7 giugno 2005
Mercoledì 8 giugno alle 9 presso il Consorzio di Pordenone
In due tesi di laurea il ruolo della pubblicità
La sfida della media education e della musica negli spot
Sono due le tesi di laurea che verranno discusse mercoledì 8 giugno alle 9 presso l’aula 1 nella sede del Consorzio universitario di Pordenone. Si tratta degli elaborati di due studentesse di Scienze e tecnologie multimediali dell’ateneo udinese: Chiara Vialmin e Marina Ventola. La prima seguita dal docente Daniele Coassin, mentre la seconda dal professor Paolo Parmeggiani. I lavori di grande attualità, possono interessare il pubblico più largo. La ventiduenne Chiara Vialmin di Aviano discuterà la tesi dal titolo “I bambini e la pubblicità: la sfida della Media education” ovvero «la disciplina – spiega il suo relatore, Daniele Coassin – che, di fronte all'invadenza della televisione, ma anche di Internet, ha come obiettivo principale quello di educare le persone a non subirne passivamente l'influenza, affinché i bambini non rimangano degli spettatori inerti e condizionati dai messaggi, dai valori e dai modelli di vita trasmessi specialmente da tv e pubblicità, ma al contrario ne diventino dei protagonisti veramente capaci di scegliere».
«Ciò – aggiunge Coassin – non si realizza attraverso una censura dei media, anche se sarebbe auspicabile un controllo più severo in tutela dei minori, bensì per mezzo di una comprensione profonda dei linguaggi e dei meccanismi che li regolano». «La mia tesi è nata dalla volontà di capire se e in che modo la scuola italiana abbia recepito la sfida della Media Education, in particolare in merito al rapporto dei bambini con la pubblicità. Rispondere alla domanda “Cosa viene concretamente fatto nelle scuole medie per educare i bambini ad uno sguardo critico verso gli spot televisivi” è l’obiettivo del mio lavoro di ricerca, in cui ho descritto ed analizzato le esperienze di educazione alla pubblicità, di cui sono venuta a conoscenza, incontrando degli educatori del Veneto che lavorano con i media nelle e per le scuole», ha precisato Chiara Vialmin.
«Se ai bambini non vengono svelate le tecniche di persuasione della pubblicità – ha affermato la studentessa – allora dovranno subire passivamente l’interesse delle aziende». «Il panorama esplorato – ammette Coassin – è quasi desolante: a parte qualche pubblicazione piena di propositi e iniziative ministeriali largamente cadute nel vuoto, in quanto non specificamente finanziate, pochi casi di scuole del Nordest attive e creative nella Media education si segnalano per vivacità e creatività di laboratori, prevalentemente affidati a operatori esterni, in quanto gli insegnanti curricolari raramente hanno le competenze per occuparsene. Al massimo a livello di volontariato e spesso in orario extra-curricolare, si attivano per trovare finanziamenti presso banche, sponsor pubblici o privati, in modo tale da poter avviare brevi esperienze di laboratorio di produzione video e di educazione a un elementare linguaggio del suono e dell'immagine, connesso a una particolare attenzione verso il consumo critico e consapevole».
L’argomento trattato potrà in futuro essere sviluppato dal lavoro di tesi di altri studenti di Scienze e tecnologie multimediali. «Purtroppo – ha sottolineato Daniele Coassin – in questa nostra bella facoltà di Scienze della Formazione non si è ancora potuto varare un corso specifico sulla didattica degli audiovisivi, ma può essere che ci si arrivi entro un paio d'anni». Nel corso della relazione di laurea, è bene sottolinearlo, verranno proiettati alcuni esempi particolarmente riusciti di mini produzioni video realizzati da ragazzi, capaci di dimostrare sensibilità, senso umoristico e una buona dose di auto-critica.
La venticinquenne Marina Ventola di Gravina, invece, discuterà la tesi intitolata “La musica che persuade: le funzioni della musica in campo pubblicitario”. «Il mio lavoro di ricerca – ha chiarito la studentessa venticinquenne venuta a Pordenone dalla Puglia per frequentare un corso di laurea dell’Università di Udine unico in Italia – dà estrema importanza alla musica nell’audiovisivo pubblicitario, alla forza espressiva del registro sonoro, a quella sua capacità di suscitare risposte emotive profonde tali da essere determinanti nelle decisioni di acquisto. Ed è per questo motivo che il più delle volte il motivo musicale identifica una marca che possiede come lo slogan un valore di lode, memorizzazione e persuasione».
«Ciò – aggiunge Coassin – non si realizza attraverso una censura dei media, anche se sarebbe auspicabile un controllo più severo in tutela dei minori, bensì per mezzo di una comprensione profonda dei linguaggi e dei meccanismi che li regolano». «La mia tesi è nata dalla volontà di capire se e in che modo la scuola italiana abbia recepito la sfida della Media Education, in particolare in merito al rapporto dei bambini con la pubblicità. Rispondere alla domanda “Cosa viene concretamente fatto nelle scuole medie per educare i bambini ad uno sguardo critico verso gli spot televisivi” è l’obiettivo del mio lavoro di ricerca, in cui ho descritto ed analizzato le esperienze di educazione alla pubblicità, di cui sono venuta a conoscenza, incontrando degli educatori del Veneto che lavorano con i media nelle e per le scuole», ha precisato Chiara Vialmin.
«Se ai bambini non vengono svelate le tecniche di persuasione della pubblicità – ha affermato la studentessa – allora dovranno subire passivamente l’interesse delle aziende». «Il panorama esplorato – ammette Coassin – è quasi desolante: a parte qualche pubblicazione piena di propositi e iniziative ministeriali largamente cadute nel vuoto, in quanto non specificamente finanziate, pochi casi di scuole del Nordest attive e creative nella Media education si segnalano per vivacità e creatività di laboratori, prevalentemente affidati a operatori esterni, in quanto gli insegnanti curricolari raramente hanno le competenze per occuparsene. Al massimo a livello di volontariato e spesso in orario extra-curricolare, si attivano per trovare finanziamenti presso banche, sponsor pubblici o privati, in modo tale da poter avviare brevi esperienze di laboratorio di produzione video e di educazione a un elementare linguaggio del suono e dell'immagine, connesso a una particolare attenzione verso il consumo critico e consapevole».
L’argomento trattato potrà in futuro essere sviluppato dal lavoro di tesi di altri studenti di Scienze e tecnologie multimediali. «Purtroppo – ha sottolineato Daniele Coassin – in questa nostra bella facoltà di Scienze della Formazione non si è ancora potuto varare un corso specifico sulla didattica degli audiovisivi, ma può essere che ci si arrivi entro un paio d'anni». Nel corso della relazione di laurea, è bene sottolinearlo, verranno proiettati alcuni esempi particolarmente riusciti di mini produzioni video realizzati da ragazzi, capaci di dimostrare sensibilità, senso umoristico e una buona dose di auto-critica.
La venticinquenne Marina Ventola di Gravina, invece, discuterà la tesi intitolata “La musica che persuade: le funzioni della musica in campo pubblicitario”. «Il mio lavoro di ricerca – ha chiarito la studentessa venticinquenne venuta a Pordenone dalla Puglia per frequentare un corso di laurea dell’Università di Udine unico in Italia – dà estrema importanza alla musica nell’audiovisivo pubblicitario, alla forza espressiva del registro sonoro, a quella sua capacità di suscitare risposte emotive profonde tali da essere determinanti nelle decisioni di acquisto. Ed è per questo motivo che il più delle volte il motivo musicale identifica una marca che possiede come lo slogan un valore di lode, memorizzazione e persuasione».