Nel bicentenario della conclusione del Congresso di Vienna (1814-1815) l’Università di Udine dedica due incontri alla conferenza in cui le principali potenze europee dopo, la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, ridisegnarono la carta del vecchio continente restaurando i vecchi regimi monarchico-autoritari.
Martedì 10 novembre, alle 17.30, nella sala Gusmani di palazzo Antonini (via Palladio 8) a Udine, conferenza di Gianluca Volpi, docente di Storia dell’Europa orientale all’ateneo friulano, su “Il Congresso di Vienna (1814-1815). La visione austriaca e russa del nuovo ordine europeo”.
Martedì 17 novembre, sempre alle 17.30, nella sala Gusmani di palazzo Antonini, Harald Haslmayr, docente di musicologia presso la Kunstuniversität Graz, “Il Congresso di Vienna…come ballava e cantava!”.
L’iniziativa è organizzata dal dipartimento di Lingue e Letterature straniere dell’ateneo friulano in collaborazione con l’Associazione biblioteca austriaca e il Forum austriaco di cultura.
Al Congresso di Vienna si possono legare due fondamentali interpretazioni. «La prima – spiega Volpi – è quella elaborata dalla storiografia occidentale in senso lato, che include anche l’impero d’Austria del 1815 quale soggetto preferenziale d’indagine. La seconda visione è quella russa, condivisa anche dagli storici del periodo sovietico, le cui grandi linee si sviluppano tenendo conto del settennato 1807-1814, nel quale si materializza lo scontro decisivo tra Napoleone I e l’impero degli zar».
Non si può comprendere pienamente il ruolo della Russia e la parallela identità di vedute e interessi geopolitici con la monarchia asburgica senza tenere in considerazione il punto di vista di San Pietroburgo e il trauma dell’invasione napoleonica del 1812.
«La collaborazione austro-russa – chiarisce Volpi –, più efficace in pace che in guerra, va a sua volta esaminata tenendo conto dei vantaggi che le due potenze legittimiste intendevano acquisire e nel contempo credevano di garantire all’Europa squassata dalle guerre napoleoniche. Vienna però è anche lo scenario dal quale osservare le prime mosse della secolare rivalità anglo-russa, quel “Grande Gioco” la cui posta furono il dominio dell’Asia Centrale e il controllo delle grandi vie di comunicazione da e per l’Europa».