Istituito tavolo tecnico tra Università e Aziende sanitarie del pordenonese

Carenza di infermieri, Ateneo in prima linea

Il presidente del corso di laurea Colombatti: «Gli infermieri sono una priorità, ma li vogliamo competenti»

Per rispondere alla richiesta di personale infermieristico il corso di laurea in Infermieristica, attivato dall’Università di Udine a Pordenone, è in prima linea. «Siamo presenti nei tavoli tecnici di discussione sia per proporre soluzioni percorribili sia per verificare le possibilità di modificare i posti a numero chiuso del corso - Alfonso Colombatti, presidente del corso di laurea -. È sbagliato pensare di essere sempre in una situazione di emergenza. I dati indicano che il problema della carenza di infermieri non è solo italiano, ma si rileva in tutta Europa e anche in Nord America. Il motivo va ricercato nel fatto che svolgere la professione di infermiere comporta un lavoro di grande responsabilità per il quale bisogna attrezzare i giovani con solide competenze. Vanno evitati i facili entusiasmi come l’aumento del limite del numero chiuso, se poi il sistema, cioè le Aziende Sanitarie, non sono in grado di assorbire gli studenti per i periodi di formazione professionale necessari. Se vogliamo infermieri preparati, oltre al lavoro d’aula e di laboratorio didattico, gli studenti devono passare molti mesi nei reparti e qui devono essere seguiti. Da quando 10 anni fa l’Università di Udine ha aperto il corso a Pordenone sono stati formati centinaia di tutor clinici grazie ai corsi di formazione rivolti a infermieri esperti delle strutture sanitarie pubbliche e convenzionate».  

Su sollecitazione del Direttore Generale dell’ASS6 pordenonese Nicola Delli Quadri si è tenuto agli inizi di maggio un primo incontro con i rappresentanti del Consorzio Universitario di Pordenone, dell’Università e con i Direttori di tutte le Aziende Sanitarie che operano nel pordenonese (CRO, Ospedale, ASS6, Policlinico S. Giorgio, Nostra Famiglia). «È stato chiarito quale deve essere l’impegno reciproco per formare più infermieri. Infatti – ribadisce Colombatti - se si ipotizza un ricambio del 3%, che è comunque inferiore a quanto auspicherebbe l’Ipasvi (Collegio degli Infermieri professionali, assistenti sanitari e vigilatrici d’infanzia), nell’area vasta pordenonese servirebbero circa 60 infermieri l’anno per mantenere a livelli sufficienti l’attività ed il servizio ai pazienti e di questo la facoltà di Medicina è ben conscia. In un secondo incontro è stata decisa la formazione di tavoli tecnici, un’informazione maggiore sul ruolo dell’infermiere nella sanità moderna e sui corsi che si tengono a Pordenone, la formazione congiunta Università-Aziende per il personale del sistema sanitario e, soprattutto, l’attivazione di un tavolo tra l’Università e i responsabili infermieristici delle Aziende del territorio pordenonese. Quest’ultimo si è già riunito due volte nella seconda metà di maggio e si è posto gli obiettivi di aumentare a partire dall’a.a. 2008-2009 il numero di studenti di circa 10 unità, migliorare ulteriormente la qualità delle esperienze di tirocinio clinico, rendere le unità di Medicina e di Chirurgia più appetibili per gli operatori e gli studenti, facilitando il cambiamento».

«Per rispondere alle mancanza grave di infermieri – conclude Colombatti – non è possibile un ritorno alla formazione ospedaliera/regionale. Il problema ha cause molteplici che non dipendono dall’aver portato finalmente anche gli infermieri e le altre professioni sanitarie all’Università. Non si può più confondere la figura professionale dell’infermiere con altre figure di supporto che vengono formate in pochi mesi in ambito sanitario, come gli ausiliari. Tre motivi per iscriversi e fare l’infermiere per i giovani in cerca di lavoro? Un corso interessante e stimolante e che sviluppa una competenza di servizio, rilevante per tutta la società; una professione in crescita; opportunità di lavoro immediate».

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