Epocale riforma varata ieri dagli organi di governo
Università di Udine, al via il nuovo modello organizzativo dei Dipartimenti
Cambia l’assetto globale dell’Ateneo secondo gli standard internazionali adottati dalle più prestigiose università
Il Rettore: «Obiettivo: valorizzare la produttività scientifica
e la ricerca, in un’ottica di efficienza, qualità e comparabilità organizzativa internazionale»
Via libera alla riorganizzazione dell’università di Udine. Il Senato accademico e il Consiglio di amministrazione hanno deliberato l’istituzione e l’attivazione, a partire da gennaio 2011, delle nuove strutture dipartimentali. La manovra coinvolge complessivamente 28 Dipartimenti e 885 persone, di cui 730 tra docenti e ricercatori e 155 tecnici amministrativi. Obiettivo, riorganizzare l’ateneo per valorizzarne la produttività scientifica e i risultati di ricerca, attraverso l’identificazione di aree omogenee di ricerca, l’aumento della massa critica dei docenti afferenti, il miglioramento dei servizi di supporto amministrativo e il riequilibrio dell’assegnazione delle risorse finanziarie, strumentali, logistiche e del personale. In questo modo, inoltre, l’università di Udine anticipa nei tempi e negli obiettivi il disegno di legge di riforma universitaria in discussione in Parlamento.
La riorganizzazione, che sarà completata entro settembre e resa operativa dal primo gennaio 2011, è stata ora definita con la disattivazione di 25 Dipartimenti, che, attraverso fusioni e incorporazioni, hanno dato origine a 14 nuove strutture. «Le principali finalità della manovra – spiega il rettore Cristiana Compagno - sono la razionalizzazione scientifica-organizzativa e l’incremento della produttività della ricerca, nell’ottica dell’efficienza, della qualità. L’Ateneo, inoltre, sarà così allineato agli standard internazionali adottati dalle più prestigiose università europee, in termini di dimensioni delle unità di ricerca e di omogeneità disciplinare».
«Inoltre – continua Compagno - la riorganizzazione delle strutture, con aggregazioni dei ricercatori per aree scientificamente omogenee in relazione ai grandi temi della ricerca, qualificherà ancora di più l’offerta didattica d’ateneo, sempre più alimentata dalla ricerca». «Questo nuovo modello organizzativo comparabile con i più efficienti modelli internazionali – aggiunge il delegato per la Ricerca e il trasferimento tecnologico, Michele Morgante – consentirà di poter competere al meglio nella sempre più difficile gara per i finanziamenti alla ricerca, in ambito nazionale e internazionale».
Grazie al nuovo assetto, sarà reso più efficiente il coordinamento tra Dipartimenti e Amministrazione centrale, soprattutto attraverso la standardizzazione e le semplificazione dei processi gestionali. «Questo significa – dice Compagno – riduzione dei costi di burocrazia interna e maggiore supporto alle attività di ricerca».
Il percorso svolto dall’ateneo «è stato lungo e complesso dal punto di vista metodologico – ricorda Compagno -, a partire dal dicembre 2009 quando il Senato accademico ha deliberato le linee politiche di aggregazione delle unità dipartimentali. Si apre ora una fase fondamentale, che nei prossimi mesi ci vedrà impegnati nelle procedure operative per consentire l’avvio dei nuovi Dipartimenti da gennaio 2010».
I criteri generali di aggregazione hanno riguardato: la numerosità minima pari a 40 unità di personale docente e ricercatore di ruolo; la coerenza dei settori scientifici presenti nel dipartimento con le aree scientifiche CUN (Consiglio universitario nazionale); la presenza di un congruo numero di settori scientifico-disciplinari esclusivi del Dipartimento e appartenenti alle aree CUN di riferimento del Dipartimento; la presenza di attività didattiche importanti e strategiche per l’Ateneo che in futuro potranno essere specificatamente ricondotte al Dipartimento.