento è alquanto delicato. “Cento sono gli infermieri extracomunitari di almeno dieci nazionalità diverse che operano nel Pordenonese – ha ammesso Pedrinelli – soprattutto provengono dal Brasile, Perù, Colombia e dall’Est. Attualmente la tendenza è quella degli infermieri che giungono dal Bangladesh. L’inserimento dei lavoratori stranieri può essere davvero difficile, in quanto alcuni vengono da noi solo per fare esperienza e poi tornano al loro Paese, mentre altri, come i rumeni, cercano solamente i soldi. A questo si aggiunge la difficoltà nell’apprendere oltre la lingua, i compiti professionali. Una volta imparato, se ne tornano via. Il turn over è elevato”.
Ma le cose cambiano se vi è un’alta formazione, come ha precisato il direttore del master dell’ateneo friulano, Alfonso Colombatti. “Laddove ci sono infermieri con alta formazione, il turn over è più basso. Ed è per questo che rivolgo un caldo invito alle aziende sanitarie affinché venga valorizzato il personale infermieristico”. “Il coordinatore – ha precisato Roberta Grando, coordinatrice del master che si è svolto a Pordenone – può avere un ruolo attivo se le competenze del professionista sono elevate. Il master ha raggiunto questo obiettivo grazie al finanziamento del Consorzio universitario che ha permesso l’impiego di docenti di alto livello”. “Possiamo concorrere al miglioramento della medicina infermieristica sul territorio con il contributo del Consorzio”, ha aggiunto il direttore del Centro polifunzionale, Pier Carlo Craighero.
Per il neopresidente del Consorzio, Giovanni Pavan, la cerimonia della consegna degli attestati è stata la prima uscita pubblica Nell’occasione ha ringraziato l’Università di Udine per una collaborazione che va avanti da molto tempo e che mira a “raggiungere la qualificazione e la crescita del territorio, grazie ad una maggiore formazione delle persone. Ed è per questo – ha aggiunto il presidente del Consorzio – che gli sforzi economici per lo sviluppo del Consorzio di Pordenone non sono da poco”.
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IL MASTER
Il master in management infermieristico per le funzioni di coordinamento, lo ricordiamo, ha avuto luogo grazie al sostegno del Consorzio universitario di Pordenone e alla collaborazione delle aziende sanitarie che hanno siglato una convenzione con l’ateneo friulano. Ben 29 realtà sanitarie, difatti, hanno collaborato alla preparazione degli studenti. Di queste 11 sono friulane, 4 dell’Emilia Romagna, 3 della Lombardia, 5 del Veneto e della Toscana. Ben 5 studenti, invece, hanno scelto di portare avanti il proprio tirocinio all’estero e, per la precisione, due studenti dell’ateneo udinese si sono recati in Spagna, altri tre giovani, hanno preferito fare esperienza rispettivamente in Svizzera, Scozia e Svezia.
I frequentanti il master provengono soprattutto dalla nostra regione, principalmente da Udine, ma anche da Pordenone e Gorizia, molti pure da Treviso, ma anche da Varese, Venezia e Vicenza. Il 69% di loro lavorano in Friuli Venezia Giulia, mentre il 31% fuori regione, in Veneto e Lombardia.