In collaborazione con la Soprintendenza Archeologica del Friuli Venezia Giulia e l’Università di Udine
Si è concluso a inizio novembre il primo corso regionale di archeologia subacquea organizzato dalla Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquea e nuoto pinnato), in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia del Friuli Venezia Giulia e l’Università di Udine. Il corso, organizzato dalla Fipsas attraverso il Circolo Sommozzatori Trieste che ne promuove la didattica subacquea, ha registrato una partecipazione entusiastica che, per il numero di posti disponibili (24), non ha potuto accontentare tutte le richieste pervenute dalla regione intera.
Il corso, durato più di un mese e conclusosi lo scorso 7 novembre, è stato coordinato da Riccardo Visintin di Udine, con brevetto di istruttore di archeologia subacquea. In qualità di docenti hanno partecipato: Luigi Fozzati, soprintendente Archeologia del Friuli Venezia Giulia, Domenico Marino, responsabile per l’archeologia subacquea della Soprintendenza, Massimo Capulli, archeologo subacqueo e navale dell’Università di Udine, e Marco Buzziolo, giornalista e fotocineoperatore subacqueo e appassionato di archeologia. Le lezioni teoriche si sono tenute nelle sedi dei Circoli Sommozzatori di Trieste e di Udine e presso il Comune di Muggia, che ha dato il suo patrocinio all’iniziativa mettendo a disposizione la sala Millo.
Grande entusiasmo è stato registrato da parte dei partecipanti, tutti con brevetto di subacqueo almeno di secondo grado, attratti dal fascino della ricerca archeologica, ma desiderosi anche di apprenderne le tecniche e i metodi, nel rispetto della tutela del patrimonio archeologico sommerso.
«La finalità più importante del corso – spiega Luigi Fozzati - è sensibilizzare il mondo delle immersioni sportive verso la conoscenza, la promozione e la conservazione e formare operatori tecnici abilitati ad affiancare gli archeologi nelle campagne di scavo, per le ricerche e le prospezioni, e supportarli in tutti gli eventi e le attività collegate».
Le immersioni si sono svolte, sotto la guida degli istruttori Enrico Torlo e Guido Merson di Trieste e Roberto Battiston di Pordenone, presso Punta Sottile, in zone già segnalate da precedenti studi e prospezioni e dove sono visibili piccoli manufatti portuali di epoca romana. Qui sono stati rinvenuti altri manufatti, probabilmente corrispondenti ad una riviera, e scali e moletti con caratteristiche costruttive e di impostazione funzionale simile a quelli già riscontrati.
«La lezione più importante del corso - concludono gli organizzatori - è stata quella di capire che la ricerca archeologica, soprattutto nell’ambito di un elemento mutevole e spesso ostile come l’acqua, richiede pazienza, metodo, rispetto per l’ambiente e per la storia che ogni reperto piccolo o grande porta con sé, quale patrimonio di tutti".